L’eccellenza dell’arbitraggio, con Nicola Rizzoli e Fabrizio Pasquali, protagonista, questa mattina, al teatro comunale di Porto San Giorgio. Si è trattato di una tavola rotonda sul futuro della figura arbitrale, all’interno del Festival dello sport, rassegna ideata e promossa da M&G Scuola Pallavolo e Asd Pallavolo Grotta 50. Un progetto, quest’anno incentrato su velocità e lentezza che vuole sperimentare una realtà come la scuola di pallavolo portando dentro il volley di serie A, guardando al territorio in maniera diversa e articolata. Dopo l’evento di ieri a Montegiorgio con la presentazione del libro “La storia della pallavolo” di Lorenzo Dallari, la tre giorni si chiuderà domani, alle 17, al palazzetto di Grottazzolina con uno spettacolo teatrale dal titolo “Goal 1986”.
Ad aprire l’incontro, il sindaco Valerio Vesprini: «Questa società ha l’ambizione di diventare la squadra del territorio per il volley. Porto San Giorgio è una realtà importante legata al basket, io sono legato al calcio ma questo non significa che come città non possiamo essere sempre più presenti alle iniziative di un territorio che unito può crescere. Oggi si parla di un tema importante. La figura dell’arbitro è spesso dimenticata e denigrata. Mi è bastato arbitrare una partita di beneficenza per smettere di commentare le azioni arbitrali. Ho capito che è veramente un compito arduo e complesso».
L’incontro è stato moderato dal giornalista Lorenzo Dallari, già vicedirettore di Skysport e attuale direttore Radio Tv Serie A che ha spiegato: «Gli arbitri sono una componente essenziale della partita. Credo non si giocherà mai senza arbitri ma bisogna anche adeguarsi ai tempi. La tecnologia è fondamentale, inevitabilmente il mondo arbitrale va in questa direzione come tutti gli sport a livello professionistico».
A fornire una fotografia della situazione, Fabrizio Pasquali ex arbitro internazionale Fivb: «Fare l’arbitro presuppone qualità e attitudini che purtroppo ultimamente, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, stanno scemando. L’arbitro è una figura a 360 gradi. Bisogna essere equilibrati. La contesa sportiva determina comportamenti che esulano dalla normalità e in campo diventano incomprensibili. L’ars arbitrale, per gli arbitri sta diventando un fattore secondario, ci si appoggia alla tecnologia che determinerà il futuro dei prossimi anni. Dal Var alla tecnologia, l’arbitro ormai svolge solo un ruolo notarile».
Poi il microfono è passato a Nicola Rizzoli, ex arbitro internazionale e consulente Concacaf: «Ho iniziato questo lavoro perché odiavo gli arbitri – ha esordito, lui che pensava che avrebbe fatto l’architetto – La difficoltà nell’attività arbitrale è rappresentata dalla zone grigie. La differenza la fa il fattore umano che non può essere sostituito dalla tecnologia. Come in Formula 1, la macchina è perfetta ma il pilota fa la differenza. L’Italia è stata la prima a lanciare l’utilizzo del Var ma la tecnologia rende pigri».
Discorso confermato da Matteo Spinelli, formatore del settore arbitrale della Fip: «Per migliorare nello sport, dobbiamo migliorare le conoscenze. Come formatore partecipo a corsi per allenatori, spiegando che se sai le regole puoi intervenire, sennò crei problemi. L’arbitro deve assumersi le proprie responsabilità e prendere decisioni». Altri aspetti toccati durante il dibattito, oltre a quello della formazione, la fiducia e il rispetto nei confronti degli arbitri che fanno la differenza, secondo Rizzoli. E poi la preparazione, anche fisica, degli arbitri, perché «se non sei equilibrato nella vita non puoi decidere le sorti di una partita» ha ricordato Pasquali. Alla base dell’arbitraggio, come ha ribadito Rizzoli, deve esserci una preparazione meticolosa che aiuti a gestire anche l’imprevisto ma soprattutto a cercare di prevederlo.
Serena Murri
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