di Giorgio Fedeli
Tre auto che vanno a fuoco e dopo sole 24 ore un giovane nordafricano ferito gravemente al volto con un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinata. Due fatti gravissimi che hanno riacceso i riflettori sul quartiere di Lido Tre Archi, uno dei più problematici delle Marche. Due episodi su cui stanno lavorando le forze dell’ordine, la Polizia di Stato sul primo, i Carabinieri sul secondo, che per gli investigatori delle forze dell’ordine potrebbero essere collegati o avere comunque dei punti in contatto. Ma per il momento, senza dati investigativi accertati, oltre il campo delle ipotesi non ci si può spingere. Si sa, comunque, che a Lido Tre Archi, spesso e volentieri le ipotesi più accreditate, poi coincidono con la realtà dei fatti.
Ebbene, il primo dei due episodi in ordine di tempo: l’incendio di tre auto in via Tobagi, giovedì sera. Seppur senza ancora una certezza investigativa, sembra proprio essersi trattato di un rogo doloso. La Polizia, supportata dagli elementi raccolti dagli specialisti dei vigili del fuoco, sta cercando di risalire alle cause, anzi a questo punto meglio dire alla mano alla base dell’incendio. E gli inquirenti non escludono che dietro quelle fiamme possa esserci un messaggio, intimidatorio s’intende, ben preciso sul controllo del territorio. E quel rogo potrebbe dunque inserirsi di diritto nel puzzle del controllo del quartiere che vedrebbe sempre più contrapposte due fazioni, quella dei tunisini (che ultimamente hanno subìto duri colpi da parte della Polizia, tra arresti e sequestri di droga) e quella degli albanesi. Non è una novità che la criminalità non ha alcun interesse ad alzare polveroni che richiamano l’attenzione delle forze dell’ordine e dei media. Meglio starsene in silenzio e provare a gestire i propri traffici senza troppo rumore. Quindi quando arriva il clamore significa che diversi pezzi nella scacchiera criminale si stanno muovendo, che insomma c’è in corso un riassetto territoriale soprattutto nel sottobosco dello spaccio di droga.
Da giovedì si arriva quindi a ieri sera. Un giovane è stato inseguito e raggiunto in via Aldo Moro dove qualcuno gli ha sparato in faccia, da distanza ravvicinata. Miracolosamente è riuscito a sopravvivere e ieri sera è stato trasportato d’urgenza con l’elisoccorso al Torrette di Ancona. Altri interrogativi che si aggiungono a quelli sollevati solo 24 ore prima per l’incendio: perché quell’agguato? Chi ha sparato voleva uccidere o chirurgicamente ha esploso quel colpo d’arma da fuoco per ferire gravemente (intimidire o gambizzare, a questo punto, sono termini troppo riduttivi) il suo obiettivo? Quel giovane nordafricano è più o meno ricollegabile al presunto braccio di ferro per il controllo del quartiere? In strada i carabinieri hanno trovato anche un coltello da cucina e un cacciavite. Era in corso, o programmato, uno scontro tra opposte fazioni? Un fatto è certo: la battaglia tra criminalità e forze dell’ordine non conosce sosta, nessuna tregua. Solo qualche giorno fa la Polizia ha condotto una maxi operazione antidroga che ha portato a sequestri di sostanza stupefacente e ad arresti. Ma a riprova del fatto che nemmeno la mala demorde, solo poche ore dopo l’operazione, dei nordafricani hanno provato a rioccupare un appartamento liberato dalla Questura. Ed era pronta anche una porta blindata per mettere al sicuro il “covo”, prova provata della sfrontatezza con cui la criminalità agisce sulla costa fermana, e contro la quale le forze dell’ordine hanno alzato il livello di guardia con controlli, blitz e perquisizioni praticamente a tutte le ore, ogni giorno.
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