di Alessandro Luzi
«Spesso veniamo visti come lupi speculatori ma non è così. Purtroppo siamo stati costretti ad aumentare la quota degli affitti per via di tanti fattori esterni». È la risposta dei locatori di Fermo alle lamentele degli universitari per il caro-affitti. Dopo l’impennata dei prezzi degli ultimi due anni, gli studenti hanno sbottato e su Cronache Fermane hanno richiesto agli amministratori locali di pronunciarsi sul tema, magari sensibilizzando i locatori a porre un freno all’aumento. Infatti, se si guarda il panorama da lontano, l’incremento dei canoni sembra determinato soltanto dal mercato immobiliare e dalle ripercussioni di ciò che accade nelle grandi città. Poi zoomando emergono tanti dettagli e ci si accorge che in realtà la questione è più complessa. «Questi sicuramente sono fattori che incidono – hanno dichiarato i locatori -. Però il carovita di questi anni sta avendo un effetto domino anche sugli affitti. Infatti non è un caso che sono aumentati dappertutto. Le cifre sono determinate da alcuni costi fissi che noi dobbiamo sostenere. Se questi lievitano, siamo costretti a chiedere ai ragazzi un compenso più alto».
Ma da cosa è determinato il costo di una stanza? «In primis c’è l’assicurazione – hanno puntualizzato i locatori -. La sicurezza dentro gli immobili è fondamentale. Se si vuole stare in regola vanno stipulate delle polizze assicurative. Purtroppo queste ogni anno salgono». Per non parlare dei tassi di interesse. Al momento chi ha attivato un tasso variabile sta subendo dei rincari consistenti sui finanziamenti. «Chi acquista una casa da destinare agli studenti, oggi è in balia di queste dinamiche economico-finanziarie – hanno spiegato -. Non siamo speculatori ma vittime di ciò che accade». Non sono da sottovalutare gli aspetti fiscali. Anzi, forse a pesare di più è proprio l’incremento della tassazione. «Ci sono due imposte differenti – hanno fatto sapere i locatori -. Viene applicata un’aliquota al 21% se il contratto è a canone libero con cedolare secca. Viceversa, se è a canone concordato è del 10%. Ovviamente l’aumento delle tasse ricade a cascata sugli studenti». Ciò si verifica anche per gli oneri della manutenzione ordinaria e straordinaria. I materiali costano di più e «fare dei lavori per mantenere l’immobile in uno stato decoroso richiede un impegno economico più importante rispetto a qualche anno fa – hanno precisato -. Prima di consegnarle, le stanze vanno tinteggiate. Poi c’è la manutenzione degli arredi, degli impianti idraulici, elettrici e del gas. Insomma, un appartamento va tenuto bene». Tuttavia non tutti hanno questa premura. Ecco allora che il prezzo dell’affitto scende ma si rischia di avere dei problemi. I locatori sono chiari: «Se si vuole una stanza in buone condizioni con un contratto in piena regola, è impossibile scendere sotto una certa soglia di affitto. Se le cifre sono fuori mercato c’è qualcosa che non va. Invece quando sono troppo alte c’è il rischio di sfruttare gli studenti. Comunque non si può fare di tutta l’erba un fascio. Come in ogni settore, qualche furbetto probabilmente ci sarà ma non siamo una categoria di speculatori. Siamo dalla parte degli studenti. Però allo stesso tempo dobbiamo sostenere tante spese. Affittare agli universitari oggi non è semplicissimo e serve dedicare loro molto tempo. Per esempio vanno formati su come si mantiene un appartamento, inoltre dobbiamo recepire le loro esigenze e intervenire di conseguenza».
Insomma, da un lato gli studenti hanno ragione: avere una stanza per dedicarsi agli studi non può essere un lusso per pochi. Ognuno ha diritto di scegliere la città che vuole e l’università più adatta ai propri interessi. Certo, le differenze di prezzo fanno parte del gioco, ma deve esserci almeno una fascia economica per chi non rientra nei parametri Ersu ma comunque non ha la possibilità di spendere molto. Dall’altro lato della medaglia ci sono i locatori. Anche loro hanno ragione: se si è in regola e non si ha intenzione di speculare, la quota di affitto non può scendere sotto una certa soglia. Certo, poi ci sono i famosi ‘rischi di impresa’, però se lo scenario è lo stesso per tutti, qualche problema di fondo c’è. Allora come si possono avvicinare le due categorie? A rispondere aspetta a chi ha il timone e sceglie la rotta su cui navigare, cioè gli amministratori. La giunta regionale o il governo centrale battano un colpo, altrimenti torneremo a vedere scene di studenti in versione boyscout, a dormire nelle tende sotto i palazzi della politica. E, soprattutto, se dovranno scegliere se spendere 250 euro (spese escluse) per una stanza a Fermo e 300 euro (spese incluse) in una città universitaria vera e propria, la seconda opzione potrebbe iniziare a essere più conveniente. A quel punto i piccoli centri subiranno la concorrenza spietata delle realtà universitarie più importanti.
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