di redazione CF
«Sono una mamma orgogliosa di tre bravissimi adolescenti che amano il loro paese e lo vivono con i propri amici. Ragazzi semplici, educati, moderni e allegri che si divertono in gruppo con i loro amici, che amano aspettare il nuovo sole tutti insieme, in uno qualunque degli chalet sangiorgesi o che dopo aver mangiato una pizza e gelato se ne vanno a ballare rispettano la fila senza prepotenze». Inizia così la lettera aperta di M.F., la mamma del ragazzo accoltellato a Porto San Giorgio il 29 luglio scorso (la lettera è firmata in originale ma si preferisce riportare le iniziali della donna a tutela dei figli, ndr).
«Sono una mamma che mai immaginerebbe, in questo idillio estivo, di ricevere “quella telefonata”, in piena notte! La telefonata a cui nessun genitore verrebbe mai in mente neanche di pensare. Tre minuti…tre minuti a me sono serviti per sfrecciare con la mia auto su quel chiassoso lungomare addobbato di rosa. Tre minuti…prima di rivedere il mio bellissimo ragazzo, bravo, studioso e sportivo, riverso lì pallido, imbrattato dal suo stesso sangue, colpito al fianco da qualcuno che nella vita ha come unico obiettivo quello di distruggere. Tre minuti di angoscia, paura, terrore! Il mio ragazzo, con accanto la sua ragazza ed i suoi amici, disteso sul suolo del suo amato paese. Accoltellato, chissà perché, da qualcuno che quando la sera esce di casa pensa di portare con sé anche un coltello anziché, come tutti i normali ragazzi, solo chiavi di casa e cellulare. Queste mie riflessioni, condivise dai molti, anzi, tutti quelli che ci sono stati vicini durante questo incubo (genitori nonni, fratelli e amici), mi portano a pretendere spiegazioni, protezione, controllo, sicurezza per i nostri ragazzi. Tutti i ragazzi perbene devono essere protetti e tutti i genitori che hanno cresciuto i figli con determinati valori hanno il sacrosanto diritto, quando i loro amati ragazzi escono con gli amici, di poter dormire sonni sereni in un paesino che tanto decanta tranquillità e vita semplice. So di mamme che si sono organizzate a turno per sorvegliarli a distanza. Io sono arrivata a pensare di chiamare delle guardie del corpo o convincere i ragazzi ad organizzare solo feste in case private. Allora voglio chiedere alle autorità, a tutte le autorità: cosa avete intenzione di fare per proteggere i nostri figli? Chiedo al sindaco di Porto San Giorgio: è questa l’immagine che vogliamo diffondere in coloro che scelgono questa città proprio per la sua tranquillità? Chiedo al Questore di Fermo: eccellenza, davvero dovremo pensare di far accompagnare i nostri figli da guardie private per non rinunciare alla spensieratezza della loro età? Davvero dovremo assistere alla trasformazione di Porto San Giorgio in una località nella quale i miei figli, i loro amici e tutti gli altri adolescenti dovranno uscire di casa dimenticandosi il diritto di divertirsi in maniera allegra e gioiosa? La notte di Ferragosto si sta avvicinando e con essa anche il terribile pensiero di cosa potrà accadere. Che cosa pensate di fare, voi forze dell’ordine, per impedire a chi esce di casa con armi nella tasca e malsani pensieri nella testa, di infrangere il sogno di tanti altri ragazzi che a tutto hanno pensano tranne che a provocare violenza gratuita? Che cosa deve ancora accadere prima che prendiate dei provvedimenti adeguati, che presidiate i luoghi d’incontro, che facciate “pesare” il vostro potere ripristinando la serenità che ha sempre contraddistinto la nostra terra? Nessun altro ragazzo dovrà più subire ciò che è toccato a mio figlio e nessun altro genitore dovrà vivere una notte da incubo come quella toccata a noi. Mio figlio è stato in questa settimana il figlio di tutti coloro che, vedendolo uscire, mai penserebbero che la spensieratezza della sua età possa trasformarsi in tragedia».
Ragazzo accoltellato, sangue nell’appartamento e risse sul lungomare: notte da incubo
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