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Porto, l’Ad Marconi al sindaco: «90 giorni per trovare un’intesa. Gestione in house? La vedo dura»

PORTO SAN GIORGIO - La società Marina srl apre al Comune. «Un tavolo di riequilibrio per trovare un punto di accordo nei prossimi 90 giorni». Ma su alcune questioni, a partire dal quantum dei canoni demaniali, nessun passo indietro da parte del concessionario che stima al massimo in 200mila euro le somme dovute. A parlare è l'Ad, Renato Marconi.

di Sandro Renzi
Novanta giorni per trovare una soluzione, anche se le posizioni appaiono molto distanti. La società Marina srl ha preso atto della deroga di tre mesi concessa dagli uffici di via Veneto per liberare l’area del porto oggetto della concessione demaniale ma, al contempo, per voce dell’Ad, Renato Marconi, si dichiara disponibile a sedersi nuovamente ad un tavolo insieme all’Amministrazione Vesprini per «affrontare punto per punto gli argomenti su cui non c’è intesa, come peraltro abbiamo già scritto e richiesto tre anni fa». Di acqua sotto i ponti intanto ne è passata, e non poca, e la vicenda porto ha finito per pesare assai pure sulle decisioni politiche.

All’indomani della conferenza stampa con la quale la giunta di centrodestra ha voluto chiarire la sua posizione rispetto al provvedimento di decadenza della concessione firmato dalla segreteria generale dell’ente, e sgomberato il campo dalle illazioni che vorrebbero il Comune operare per mettere alla porta l’attuale concessionario, l’Ad Marconi rimarca alcuni punti e lascia aperto qualche spiraglio in vista della pronuncia del Tar sulla sospensiva. «Siamo disponibili a pagare il giusto. I 970mila euro di canone richiesti non stanno né in cielo né in terra. Il nostro debito è pari allo zero o poco più. Basta applicare le leggi dello Stato, quindi il Codice della navigazione, e le sentenze del Consiglio di Stato senza interpretazioni di parte, per capire che la cifra reale si potrebbe aggirare realisticamente tra i 100 ed i 200mila euro. Soldi che non abbiamo alcun problema a pagare. Anche subito».

E’ questa la cifra stimata dai concessionari del porto turistico per quanto riguarda i canoni demaniali. Marconi ricorda che tra le tre motivazioni per le quali la società Marina non dovrebbe pagare i 970mila euro richiesti c’è anche lo scorporo dell’area peschereccia. «Da quindici anni – ricorda – paghiamo anche il canone sulla parte gestita dal Comune dove ha sede la marineria. Da sola pesa circa 300mila euro. Riteniamo quindi strumentale l’atteggiamento del Comune su questa vicenda. Così come per la questione dei tributi (Ici, Imu e Tari) oggetto di cartelle che ci sono state inviate qualche mese fa. A marzo abbiamo fatto un incontro e ci hanno mostrato quanto dovevamo pagare. Abbiamo chiesto la rateizzazione, come è nei diritti di un qualsiasi contribuente, ed abbiamo iniziato a pagare. Sia ben inteso, non abbiamo problemi finanziari».

Capitolo gestione. Marconi ha qualche dubbio che il porto possa essere gestito in house: «Ho letto che la società a capitale interamente pubblico, ovvero la Sgds, ha qualche problema. E’ stato ribadito in più occasioni anche dal sindaco. Credo che quella società non abbia gli strumenti ed il know how che può avere ad esempio Marinedì, per gestire anche un porto, con tutte le peculiarità che una struttura simile possiede. Insomma non ci può improvvisare in un settore così complesso. Certo è che il fatto stesso di valutare strade alternative in termini di gestione mi porta a confermare quanto già detto: il Comune ha interesse a lasciare questa posizione al concessionario? Che peraltro gestisce altri 15 porti in tutta Italia». Sul groppone del Comune restano oltretutto i 48 milioni di euro di risarcimento richiesti dalla società. «Il Comune avrebbe dovuto integrare il Prg con il piano del porto già nel 1985 come richiesto dalla Regione. Questo non è accaduto sostanzialmente fino al 2022 quando è stato approvato un piano per edificare su 13.000 mq, circa un terzo delle precedenti previsioni. Ora, nel contratto è previsto che il concessionario possa costruire oltre che gestire l’infrastruttura, cosa che peraltro stiamo facendo bene. In questi 40 anni non è stato possibile invece dare seguito proprio alla parte della concessione che ci consente di edificare. Ne è derivato un danno che abbiamo stimato in 48 milioni di euro. In alternativa, come è stato fatto in altri porti, è possibile trasformare la somma in una proroga della concessione che nel nostro caso sarebbe di 32 anni. Ripeto, è stato fatto in altri porti, si potrebbe fare anche a Porto San Giorgio» spiega ancora Marconi. Da qui l’appello rivolto al sindaco Vesprini. «Se, come dicono, hanno realmente a cuore gli interessi dei cittadini allora potrebbero aprire quello che tecnicamente si definisce un tavolo di riequilibrio invitandoci a trovare una soluzione in questi 90 giorni» chiosa l’Ad.

“Affaire porto”, Vesprini: «Se la concessione decade pronto un piano B: gestione in house o spacchettamento»


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