«Il governo regionale delle Marche ha tagliato la copertura, su rendicontazione, dei costi sostenuti annualmente dall’Istituto. Taglio avvenuto anche nel 2022 e che dovrebbe essere mantenuto anche nell’anno in corso. Se la Regione non approva un’adeguata variazione di bilancio l’Istituto Storia Marche chiuderà assieme al suo enorme patrimonio librario e archivistico». E’ quanto denunciano Luca Piermartiri, segretario provinciale Pd, ed Elisabetta Baldassarri, responsabile dem Cultura e Turismo per il Fermano.
«L’Istituto Storia Marche ha infatti un patrimonio di enorme rilievo ed la biblioteca di storia contemporanea più fornita delle Marche con 40 mila volumi di storia contemporanea nazionale e internazionale e di storia locale, un’emeroteca storica di 2000 testate, una preziosa raccolta di numeri unici marchigiani stampati nel Novecento e circa 1300 fascicoli di documenti che compongono un archivio riconosciuto nel 1992 dalla Soprintendenza archivistica delle Marche come Archivio di notevole interesse storico. Dal 1970 – ricordano i due esponenti dem – fa ricerca storica e divulgazione scientifica sulla storia della società, dell’economia, della politica, sull’età contemporanea in ambito locale e nazionale. Si occupa della formazione degli insegnanti, per il quale è un ente accreditato presso il Mim e fa ricerca in ambito storico-didattico lavorando con le scuole della Regione».
«Chiediamo che la Regione ripristini i fondi necessari e che venga effettuata una variazione di bilancio al più presto. Perdere un tale patrimonio – concludono Piermartiri e Baldassarri – sarebbe una responsabilità grave per questa giunta regionale. L’Istituto Storia Marche non rappresenta soltanto la memoria storica rispetto a certi fatti e vicende, è un riferimento fondamentale per la costruzione della consapevolezza rispetto a ciò che è stato, ma diventa una risorsa essenziale per la costruzione di un futuro che riguarda la comunità tutta. La lungimiranza di un governo regionale passa soprattutto attraverso il riconoscimento del valore di alcune esperienze, come appunto quella dell’Istituto Storia Marche».
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