di Sandro Renzi
Che qualcosa stesse accadendo all’interno del Pd fermano era nell’aria, come peraltro Cronache Fermane aveva scritto qualche tempo fa anticipando alcuni rumors e indiscrezioni che lasciavano intendere come vi fosse un certo fermento interno al partito. Il consigliere Paolo Nicolai, in un lungo post sul suo profilo, ha annunciato poche ore fa le dimissioni dagli organismi dirigenti del Pd provinciale e comunale. Resta tuttavia un tesserato ed un amministratore locale.
Non entra, però, nel merito di quelle che definisce «le problematiche locali, perché in questo caso poco mi interessano e non sono certamente il motivo della mia azione» e punta l’indice verso quello che è accaduto a livello nazionale. «Poco spazio (anzi nullo) da Zingaretti in poi fino alla Schlein alla cosiddetta parte della “sinistra social-liberale”, come se qualsiasi cosa facesse riferimento a quelle posizioni sia oramai da aggredire, vituperare, tenere lontano. Si cade spesso sotto il gioco della destra, contorcendoci su discussioni inutili che il cdx stesso ci dà in pasto e che trovano diviso il cosiddetto campo largo, che in realtà non ha conferme. Abbiamo lasciato uno spazio enorme del paese alla Meloni e non ce ne stiamo accorgendo. Non stiamo coinvolgendo, avviandoci ad una settorizzazione del nostro messaggio politico, peraltro disorientato».
Nicolai si trova in disaccordo anche rispetto alle posizioni confuse legate al posizionamento internazionale del Pd. «Non mi trova d’accordo soprattutto il modo con cui approcciamo questioni importanti come la giustizia, le riforme fiscali e del lavoro. Riducendoci molto spesso a criticare l’avversario politico in modo asfittico ed indignato senza avanzare nessuna seria proposta complessiva e di visione. Crediamo di poter fare opposizione su singoli episodi o scandali. Non pretendo che la mia visione debba essere per forza quella interpretata dal mio partito di appartenenza, ma vorrei che questo abbia almeno l’aspirazione di avere un modello abbastanza omnicomprensivo di società. Io non mi sono mai mosso da lì, non ho mai rinnegato la mia appartenenza, per via dei ruoli che ricoprivo all’interno degli organismi di partito non ho mai criticato pubblicamente segretari che poco condividevo in questi anni. Ho votato quella brava persona di Pierluigi Bersani perché convinto (da liberale) che c’era bisogno di ristabilire un’equità sociale che una certa sinistra poteva garantire, mi sbagliavo; quando è stato evidente che neanche quel blocco sociale a cui parlavamo ci ha sostenuto ho capito che quella storia sarebbe stata inevitabilmente da rivedere. Questo si poteva e si può fare solo dentro un grande partito, organizzato che riesce a tenere insieme gran parte di quelle sensibilità politiche che lo formano. Trovando di conseguenza una sintesi di caduta da presentare al paese». Il consigliere ed ex segretario dem rilancia infine la sua posizione che aveva già espresso del 2018. ù
«Mi pongo all’opposizione di questo governo e non mi muovo da dove sono sempre stato; abbiamo bisogno di rilanciare un progetto riformista, progressista e democratico fatto di contenuti veri: mettendo al centro i problemi della classe media italiana motore per il vero rilancio dell’ascensore sociale, senza aver paura di affrontare la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica come opportunità ma anche come portatrice di problemi reali, che con serietà vanno approcciati senza la presunzione che ha contraddistinto la sinistra liberale a cui mi sento di appartenere, non scimmiottando derive sovraniste consapevoli che il benessere del popolo italiano è anche il bene dell’Europa e che le due cose possono coincidere enormemente». Ed ancora: «Dobbiamo avere il coraggio di dire che avremmo molta meno paura dell’immigrazione, che c’è e va gestita, se fossimo in grado di produrre un progetto di paese che ci appartiene, confrontandoci con le altre forze democratiche occidentali senza doverle emulare con istinti di eccitamento primordiale, uscendo dal nostro provincialismo ma non dimenticandoci che il tratto caratterizzante del nostro paese sono proprio i territori e le loro peculiarità. Creando l’Italia coesa che affronti il mondo con serenità e non l’Italia che ne ha paura». Chissà che questa scelta del consigliere Nicolai non riservi altre sorprese nel medio periodo. E se pare scongiurata una diaspora dal Pd locale di esponenti storici, non altrettanto scongiurata potrebbe essere invece una opposizione interna assai più strutturata verso la linea guida dettata dalla nuova segretaria nazionale.
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