Colpo di scena all’udienza preliminare per l’omicidio di Satwant Singh. Il giudice ha, infatti, accolto la richiesta di nullità presentata dall’avvocato Alessandro Ciarrocchi, che difende l’imputato Manjit Singh.
Questa mattina, al tribunale di Fermo, era in programma l’udienza preliminare per l’omicidio del 29enne Satwant Singh di cui è imputato, dicevamo, il 56enne Manjit Singh, anche lui indiano come la vittima. Colpo dì scena, dunque, e nessuna sentenza oggi nell’atteso processo per l’omicidio del giovane Singh Satwant, ucciso con una coltellata al petto dal connazionale Singh Manjit il 17 ottobre a Sant’Elpidio a Mare. «Ed è tutto da rifare» il commento, all’uscita dal palazzo di Giustizia, dell’avvocato Alessandro Ciarrocchi.
Ad entrare nei dettagli è lo stesso legale dell’imputato: «Sono state accolte le nostre eccezioni e gli atti restituiti al Pm da parte del Giudice dell’udienza preliminare, la dottoressa Pepe». L’imputato, accusato di omicidio volontario, è comparso oggi davanti al Gip di Fermo, Teresina Pepe per l’udienza preliminare e c’era attesa per la scelta difensiva in ordine al rito con il quale sarebbe stato definito il processo.
Ma l’udienza ha avuto un altro epilogo, sicuramente non atteso. Infatti, dopo la costituzione di parte civile dei parenti della vittima, rappresentati dall’avvocato Danilo Mascitti, il difensore dell’imputato, l’avvocato Alessandro Ciarrocchi ha proposto due eccezioni preliminari sulla nullità delle notifiche dell’avviso di conclusione indagini e sul mancato esperimento dell’interrogatorio richiesto dal suo assistito.
La pubblica accusa, rappresentata dal Pm Pazzaglia, ha chiesto il rigetto di tutte le eccezioni, mentre la parte civile si è rimessa alla decisione del giudice.
Dopo un lungo dibattito in aula, il giudice si è ritirato in Camera di Consiglio per poi accogliere entrambe le eccezioni della difesa dichiarando nulla la fissazione dell’udienza preliminare e restituendo gli atti al Pm. Il fascicolo torna così nella fase delle indagini preliminari.
Il tragico fatto di sangue, costato la vita a Singh, si è consumato la sera del 17 ottobre a Bivio Cascinare, in un appartamento nella frazione di Bivio Cascinare. Ad uccidere il 29enne è stato un fendente all’addome inferta, secondo gli inquirenti da Manjit Singh. I carabinieri lo avevano raggiunto in ospedale dove era stato ricoverato la notte stessa.
«Io nell’interesse dello zio e del cugino della vittima, mi sono costituito parte civile e – fa sapere l’avvocato Danilo Mascitti – il giudice l’ha accettato. Il collega che difende l’imputato ha sollevato un’eccezione di nullità su alcune questioni tecniche e il giudice, dopo essersi ritirato per valutarle, ha accolto la richiesta di nullità». Gli atti del processo sono così tornati in mano al pubblico ministero. In sostanza, quindi, si sarebbe trattato di un’udienza praticamente tecnica. Il processo ovviamente continua e resta in piedi. «Ora il pm dovrà compiere tutta una serie di ulteriori attività per tornare a questa fase». Dunque, in altre parole, dall’udienza odierna spiccano la costituzione di parte civile dell’avvocato Danilo Mascitti per i due familiari della vittima, e dall’altra ovviamente la dichiarazione di nullità di alcuni atti con le carte che tornano al pm che eserciterà l’azione penale.
La misura cautelare nei confronti di Manjit Singh era stata emessa dal gip del Tribunale di Fermo che ha condiviso la richiesta del Pubblico Ministero supportata dalle risultanze investigative raccolte dai Carabinieri di Fermo.
Non certo un fulmine a ciel sereno l’ordinanza di custodia cautelare per il 56enne, da subito principale indiziato dell’omicidio del suo connazionale. I due, infatti, erano coinquilini, abitavano insieme nell’appartamento di via Turati, a Bivio Cascinare, dove si è consumata la tragedia.
I sospetti dei carabinieri si sono subito concentrati su di lui. Stando ad alcune testimonianze oculari raccolte dagli inquirenti, solo loro due avrebbero preso parte alla lite sfociata poi in tragedia. Una lite per futili motivi. Poi è spuntato quel coltello, con una lama di 34 centimetri, di quelli usati nel settore agroalimentare. Un’arma bianca costata la vita al 29enne e forse la stessa che ha causato la grave ferita all’addome del 56enne, per la quale era stato necessario il suo ricovero in ospedale. Ecco, anche su come sia stata inferta la coltellata al 56enne hanno lavorato senza sosta i carabinieri.
Arrivati sul posto, quella sera, i sanitari hanno trovato praticamente già morto Satwant Singh, a causa di una letale ferita all’addome che gli ha provocato un arresto cardiaco a causa di una grave emorragia. Nessuna traccia di colluttazione, come emerso dall’autopsia. Il 56enne, invece, da subito individuato come principale indiziato, era stato in serata trasportato d’urgenza all’ospedale di Civitanova Marche, dicevamo, per una ferita all’addome.
Da lì il prosieguo delle indagini che, dopo i rilievi nella casa della tragedia, le indagini e le testimonianze oculari e non, raccolte dagli investigatori del Nucleo investigativo dell’Arma, hanno portato all’ordinanza cautelare per il 56enne operaio agricolo. Dalle indagini si è poi, ovviamente, passati alla fase processuale con l’interrogatorio dell’accusato che, il 28 ottobre scorso, assistito dal suo avvocato, Alessandro Ciarrocchi, aveva dichiarato di essere stato aggredito. L’interrogatorio, in quella data, era slittato per motivi di salute dello stesso Manjit Singh. Da lì si è arrivati all’11 novembre con lo stesso accusato che al giudice aveva raccontato di essere stato vittima di una spedizione punitiva. E da novembre si è giunto all’udienza preliminare di questa mattina.
Giorgio Fedeli
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