di Serena Murri
«Discreta, modesta e sincera». Sono state queste le prime parole usate da don Nicola durante il funerale di Giulia Salvatori, celebrato, questo pomeriggio, nella chiesta di Santa Maria di Loreto a Marina di Altidona. Giulia, 27 anni, è stata strappata ai suoi cari a causa di un incidente avvenuto in A14 il 5 maggio scorso. Ad accogliere la sua salma, proveniente dall’obitorio di San Benedetto del Tronto, c’era tutta la comunità di Altidona che ha aspettato il feretro sotto la pioggia battente per poi riempire la chiesa.
Giulia era una ragazza giovane, che non si era mai fermata ma viveva la sua vita giorno dopo giorno come un dono, con forza di volontà e determinazione. «Era come un fiore nascosto che non tutti notano» è stata questa una delle metafore scelte dal parroco per raccontare, con una frase, quella che è stata l’esistenza della giovane, costellata di difficoltà ma anche di rivincite personali e di voglia di vivere.
«In questi casi – ha esordito Don Nicola – o si tace o si ragiona su chi ci è stato portato via, trovando la morte. È un momento di riflessione. Mi faccio portavoce del messaggio che vogliono dare la mamma ed il papà. Giulia era una persona seria che non sopportava le ipocrisie. Il nostro ruolo, in chiesa, è quello di aiutare ad arrivare a Dio. Il padre ci teneva a ricordare che Giulia ha dovuto affrontare tanti ostacoli, fin da piccola, stringendo i denti tra visite ed esami, fuori e dentro dagli ospedali. La sua è stata una strada tutta in salita. Mi voglio fare portavoce – ha spiegato il parroco – di Gesù che non ha voluto mandarci il dolore e non vuole il male. Le disgrazie come questa sono un segno misterioso che non meritiamo». Poi ha ricordato il passo del vangelo che dice «chi rimane in me, in Gesù. E Giulia è rimasta in lui, attaccata alla croce, siamo sicuri che dove sta Gesù, starà anche Giulia che viaggiava verso Giulianova per incontrare il suo ragazzo. Non si è mai arresa. Non si è mai fermata davanti a niente. Ha preso la patente. Non voleva essere accompagnata. Voleva vivere la sua vita, essere se stessa ed incontrare il suo amore. La parola amore significa che Giulia non muore. Giulia, era come una rosa blu, rara, diversa, bella. Giulia era come quelle rose che hanno bisogno di essere curate e amate di più».
Tanti gli amici, i familiari, gli ex compagni di classe, gli ex insegnanti, che avevano avuto modo di conoscerla tra i banchi di scuola e che oggi si sono stretti attorno ai genitori ed al fratello, per cercare di offrire loro conforto nel dolore. Giulia voleva vivere la sua vita «adesso». La sua esistenza che era divisa tra il pc, la passione per la fotografia che voleva far diventare una professione. Amava gli animali e diceva sempre «se non vivi non puoi nemmeno morire». Con queste parole ha voluto ricordarla sua mamma, ben sapendo che la fortuna più grande della figlia era stato l’amore trovato, fino a che tutta la voglia di vivere della figlia non è stata fermata «sull’autostrada – queste le parole della donna – dalla stupidità umana. Qualcuno darà valore alla parola giustizia, non solo per Giulia ma per tutti noi». Una parola, “giustizia” rimarcata, seppur con un filo di voce, anche tra i banchi della chiesa e all’uscita del feretro.
Alla fine della celebrazione, il ragazzo di Giulia ha letto un messaggio per ricordare la giovane amata: «Mi mancheranno le cose che facevamo insieme, i viaggi, i concerti, il tempo passato insieme. Ringrazio i miei amici per essere qui, amici che erano anche tuoi. Ti amerò per sempre e quando ci rivedremo, faremo una passeggiata con gli alpaca». Dopo il funerale, la salma è stata trasferita al cimitero di Altidona, dove in molti hanno voluto rivolgerle l’ultimo saluto.
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