di Claudia Brattini
Lasciarsi avvolgere dalle calde acque termali è un piacere noto e conosciuto a partire dagli antichi Romani che usavano recarsi alle terme come luogo di incontro, divertimento e benessere. Oggi può rivelarsi utile per il trattamento di alcune importanti patologie, come le malattie osteoarticolari, quali ad esempio le artrosi.
Nel corso della storia, infatti, utilizzare l’acqua termale per fini medicamentosi si è rivelata una pratica dai risultati benefici. Evolvendo nel tempo, grazie alle più innovative metodologie, ha motivato altresì interesse e supporto terapeutico da parte della comunità scientifica. Ogni sorgente presenta caratteristiche chimico-fisiche peculiari che conferiscono indicazioni terapeutiche specifiche. L’acqua termale, dunque, oltre che accoglierci in un rilassante bagno caldo può offrirci una idroterapia diversificata in base alle sostanze in essa contenute, alle proprietà fisiche specifiche e alla sua temperatura.
Salute e benessere vanno a braccetto anche nelle Marche, che godono di sorgenti di acque sulfuree, salso-bromo-iodiche, bicarbonato-alcaline, magnesiache e clorurate, adatte alle malattie osteoarticolari, cutanee, respiratorie ed otorinolaringoiatriche e nelle diverse stazioni termali sono disponibili trattamenti che includono bagni, fanghi, inalazioni, aerosol, insufflazioni e cure idropinoterapiche.
Danilo Compagnucci, direttore delle Terme di Santa Lucia ci guida nell’indagare e approfondire le proprietà delle acque che sgorgano nella nostra provincia e comprendere i benefici delle cure balneoterapiche.
Dottore, nella precedente intervista ci ha parlato delle acque termali, in particolare delle salsobromoiodiche, che vengono impiegate nelle cure inalatorie. Sono idonee anche ai trattamenti balneoterapici?
«Assolutamente sì, le immersioni in questo tipo di acqua termale consentono – come primo effetto – di combattere in modo efficace i processi infiammatori cronici dell’apparato osteoarticolare».
Nella pratica come si svolge la balneoterapia oggi?
«La balneoterapia si effettua attraverso bagni con idromassaggio in una vasca piena di acqua termale, per un intervallo di tempo che varia tra i 15 e i 20 minuti, ad una temperatura tra i 35°C e i 37°C. La durata del bagno e la temperatura dell’acqua variano in base alla tipologia della patologia da trattare. Dopo aver effettuato il bagno termale è molto importante monitorare e seguire la reazione: il paziente, appena uscito dalla vasca, viene avvolto in teli caldi e fatto distendere sul lettino per 20 minuti circa».
I fanghi seguono lo stesso iter?
«Sì, sostanzialmente si svolge allo stesso modo, si applicano e poi ne segue la reazione controllata».
Quali patologie vengono trattate maggiormente con la balneoterapia?
«Con le acque salsobromoiodiche si trattano principalmente le malattie artro-reumatiche, quindi artrosi di anca e ginocchio; reumatismi, stiramenti, dolori muscolari e anche la fibromialgia».
La balneoterapia si è evoluta anche nelle metodologie tecnologiche, cosa è cambiato?
«Un tempo si utilizzavano delle vasche normali, oggi, invece, sono di ultima generazione, riescono ad emettere dei microgetti dalla schiena fino alle gambe e potenziano notevolmente le qualità dell’acqua, dove i due effetti si sommano».
Qual è il meccanismo d’azione alla base della balneoterapia?
«Oltre l’effetto idromassaggio si sfrutta il fatto che queste acque minerali sono osmoticamente attive, ossia c’è un passaggio di ioni tra l’acqua termale e il nostro organismo. Nell’arco dell’immersione di 20 minuti si compie un passaggio di sostanze che agiscono come antinfiammatori nel nostro organismo, inducendo anche l’eliminazione delle tossine. Non va trascurato neanche l’effetto del calore, l’organismo sottoposto al calore trae molto beneficio, nell’artrosi ad esempio».
L’effetto terapeutico è immediato?
«Vi è un effetto immediato e uno ritardato che consente ai pazienti di ridurre le recidive e l’intensità del dolore, in particolare d’inverno. Possiamo quindi affermare che l’effetto terapeutico si svolge nel breve ma anche nel lungo periodo».
Nei periodi successivi alle terapie balneoterapiche ci sono delle attività utili che si possono svolgere per potenziarne gli effetti benefici?
«Spesso, in caso di patologie osteoarticolari l’immobilizzazione facilita i processi infiammatori. Una volta che l’organismo è stato trattato, il consiglio è quello di svolgere attività fisica. È sufficiente una pratica moderata, idonea alla persona, per potenziare gli effetti benefici della balneoterapia. Oggi svolgere l’esercizio fisico viene prescritto proprio come un farmaco».
Nei dolori dell’apparato muscolo scheletrico è frequente l’assunzione di farmaci per combattere il dolore associato, si può considerare la balneoterapia un supporto in termini di analgesia?
«All’interno di uno studio condotto con l’Università Politecnica delle Marche, dipartimento di Reumatologia di Jesi, è stata proprio evidenziata una correlazione tra balneoterapia e un minor consumo di analgesici (Fans), come conseguenza del minor numero di attacchi. Ovviamente non tutti i problemi osteoarticolari sono risolvibili, tuttavia quando alla base non c’è un fenomeno degenerativo si raggiungono ottimi risultati».
È estremamente attuale il tema della medicina, genere specifica, o meglio, lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socioeconomiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Quali differenze si potrebbero evidenziare nelle cure balneoterapiche?
«Le donne sono maggiormente soggette a problemi circolatori come il ristagno venoso, in questi casi utilizzare l’acqua, adiuvata dal massaggio e dalla ginnastica, contribuisce positivamente al drenaggio linfatico, con effetto migliorativo sul gonfiore delle gambe. Lo stesso problema della cellulite è riconducibile a problemi circolatori in quella parte e l’acqua offre benefici anche dal punto di vista estetico, in tal senso».
Si tende a pensare che artrosi e dolori muscolo scheletrici siano una prerogativa delle persone in età avanzata, oggi, invece, anche a causa della vita sedentaria e delle molte ore trascorse davanti a computer e cellulare, sono sempre di più i giovani che soffrono di queste problematiche. Cosa ne pensa?
«È vero, abbiamo molti giovani tra i 35 e i 40 anni che si rivolgono a noi per le terapie. Sono molto frequenti queste patologie, in particolare le fibromialgie».
La balneoterapia ha qualche controindicazione?
«In genere si sconsigliano in fase acuta, perché l’idromassaggio stimolando potrebbe peggiorare, è meglio aspettare che sia trascorso il picco del dolore. È lo stesso criterio per cui si sconsigliano le cure inalatorie se si ha un raffreddore in corso».
Quando è meglio effettuare queste terapie?
«Si possono svolgere da aprile a dicembre, mentre si sconsigliano nei periodi molto freddi per evitare eccessivi sbalzi di temperatura».
Evidenze scientifiche e studi contribuiscono a migliorare le tecnologie e le modalità di somministrazione di queste cure? Come vede l’evoluzione dell’idroterapia moderna?
«L’idroterapia è certamente in crescita, l’acqua è un mezzo importantissimo di riabilitazione e terapia e sarà sempre valida anche in futuro».
Importante, come per tutte le terapie, che anche la balneoterapia sia effettuata sotto controllo medico.
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