«Desertificazione bancaria, uguale desertificazione sociale»: un processo, denunciato dal sindacato di categoria Unisin Confsal, con le parole del coordinatore Paolo Ciccarelli, e che riguarda da vicino anche le Marche, dove tutte le provincie hanno perso sportelli bancari con dimensioni preoccupanti.
Ciccarelli riprende e contestualizza alcune dichiarazioni ed interventi del segretario generale Unisin Confsal, Emilio Contrasto: «Dallo studio e dall’analisi dei dati Istat, Banca Italia ed Abu, emerge in maniera significativa che le regioni con un maggior tasso di desertificazione bancaria sono al tempo stesso quelle caratterizzate da un forte calo della presenza di imprese, da un maggiore tasso di sottosviluppo economico del sistema territoriale e di conseguenza da una lenta desertificazione sociale del territorio.
Ed allora, dall’analisi dei dati, l’equazione è presto fatta: Desertificazione bancaria = Desertificazione economica = Desertificazione sociale».
I dati della progressiva ma inarrestabile desertificazione bancaria parlano chiaro, da come riferito dai referenti Unisin Confsal.
Nelle Marche nel 2020 gli sportelli bancari esistenti erano 790, nel 2021 erano scesi a 715 e nel 2022 a 680.
Vediamo più in dettaglio la situazione per provincia.
Macerata che è passata dai 168 del 2020 progressivamente ai 143 del 2021 per giungere ai 137 sportelli del 2022.
Ad Ancona si è passati dai 235 sportelli del 2020 ai 210 del 2021 e a 197 del 2022.
A Pesaro e Urbino da 201 sportelli del 2020 ai 187 del 2021 per arrivare ai 175 del 2022.
Ad Ascoli da 105 del 2020 siamo passati a 98 nel 2021 e a 96 del 2022.
A Fermo erano 81 nel 2020, il 2021 ha registrato la presenza di 77 sportelli e di 75 nel 2022.
A questo si aggiunge una conseguente diminuzione delle lavoratrici e dei lavoratori bancari che nelle Marche sono passati dai 6,143 del 2020 ai 5,428 del 2021 per scendere ulteriormente ai 5,218 del 2022, con un decremento notevole nell’arco temporale interessato.
E anche per quest’anno il trend si conferma in continua evoluzione.
«I risvolti evidenti sono sotto gli occhi di tutti – continua Ciccarelli – con imprese che chiudono e non riaprono più. Posti di lavoro che si perdono. Giovani che abbandonano territori per andare a lavorare in altre regioni o all’estero impoverendo complessivamente il tessuto economico e sociale del Paese.
A tutto questo si aggiungono poi le difficoltà connesse alla desertificazione, come la lontananza, se non addirittura, l’assenza di servizi primari quali il bancomat, che generano difficoltà a catena anche sull’indotto.
Non troppi anni fa c’era la corsa, da parte di tutti gli istituti di credito, ad aprire sportelli che spuntavano in ogni angolo come funghi. Oggi, anche a causa del forte processo di digitalizzazione in atto, lo scenario si è completamente ribaltato.
Ciò sicuramente non aiuta quella fascia di popolazione anziana che presenta difficoltà oggettive a raggiungere gli sportelli distanti e ha scarsa confidenza con internet e gli strumenti informatici e digitali.
Ritengo la presenza capillare di sportelli, e quindi del credito, essenziale: determina il supporto e lo sviluppo corretto, coerente e sostenibile delle famiglie, delle imprese, del territorio, dell’intero mondo economico.
Mi auguro che da parte della politica e delle istituzioni locali venga fatta una riflessione attenta, propositiva e costruttiva sul tema della desertificazione che permetta di coniugare gli obiettivi legittimi delle banche, definiti dai vari piani industriali, con le esigenze imprescindibili di una crescita sana e capillare di tutti i territori, compreso quello operoso, produttivo, resiliente, meraviglioso della nostra bella regione Marche».
Valerio Fabi, segretario nazionale Unisin Confsal conferma tale auspicio ed aggiunge che «la politica dovrebbe prevedere una normativa ad hoc che tenga insieme il ruolo della banche come servizio pubblico essenziale e con valenza sociale, con la presenza minima in base alla densità abitativa nei comuni, anche con eventuali sportelli leggeri aperti alcuni giorni alla settimana, ma senza abbandonare luoghi e persone più fragili».
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