di Alessandro Luzi
L’esclusione delle Marche dalla Zes (Zona Economica Speciale) ha il sapore di un’occasione mancata per il nostro territorio. È quanto emerge dalle parole dei vertici di Cna Fermo, Confindustria Fermo e Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo. Da un incontro dell’aprile 2022, a cui aveva partecipato l’allora ministro per il Sud, Mara Carfagna, Marche e Abruzzo sembravano andare spedite verso l’inclusione nella Zes unica. Poi con la caduta del governo Draghi la strada è diventata più impervia. Le difficoltà sembravano già evidenti quando a primavera l’assessore regionale Stefano Aguzzi aveva fatto visita a Porto Sant’Elpidio a sostegno del candidato sindaco Gian Vittorio Battilà. In quell’occasione aveva dichiarato che a Palazzo Raffaello stavano lavorando per identificare i 2mila ettari da inserire nell’area di crisi. Ma niente da fare. Le Marche rimangono a bocca asciutta. Situazione diversa invece per l’Abruzzo dove, secondo il dl n. 124 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 19 settembre, verrà attivata dal 1 gennaio 2024.
«Era un’opportunità concreta per il territorio – ha affermato il direttore della Cna Fermo, Andrea Caranfa -. Potevamo intercettare sia i fondi del Pnrr sia quelli europei destinati allo sviluppo dei territori. Sicuramente era uno strumento utile alle imprese per ottenere degli sgravi fiscali e avrebbe comportato una semplificazione degli atti amministrativi. Però la partita non è chiusa. In questo primo elenco stilato dal governo le Marche non ci sono ma non è escluso che in futuro possano rientrarci. Sarebbe importantissimo per favorire ulteriori investimenti sul territorio per la nascita di nuove imprese per l’intera economia locale. Rimaniamo fiduciosi».
Anche il presidente di Confindustria Fermo, Fabrizio Luciani, non demorde. «L’esclusione della nostra regione dalla Zes è stata una sorpresa perché siamo un territorio in fase di transizione economica. Spero che la partita non sia chiusa e che si ripresenterà un’altra occasione. Oppure si dovranno studiare dei percorsi alternativi. Serve riprendere il discorso e portare a casa qualcosa di utile per le imprese. Un supporto economico è necessario. Ora abbiamo la concorrenza dell’Abruzzo e, visti i vantaggi derivati dalla Zes, qualche multinazionale potrebbe decidere di spostarsi lì. Le Marche sono state inserite tra le regioni in transizione. È fondamentale non perdere competitività nei confronti dei territori limitrofi».
Ai sensi del decreto del 2017 spetta alle regioni proporre l’istituzione di una Zes attraverso la presentazione di un piano di sviluppo strategico regionale. Questo deve contenere anche l’individuazione delle aree di crisi. Perché il governo ha deciso di lasciare indietro proprio le Marche nonostante nella programmazione 2021/27 rientra tra le regioni in transizione, quindi tra quelle che possono richiedere una Zona economica speciale? La giunta Acquaroli ha fatto il possibile per ottenerla? Al netto dei punti interrogativi, sicuramente era uno strumento su cui Fi credeva fermamente, in primis la capogruppo regionale Jessica Marcozzi. Proprio nell’incontro di aprile con il ministro Carfagna aveva posto l’accento sull’importanza di istituire la Zes anche nella nostra regione in quanto, dato il quadro economico attuale, «non possiamo più attendere». Intanto il peso dei partiti all’interno della coalizione dell’attuale maggioranza di governo è cambiata. Tuttavia resta difficile credere che tutto il discorso sia riconducibile alla bilancia politica. La sensazione trapelata dalle parole di Aguzzi nell’appuntamento a Porto Sant’Elpidio è di una difficoltà a individuare le aree di crisi. Allora le speranze di avere una Zes anche nelle Marche a partire dal 2024 iniziavano a sgretolarsi.
Dalle parole del presidente di Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo, Lorenzo Totò trapela un senso di amarezza. «In questo momento storico poteva rappresentare una boccata d’ossigeno per le nostre imprese – ha sottolineato -. Non possiamo fare a meno di investimenti a causa dell’aumento dei costi. Come abbiamo visto al Micam, gli imprenditori si sono fatti carico dei rincari delle materie prime mantenendo invariati i prezzi dei loro prodotti. Mettiamoci anche il fatto che a pochi chilometri da noi ci sono aziende che usufruiscono degli sgravi fiscali contributivi e altre agevolazioni. Ormai sono un paio di anni che la regione Marche viene definita in “transizione”. È un termine vuoto. Piuttosto sarebbe il caso di chiarire se facciamo parte del nord o del sud. Sono comunque fiducioso sulla resilienza dei nostri artigiani. Come sempre riusciranno a superare anche questo momento. Noi rimaniamo sempre al fianco dei nostri imprenditori garantendo in ogni momento servizi e consulenza per superare questo momento critico».
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