«Capisco che, allo stato attuale, la giunta regionale abbia pochi strumenti per imporre vincoli e incidere sulla ubicazione dei nuovi impianti fotovoltaici, essendo i processi di autorizzazione in capo alle Province. Questo non può diventare una scusa per voltarsi dall’altra parte di fronte a progetti che stanno interessando diverse province marchigiane. La soluzione esiste ed è quella di approvare quanto prima la proposta di legge presentata dal Partito Democratico, a mia prima firma, che esercitando le prerogative sancite dall’articolo 117 della Costituzione, dà alla Regione la facoltà di individuare le aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici».
A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti, a margine della seduta di ieri, durante la quale, per l’ennesima volta, è tornato a sollecitare la giunta regionale ad assumere ogni iniziativa utile volta a scongiurare la realizzazione di impianti fotovoltaici nei Comuni fermani di Falerone e Montegiorgio.
Purtroppo i termini per l’esame della proposta di legge presentata dal Pd nella competente commissione sono stati lasciati scadere dal centrodestra. Fatto che, proprio questa mattina, ha spinto Cesetti, insieme ai consiglieri Mangialardi, Bora e Vitri, a inoltrare al presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche una formale richiesta di assegnazione di ulteriore sessanta giorni.
«È inutile – spiega Cesetti – che il Consiglio regionale continui ad approvare mozioni all’unanimità contro la realizzazione di impianti fotovoltaici ogni volta che qualche società avanza una richiesta alle autorità competenti. Lo abbiamo fatto nei mesi scorsi per Tavoleto e Colle d’Ete-Belmonte Piceno, ieri per Sassoferrato. Ma senza uno strumento normativo come quello da me proposto, le mozioni restano solo delle prese di posizione evanescenti, poiché non vanno a colmare quelle lacune presenti nella legislazione nazionale che hanno reso le Marche terra di conquista da parte di grandi società italiane ed estere. Con l’approvazione della nostra legge – conclude Cesetti – i nostri paesaggi rurali, il patrimonio culturale e gli ecosistemi agro-alimentari sarebbero salvaguardati, visto che i siti ritenuti idonei per la realizzazione degli impianti fotovoltaici verrebbero circoscritti alle aree a destinazione industriale e artigianale, incluse quelle dismesse, i terreni agricoli abbandonati o incolti che non siano stati destinati a uso produttivo da almeno cinque annate agrarie, le superfici di tutte le strutture edificate, compresi capannoni industriali e parcheggi secondo soluzioni progettuali volte ad assicurarne la funzionalità, le discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati, le miniere, le cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento, nonché i siti dove sono già installati impianti della stessa tipologia e in cui vengono realizzati interventi di modifica che non aumentano l’area perimetrale dell’impianto».
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