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Captazione idrica del Tenna, l’ulteriore allarme del coordinamento di difesa del fiume: «A monte c’è una discarica franata»

TENNA - I quesiti del coordinamento di protezione del fiume: «Come si potrà pensare di produrre acqua da bere da un fiume in cui a monte c’è una discarica a cielo aperto senza l’ombra di una messa in sicurezza? Nel frattempo, dal sito web della Ciip si denota che il progetto, nonostante l’agitazione del territorio e le anomalie ambientali e procedurali dimostrate è stato definitivamente appaltato ad una multinazionale spagnola»

di redazione CF

Non si placa la protesta per il progetto di captazione del Ciip delle acque del fiume Tenna da parte delle associazioni del coordinamento di difesa, ormai noto per aver sollevato tutta una serie di anomalie sulla parte ambientale e procedurale dell’opera che si trova ora a dover fare i conti con una «nuova e pesante problematica», dato che alcune associazioni del coordinamento, con il supporto di Legambiente, hanno rilevato nel medesimo corso d’acqua, proprio a monte della futura ubicazione dell’opera di presa idropotabile «una vecchia discarica, franata dal versante in cui era ubicata che – evidenziano proprio dal coordinamento con una nota per la stampa – presenta tutte le condizioni per essere assoggettata ad una vera e propria bomba ecologica».

«Le foto pervenute rendono chiara l’idea di quello che sembra un vero e proprio cedimento della discarica che riversa, da tempo, parte dei suoi rifiuti e del suo percolato, tramite un piccolo torrente che la attraversa, direttamente nel fiume Tenna, in un contesto boschivo costituito da alberi e arbusti che – aggiungono dal coordinamento – ne nasconde l’oscura presenza».

Legambiente e il coordinamento delle associazioni a difesa del fiume intensificano la loro protesta proprio perché «non si capisce come possa essere utilizzata l’acqua di questo corso d’acqua per uso potabile quando è presente una discarica a monte che contiene rifiuti di varia natura e ignota tipologia che presenta tutte le caratteristiche di una mancata messa in sicurezza, con evidente necessità di bonifica».

Alcuni esponenti del coordinamento pongono precisi interrogativi: «Come si potrà pensare di produrre acqua da bere da un fiume in cui a monte c’è una discarica a cielo aperto per la quale non si rileva una messa in sicurezza? Come hanno fatto ad avere le autorizzazioni se la presenza della stessa non sarebbe stata nemmeno presa in considerazione dalla relazione ambientale di progetto? Cosa dirà ora il dipartimento regionale di Igiene e Salute Pubblica dell’Asur, e l’Agenzia Regionale della Protezione Ambientale delle Marche – Arpa, visto che abbiamo segnalato loro la cosa insieme agli enti regionali preposti, al nucleo operativo ecologico dei Carabinieri e alla Prefettura di Fermo? Le autorizzazioni al prelievo idrico dell’acqua del fiume saranno ancora valide? Perché non si sono utilizzati i fondi europei per fare la bonifica di questa discarica invece che realizzare una captazione d’acqua che potrebbe non essere così pura come la descrivono?».


Questi sono i tanti quesiti che il coordinamento e le associazioni cittadine si stanno ponendo nell’ottica di approfondire le informazioni «che – aggiungono – possono comportare eventuali anomalie procedurali e progettuali, a cui si aggiunge anche questo aspetto della discarica e della sua mancanza di messa in sicurezza a norma di legge. Nel frattempo, dal sito web della Ciip si denota che il progetto, nonostante l’agitazione del territorio e le anomalie ambientali e procedurali dimostrate durante l’incontro pubblico di Servigliano, e quello effettuato in Regione Marche, è stato definitivamente appaltato ad una multinazionale spagnola del comparto idrico, per la somma di 13.164.949,09 euro, in gran parte finanziata tramite fondi europei del Pnrr. Su questo tema la voce del coordinamento è unanime nel segnalare che il mondo della politica, su questo progetto, ha fallito il modo generale visto che solo pochi hanno preso una posizione mentre altri hanno solo dato opinioni poco concrete, e mentre questa potenziale bomba ecologica va incontro alle valutazioni di pericolosità sanitaria ed ambientale, la Ciip si è resa disponibile ad un incontro con queste associazioni, rispondendo all’invito i cui dettagli ancora non sono noti ma che destano già da subito interesse nella collettività, considerando che la stessa è in rigoroso silenzio da settimane.
Di sicuro, se qualcosa non cambia drasticamente nel territorio montano fermano, questa situazione – concludono dal coordinamento – potrebbe far peggiorare lo stato di qualità ambientale della zona con evidenti ripercussioni anche sull’indotto turistico, ormai in imminente partenza».


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