di Giorgio Fedeli
Dall’ospedale Murri a una Rsa. Giovanni Petrini, l’88enne accusato di omicidio aggravato, da una camera del nosocomio fermano, è stato trasferito in una struttura protetta del Fermano dove resta agli arresti domiciliari. L’uomo, infatti, è accusato di aver ucciso la moglie Giuseppina Traini, 85 anni, trovata senza vita nella loro casa di Capodarco. I fatti risalgono alla serata del 25 febbraio scorso quando l’anziana è stata trovata morta sul letto di casa, dove da circa tre mesi era bloccata a causa di una lesione. Nella residenza, all’arrivo dei sanitari e degli agenti della Polizia di Stato, era presente anche il marito che è stato fin da subito il primo indiziato del delitto che ha scosso il Fermano.
Subito erano scattate le indagini che hanno portato all’arresto dell’uomo, ricoverato già la sera stessa dell’omicidio, all’ospedale Murri di Fermo. Da lì, nei giorni scorsi, è stato trasferito, sempre agli arresti domiciliari, in una struttura residenziale protetta nel Fermano. Petrini si è anche sottoposto ad interrogatorio. Insomma è stato ascoltato dal pm che sta curando le indagini, Francesca Perlini. Il capo di imputazione è pesantissimo: omicidio volontario aggravato, proprio perché commesso a danno di un coniuge.
Nel frattempo, col passare delle settimane ed espletati tutti i rilievi da parte degli inquirenti, la casa della tragedia è stata dissequestrata e riconsegnata ai familiari della coppia. «A livello processuale siamo ancora in attesa della conclusione delle indagini -il punto dell’avvocato Giulio Cola, che assiste Petrini – la relazione sull’esame autoptico sul corpo della vittima non è stata ancora depositata quindi per il momento non posso dire altro. Comunque confermo che che il mio assistito ha reso interrogatorio e ha fornito la sua versione dei fatti».
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