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Tre Archi, l’affondo di Calcinaro: «La feccia va allontanata. Le espulsioni sono l’arma migliore. Presidio fisso di polizia? Sono favorevole»

FERMO - Il primo cittadino: «Bisogna provare a farne il più possibile anche se in questa Italia la normativa è complessa e nessun ministro ha mai invertito la rotta e semplificato l'iter». Sul presidio fisso di polizia: «Io sono sempre stato favorevole ad averne uno. Abbiamo anche i fondi e i locali del Comune da destinare a questo servizio che, però, ha senso solo se è H24. Dopo tanti proclami è ora di passare dalle parole ai fatti»

di Giorgio Fedeli

«La feccia va contrastata in maniera ancor più forte e decisa. E secondo me lo strumento più efficace e rapido per raggiungere l’obiettivo sono le espulsioni». Non ci va per il sottile il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, contattato da Cronache Fermane per un parere, un giudizio, sui fatti di sangue che hanno riportato prepotentemente alla ribalta il nodo sicurezza a Lido Tre Archi. Tre auto a fuoco e un giovane ferito gravemente al volto con un colpo di pistola. Fatti gravissimi, tra giovedì e ieri sera, su cui il primo cittadino non transige: «Credo che la misura più immediata e risolutiva siano le espulsioni per questi soggetti senza arte né parte che arrivano a Fermo e sono assorbiti dal sottobosco criminoso».

Certo allontanare dal Fermano per poi espellere dal suolo nazionale gli irregolari, i clandestini, è misura immediata ma complessa. Comporta un iter piuttosto articolato e non è ovviamente applicabile a tutti. «Ovvio ma proprio per la sua immediatezza non possiamo non prenderla seriamente in considerazione. E allora posti di controllo in determinate zone, tipo via Moro, Nenni, Tobagi, Marilungo, Paleotti o Mattarella. E via, con identificazioni anche per gli acquirenti di sostanze stupefacenti».

Per Calcinaro l’arma in più dell’espulsione sembra dunque essere proprio la rapidità: «Io, anche nelle vesti di avvocato, conosco i tempi della giustizia. Sono lunghi. Questo, ovviamente, al netto degli sforzi investigativi, che danno anche ottimi risultati come ad esempio, ultimi in ordine di tempo, quelli arrivati con l’operazione “Tre Archi”. E poi so che ai criminali fa più paura l’espulsione rispetto, ad esempio, a una custodia cautelare. Insomma penso proprio che sia il miglior deterrente che abbiamo attualmente a disposizione. E’ l’arma migliore e bisogna provare a farne il più possibile anche se in questa Italia la normativa è complessa e nessun ministro ha mai invertito la rotta e semplificato l’iter. Comunque serve provarci. Non possiamo abbassare la guardia, per nessuna ragione. Abbiamo ottenuto dei bei risultati erodendo e “strappando” una buona parte del quartiere alla criminalità. I problemi mi sembra che alberghino nella zona che va da via Moro a via Mattarella».

Si parla da sempre di un presidio fisso di polizia, sempre più indispensabile o inutile? «Io sono sempre stato favorevole ad averne uno. Abbiamo anche i fondi e i locali del Comune da destinare a questo servizio che, però, ha senso solo se è H24» ma serve comunque anche un surplus di forze dell’ordine. «Ecco, esattamente. Tanti si sono riempiti la bocca con proclami e promesse ma io francamente questa iniezione consistente di divise per il nostro territorio non è che l’abbia vista. Forse paghiamo lo scotto di essere una Provincia nuova. Ma sarebbe ora di passare dalle parole ai fatti».

Poi la chiusura con l’esperienza diretta di oggi pomeriggio: «Questa ve la voglio raccontare. Un’ora fa ho voluto fare un giro a Tre Archi anche per ascoltare i cittadini. Passando con la macchina vedo nel parco giochi di via Bachelet l’unica presenza di tre personaggi adulti, due spalmati su una panchina e un energumeno sull’altalena di fronte. Bimbi zero. Parcheggio, scendo e parlando al telefono mi metto su una panchina non lontana. Tempo tre minuti e i tre se ne vanno. Tempo altri cinque minuti arrivano alcuni bambini con i genitori anche su quella altalena, oltre a due brave persone, lavoratrici, magrebina e kosovara con cui parlo per mezz’ora. Quando me ne vado il parco giochi era un parco giochi. E lo fotografo com’era. Attenzione, non voglio dire minimamente di aver fatto qualcosa di speciale perché ho fatto un niente, e pure con cautela. Ma quello che ho pensato è che serve “rompergli” con la presenza, presenza e presenza».

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