Il convegno di domenica 16 Luglio sui pittori faleronesi, organizzato per la Comunità di Patrimonio da Sauro Cecchi e Marco Armellini, ha riportato all’attenzione della comunità il ricco patrimonio creativo che alcuni artisti locali, interagendo in maniera originale con le grandi correnti culturali del loro tempo, hanno donato al paese.
Il convegno è iniziato con le immagini del sipario del teatro Mercantini di Ripatransone, realizzato nel 1870 dal pittore faleronese Giuseppe Ruffini e recentemente restituito alla fruizione pubblica dopo il restauro del dott. Giacomo Maranesi.
La figura di Piero Antonelli, pittore da tempo riconosciuto dalla critica ma scarsamente valorizzato in patria, svetta su di tutti. Il suo “iperrealismo”, secondo la definizione di Cecchi, dialoga in un modo unico e personale con i maestri di varie epoche, da quelli italiani e fiamminghi del 600 a Morandi e Carrà. Questo pittore a suo modo “metafisico”, secondo il ricordo del genero Lorenzo Concetti, potrebbe costituire un grande polo di attrazione per Falerone, se saggiamente accompagnato da un centro studi e adeguati contenitori, che l’amministrazione sta approntando.
In maniera simile, altri pittori del luogo hanno interpretato creativamente stili e riferimenti, all’interno di un clima paesano un tempo vivace e partecipato. Così Remia, Priore di Santa Margherita, che ha inserito nel classicismo rinascimentale figure umane di vivida modernità; Donato De Robertis e Giovanni Concettoni, quest’ultimo ha esposto anche in Germania, autori di un naif tutto faleronese, segnato dalle polemiche ideologiche che animavano “il corso” dove esponevano i loro quadri e litigavano; Adelio Marini, affascinato dall’informale americano ed inesauribile sperimentatore di tecniche e linguaggi. A lui si deve l’avvio del rapporto con l’Università di Budapest e il Prof. Vali che in questi giorni si rinnova con la Summer School “Falerone Art Colony”, in corso fino al 21. Infine Massimo Mezzanotte, un “espressionista romantico” secondo Cecchi, capace di trasporre sulla tela quelle stesse inquietudini che hanno generato una produzione teatrale e letteraria che merita più attenzione.
Una miniera culturale appena esplorata, insomma, a cui la Comunità di Patrimonio vuole attingere in futuro, nella convinzione che la cultura sia un pilastro fondamentale per il rilancio di Falerone.
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