di Maikol Di Stefano
Si è tenuto oggi pomeriggio dalle 18, nella cornice della sala convegni dell’Hotel Royal a Casabianca di Fermo, l’incontro promosso dalla Cna avente al centro il tema degli appalti pubblici, definiti per l’occasione: “l’Everest delle piccole imprese”. Regolamenti degli appalti nazionale che dal primo luglio 2023 vedranno delle modifiche all’attuale codice burocratico.
«Oggi trattiamo un argomento di fondamentale importanza sia per chi già partecipa ad appalti pubblici, ma anche per quelle imprese che si stanno affacciando ora o stanno valutando l’idea di farlo. Noi riteniamo l’argomento un Everest da scalare, così abbiamo deciso di definire questo incontro in questo modo. Dobbiamo immaginare il lavoro delle piccole e medie imprese – spiega il direttore generale Cna di Fermo, Andrea Caranfa – proprio come quelle di uno scalatore, che negli appalti pubblici si trovano costantemente un ostacolo dietro l’altro da dover scalare e affrontare. Secondo noi della Cna è fondamentale che il lavoro della politica non sia disatteso dall’attività economica. Perché siamo qui? Una risposta ce la può dare già l’osservatorio della burocrazia che ha studiato oltre 6.000 gare pubbliche: ad oggi emerge che solo il 17% del 96% delle piccole e medie imprese riesce a partecipare alle gare per una fetta di mercato che è pari al 5%. Ecco noi siamo qui per parlare di questi dati».
Un incontro che ha coinvolto anche le realtà amministrative, presenti infatti i membri dei comuni di Servigliano, Marco Rotoni, e Monte Urano, ossia Moira Canigola, oltre al sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro.
«Nel 2022 in Italia, il mercato degli appalti pubblici si è attestato intorno ai 300 miliardi di euro. In una dinamica di lavori, forniture e servizi vediamo nel 2022 per la prima volta il volume dei lavori superare gli altri due. Sugli appalti pubblici il 75% del mercato è prerogativa delle grandi imprese, due terzi del mercato si concentra su bandi di importo superiore a 5 milioni di euro e solo il 12% globale del mercato degli appalti pubblici è accessibile alle micro imprese – spiega Marco Capozi, responsabile relazioni istituzionali Cna nazionale – Abbiamo estratto 6000 bandi di gara, tra questi abbiamo potuto studiarne solo 400 tra il 2018 ed il 2021. Abbiamo scelto tre categorie di lavoro: edifici scolastici, strade e piste ciclabili e l’edilizia residenziale pubblica. Qui abbiamo visionato oltre cento stazioni appaltanti in tutta Italia valutando quattro soglie di importo che vanno dai 150.000 ai 5 milioni di euro. Solo il 10% dei bandi prevede la suddivisione in lotto, 8 bandi su 10 non motivano le ragioni del mancato frazionamento. Laddove è presente risulta un adempimento formale, quasi un copia ed incolla, così si evince che solo il 3% dei bandi stessi prevede clausole di territorialità. Una situazione che si rispecchia anche sul locale se prendiamo Fermo: meno del 20% dei bandi viene suddiviso in lotti e solo il 10% contiene una motivazione sul mancato frazionamento. Ad oggi si evince che la problematica è quella d’introdurre clausole di carattere premiale nel bando, a tutela della piccole imprese che non vengono dichiarate incostituzionali o annullate in giudizio. Un altro aspetto è sulla trasparenza e cosa si evince? Che dal 2019 le stazioni appaltanti svolgono le procedure di gara attraverso la piattaforma telematica, ma solo 4 su 10 pubblicano tutti i dati relativi all’aggiudicazione».
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