Dopo le puntualizzazioni della Ciip dei giorni scorsi (su Cronache Fermane), dove si sono fatte dichiarazioni sulla certezza della necessità dell’opera e sulla sua compatibilità ambientale, arriva la nota di risposta dal Coordinamento di Difesa del Fiume Tenna che, dopo l’incontro pubblico di Servigliano con cittadini e istituzioni, ha trovato «consensi da sindaci e altri amministratori, i quali hanno dichiarato di non essere stati coinvolti – si legge, appunto, nella nota del Coordinamento – nel processo decisionale, rilevando anomalie sulle modalità delle procedure di approvazione del progetto e della sua istruttoria. Nella stessa riunione, il Coordinamento ha anche illustrato le criticità relative alla documentazione ambientale di questo progetto prodotta dalla Ciip ritenendola inaccettabile poiché non consente di dare alcuna garanzia tale da poter dichiarare una sostenibilità con le risorse naturali».
Sempre lo stesso Coordinamento replica alla Ciip: «Ben venga l’acquedotto antisismico dei Sibillini con l’interconnessione di vari acquedotti delle province di Ascoli, Fermo e Macerata, ma qui si tratta di un progetto che contiene anche nuovi prelievi idrici, di cui uno fluviale in un corso d’acqua che versa già in condizioni drammatiche e che non può sostenere alcuna privazione idrica. Quanto all’opera di presa sul fiume e al suo generale utilizzo, il cui costo è di ben 9 milioni di euro, si ritiene insensato che per un impianto di soccorso che deve essere utilizzato in soccorso di un altro impianto, si possa deteriorare l’ambiente di uno degli ultimi corsi d’acqua integri della regione Marche che poi “lavorerà veramente poco”, come da dichiarazioni dello stesso Ciip. Alcuni membri del coordinamento confermano infatti che il problema è che anche quel poco, avrà delle ripercussioni significative sull’ambiente fluviale, alterando le sue caratteristiche di portata e di qualità dell’acqua, che peggiorerà anche a seguito del riversamento dei reflui dei depuratori al suo interno.
La perplessità più grave si ha sul calcolo del deflusso minimo vitale, ossia sull’acqua rilasciata dopo il prelievo, che rappresenta lo studio principale del fondamento del progetto, e anche quello ritenuto più dubbioso, poiché conterrebbe valutazioni opinabili, la cui rivalutazione potrebbe rendere la stessa a rischio di dimostrare che non è possibile prelevare nulla nei momenti di maggiore necessità, rendendo lo stesso progetto poco utile sotto il profilo dei costi e benefici ma con una sicura compromissione ambientale».
A questo aggiungono: «Allora è meglio prelevare dal solo Bacino di Gerosa che, con la sua notevole capacità di invaso, può sostenere prelievi ben superiori a quelli di progetto e, soprattutto, è una garanzia nei periodi di siccità, ad impatto praticamente nullo».
Ultima replica del neonato Comitato è quella diretta alla Ciip: «La sua mancanza all’incontro pubblico si è particolarmente notata nonostante l’invito inviato e ricevuto, così come quella di tutti gli altri enti autorizzativi, il che ha destato un certo malumore poiché ha fatto presagire una volontà, da parte dei soggetti non presenti, di non confrontarsi con la cittadinanza, come se questo progetto contenga dei risvolti il cui confronto con le persone è da evitare; Contatteremo nuovamente Ciip e Ato5 per sottoporre loro un nuovo invito nei giorni che riterranno più utili, ma entro una certa data, per poter discutere insieme di questa captazione con l’auspicio di trovare soluzioni e mitigare gli impatti sull’ambiente per evitare i coinvolgimenti legali».
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