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Credito d’imposta, la mannaia sulla testa dei calzaturieri

FERMO - Fabrizio Luciani e Valentino Fenni di Confindustria: «Si rischia di punire chi ha investito in ricerca e sviluppo. La Regione è al nostro fianco, il Ministro cerca soluzioni»

Fabrizio Luciani e Valentino Fenni

«Un pericoloso déjà-vu. Gli imprenditori, un anno dopo, sono di nuovo di fronte a un nemico che ha un nome un cognome: credito di imposta». E’ così che Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Fermo, si fa portavoce delle paure di tanti colleghi imprenditori.

«La prima cosa da capire è che non riguarda solo la moda, parliamo di ogni settore che investe in ricerca e sviluppo e non viene più riconosciuto meritevole di contributo da parte del Ministero. Ad agire – precisa Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo – è l’Agenzia delle Entrate che un anno fa con una circolare avvisò le imprese sul fatto che avrebbero dovuto restituire quanto ottenuto in maniera, per loro, impropria».

La questione è seria: «Ci sono aziende che in media dovrebbero restituire decine di migliaia di euro, ma alcune superano il mezzo milione. Stando alla comunicazione dell’Agenzia, entro novembre devono restituire quel 20% annuo di credito d’imposta sulle spese sostenute e documentato che invece ogni impresa credeva garantito».

Il presidente dei calzaturieri si è confrontato negli ultimi giorni con la presidente di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini, e l’assessore regionale Andrea Maria Antonini. «L’impegno è comune. Antonini ha partecipato al Tavolo della Moda nazionale. Ci eravamo parlati prima che andasse a Roma e ha avuto così modo di sollevare la questione direttamente al ministro. Ha avuto garanzie, ma bisogna essere realisti, per coprire il credito d’imposta di ogni settore servono ingenti risorse. Quindi prima di dire ‘grazie’ al Governo dobbiamo attendere. Ma la volontà politica ci sarebbe».

Compatta l’azione del mondo della moda: «Da Assocalzaturifici è partita una formale richiesta al ministro per il Made in Italy Urso e al vice Valentini chiedendo una soluzione rapida e certa. Bisogna definire in maniera chiara quali sono gli investimenti legati alla protipazione e alla modellistica finanziabili, già dai prossimi bandi, e non penalizzare chi in buona fede ha investito negli ultimi anni. Il problema – prosegue Fenni – sono come sempre le risorse. Che se non trovate finiranno peer colpire in maniera inesorabile in primis i calzaturieri che avevano investito fette del budget annuale».

Per il momento l’unico dato positivo è lo slittamento della data (30 novembre) di restituzione delle risorse di cui le aziende hanno usufruito in maniera non regolare, stando a quanto definisce la circolare dell’Agenzia delle Entrate su mandato dell’allora ministero dello Sviluppo economico, oggi del Made in Italy. «Insieme – ribadisce Luciani – voglio sperare che potremo raggiungere dei risultati utili alle aziende. L’assessore Antonini è in prima linea, l’asse regione-Governo no è mai stato così forte».

Gli imprenditori attendono. «Intanto continuiamo a fare il possibile per i nostri associati. Per questo, nei prossimi giorni abbiamo chiesto un appuntamento alla sottosegretaria al Mef Lucia Abano per approfondire la questione».

La richiesta resta una: annullare i procedimenti, non solo sospendere i pagamenti. «Si rischia di trasformare in una punizione chi ha investito nel futuro» conclude il presidente di Confindustria Fermo.


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