«Per chi sopravvive a tremende sciagure, ed il terremoto ne rappresenta sicuramente una di queste, non resta che coltivarne la memoria e tramandarla per “non dimenticare”. Il 24 agosto di sette anni fa, Amandola, come tanti altri centri montani, si confrontò con il terremoto». E’ il ricordo che Franco Rossi, dell’Avis “Sibillini” – Amandola, ha di quella tremenda giornata che squarciò il centro Italia con un drammatico terremoto:
Tanti volontari, insieme alle istituzioni, trovarono la forza ed il coraggio nella reazione e nella collaborazione. Ieri molti di loro hanno ricordato questo evento con sfilate e cortei, «ma noi dell’Avis Comunale “Sibillini” di Amandola vorremmo ricordare e ringraziare tutti i donatori e le consorelle, prima fra tutte quella di Vibo Valentia che mise a disposizione un’autoemoteca affinché il dono del sangue non fosse interrotto. Dopo circa tre mesi – ricorda Rossi – Vibo Valentia ne chiese la restituzione e per circa sei mesi, fino a luglio 2017, i donatori dell’entroterra amandolese non ebbero più la possibilità di donare sangue perché non vi erano strutture da poter mettere a disposizione.
L’insediamento del nuovo primario presso il centro trasfusionale di Fermo, la dottoressa Giuseppina Siracusa, avvenuto nel maggio 2017, permise l’individuazione di una struttura, container, che potesse momentaneamente essere adibita a centro di raccolta».
Anche ieri i donatori dei Sibillini hanno raggiunto il centro di raccolta presso la località Pian di Contro, ancora ubicato in un container, perché quel gesto di solidarietà non venga esaurito nel «semplice simbolico ricordo», ma sia concretezza e continuità.
La perseveranza e la risposta alla chiamata hanno fatto di questo territorio uno dei più attivi della provincia fermana nonostante le grandi difficoltà che ogni giovedì pomeriggio i donatori, provenienti da circa 11 Comuni dell’area picena e fermana, affrontano per realizzare la continuazione della catena della vita.
«Sette anni in un container non sono certamente pochi, e nessuna prospettiva di locazione alternativa è stata prospettata in questo lungo periodo. Il nuovo corso della sanità fermana, non più Asur ma Ast, speriamo ci consenta di realizzare quell’aspirazione, mai venuta meno, di poter accedere ad una sede consona, idonea e rispettosa dei volontari che, nell’anonimato, non hanno mai smesso di essere donatori di sangue».
La prova dell’assiduità degli avisini montani sta nelle cifre relative alle sacche donate negli anni:
dal luglio 2017 (321) al 2018 (578) al 2019 (587) al 2020 (565) al 2021 (551) al 2022 (500) ad oggi 2023 (341).
«Diceva Charles Darwin: “I terremoti bastano da soli a distruggere la prosperità di un paese”, ma Sigmund Freud riflette “Niente di ciò che abbiamo posseduto nella mente una volta può andare completamente perduto”.
Il miglior modo per non dimenticare è continuare a donare, come fa il donatore di sangue».
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