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Tenna, il fiume che ha cambiato un territorio. Le opere idrauliche degli anni ’40

TERZA ed ultima tappa alla scoperta del fiume Tenna. Un focus che ha analizzato una delle principali aste fluviali del Fermano sotto il profilo tecnico e storico. Per concludere questo cammino ci si soffermerà sull'utilizzo della risorsa idrica negli anni 40

Terza ed ultima tappa alla scoperta del fiume Tenna. Un focus che ha analizzato una delle principali aste fluviali del Fermano sotto il profilo tecnico e storico. Per concludere questo cammino ci si soffermerà sull’utilizzo della risorsa idrica negli anni ’40.  Riprendendo l’argomento storico dell’attività di bonifica lungo il fiume Tenna, che ha straordinariamente mutato il paesaggio e favorito l’agricoltura, lo sviluppo di opifici e delle attività industriali, si resta sempre affascinati della lungimiranza dei nostri avi nella pianificazione e costruzione di grandi opere che hanno cambiato il territorio.
La progettazione dei laghi artificiali, così come li conosciamo oggi, di fatto delle vere e proprie dighe con i relativi studi alquanto complessi alle spalle, rappresentano quel valore aggiunto di cui tutt’ora beneficiamo. Come veniva distribuita infatti la risorsa per uso irriguo nei primi del ‘900? I 17 moduli concessi al Consorzio di bonifica del Tenna avevano una loro destinazione, ogni comprensorio irriguo aveva una dotazione di moduli specifica: all’alta sinistra competevano 8,5 moduli, alla Girola 4,5 moduli, alla bassa sinistra 2,5 e 1,5 moduli alle Paludi.

Tale assegnazione è stata eseguita sulla scorta dell’ampiezza del comprensorio irriguo e della dotazione di altre risorse idriche presenti nel comprensorio stesso (prelievi da falda/pozzi).
Essendo il Tenna un’asta fluviale con caratteristiche torrentizie, negli anni ’40 emerse la necessità di programmare un invaso per l’accumulo di acqua da destinare all’irrigazione della vallata in località San Ruffino di Amandola.
Fu così realizzato e collaudato negli anni ’50, la capienza di tale invaso è di 3.000.000 mc nominali, ma nel corso degli anni si sono ridotti a causa dell’interrimento e negli anni ’90 il consorzio si è adoperato per interventi di ripristino della capacità volumetrica.
Il periodo di invaso normato era dal mese di marzo di ogni anno fino al riempimento, dopodiché la risorsa immagazzinata veniva rilasciata ad integrare la portata del fiume a seconda dell’andamento climatico. Per il periodo ottobre – aprile l’invaso rimaneva in asciutto. Oltre a questo assetto va ricordato l’impianto irriguo sito nella parte sud del territorio del comune di S.Elpidio a Mare per l’irrigazione in quota, realizzato agli inizi degli anni ’80 per un’ampiezza di 750 ha (circa). In sostanza l’impianto pesca acqua a ridosso della falda del fiume Tenna in sponda idraulica sinistra, già sito destinato a cava di inerti. L’acqua viene sollevata fino ad una prima vasca intermedia, e da qui si alimenta una ulteriore vasca sita a quota maggiore. Da queste vasche di carico, attraverso comizi irrigui, viene distribuita l’acqua su tutto il territorio.
In sostanza quest’ultimo impianto di recente realizzazione lavora con condotte in pressione a differenza degli impianti presenti nella vallata e realizzati negli ’40, veri e propri canali a pelo libero, che derivavano acqua attraverso opere di presa stabili.
Nel corso degli anni si è imposta la necessità di ammodernare le reti a scorrimento con condotte in pressione. Gli impianti della vallata concepiti e progettati negli anni ’40 sono stati dimensionati per irrigare un comprensorio suddiviso in zone di complessivi 3.500 ha; ad oggi gli ettari della vallata del Tenna, ad esclusione dell’impianto di S. Caterina, si sono ridotti a circa un terzo, ovvero 1300 ha. Con le condizioni al contorno rappresentate è il caso di fare un’ultima riflessione e di chiudere con un interrogativo: si può prospettare anche per la vallata del Tenna un problema legato alla carenza di acqua per fini irrigui? E ciò valutando che negli anni si è ridotta la superfice agricola occupata, a favore degli insediamenti produttivi e residenziali. A questo si aggiunga il fenomeno “dell’agricoltura part-time” che ha modificato gli ordinamenti colturali riducendo gli investimenti sulle colture irrigue a favore di quelle in asciutto. Tema sul quale si dovrà aprire un confronto.

 di Virginia Recanati curatrice del sito “blogidraulicaantica.org” e Francesco Gismondi, agronomo, ambito di azione forestazione, bonifica, idraulica e irrigazione.


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