Il dottor Aldo Salvi, fino a poco tempo fa a capo del reparto d’urgenza dell’ospedale Torrette, ormai a un passo dalla nomina di sottosegretario alla Sanità. Affiancherà, dunque, l’assessore regionale Filippo Saltamartini nella gestione complessa del settore che più di ogni altro succhia risorse dal bilancio regionale. E poi si è pensato a un tecnico per coadiuvare l’assessore nella gestione di grattacapi non da poco come le liste di attesa, la riforma sanitaria regionale, le emergenze e gli ospedali, quelli in fase di realizzazione e quelli da gestire e ammodernare.
Questo è quello che è emerso in queste ultime ore stando alle voci di corridoio nei palazzi della Regione. Ancona si rafforza sullo scacchiere regionale e Fermo resta ancora out dall’Esecutivo.
Sì perché, tralasciando le specifiche tecniche del dottor Salvi, fuori discussione, la nomina dell’ex primario accontenterebbe i desiderata dei Civici di Paolo Mattei e lo stesso Salvi aveva benedetto la corsa di Daniele Silvetti che poi ha portato quest’ultimo allo storico successo nel capoluogo di regione.
Per carità, la nomina di Salvi è ancora solo a parole, manca la ratifica e manca anche la conclusione dell’iter costitutivo della nuova figura del sottosegretario che però chiuderebbe definitivamente il capitolo, o meglio le fibrillazioni da rimpasto con le richieste avanzate dal segretario regionale della Lega, Giorgia Latini, conclusesi con un nulla di fatto. I tre assessori della Lega, per Acquaroli, erano e resteranno al loro posto, supportati anche dalla fiducia del gruppo consiliare. A quel punto la segretaria regionale ha spedito il fascicolo contenente il “caso Marche”a Roma. E il leader del Carroccio lo ha passato al suo braccio destro. Tutto archiviato una volta varcate le soglie capitoline? Difficile dirlo, al momento. Certo è che la situazione sembra essere diventata meno incandescente rispetto alle scorse settimane ma dire che nessun fuoco cova sotto le ceneri, forse, sarebbe prematuro. D’altronde gli aut aut della Lega ad Acquaroli, anche se temporaneamente conclusisi con un nulla di fatto, restano e politicamente hanno un loro peso. In questo ginepraio politico la provincia di Fermo continua a restare senza un esponente in amministrazione. Tanto si è parlato, soprattutto nella nostra provincia a dire la verità (e con molta meno enfasi nel capoluogo di regione) dell’assenza di un esponente fermano ai piani alti di Palazzo Raffaello. Ma la replica che arrivava da Ancona a chi voleva un Fermano in giunta è sempre stata che di rappresentanti, il nostro territorio ne ha. E sono stati sbandierati ciclicamente i nomi di Maria Lina Vitturini, presidente della CpO regionale o di Andrea Santori alla Svem e mettiamoci anche il sindaco di Servigliano, Marco Rotoni presidente dell’Amap (ex Assam) e Andrea Agostini alla guida di Marche Cultura. Valgon bene un assessorato regionale, o un sottosegretariato?
E poi c’è quel nome che ormai è diventato quasi una costante per i fermani e non solo, quello dell’ex deputato montegranarese Mauro Lucentini. A dirla tutta, in quest’ultima resa dei conti, il suo non era un nome in pole per l’eventuale rimpasto. C’è infatti chi lo vede sempre più nuovamente verso Roma, magari per un sottosegretariato. Lucentini, a dirla tutta, non avrebbe avanzato alcuna richiesta di fare l’assessore o per altri incarichi regionali. Ha altre mire politiche, questo è certo, ma ad oggi è praticamente impossibile strappargli una qualche rivelazione. Si era parlato, nelle scorse settimane, anche di una sua candidatura blindata alle Europee. Ma poi è arrivata quella di Mirco Carloni, che sarebbe stata oltretutto proposta dallo stesso Lucentini sia a Salvini che alla Latini. Dunque ipotesi rimpasto di giunta regionale archiviato? Ok ma il dinamismo partitico sia in Regione che nel Fermano è tutt’altro che sopito. Ma l’opposizione non molla la presa sull’amministrazione. «La nomina di Salvi non chiude la crisi della giunta regionale ma ne certifica l’irreversibilità» il parere del capogruppo regionale del Partito Democratico, Maurizio Mangialardi.
«Non solo, il fatto che il dottor Salvi si occuperà prevalentemente di sanità, conferma le critiche che il nostro gruppo assembleare muove da tempo alla fallimentare politica sanitaria della giunta Acquaroli. Di fatto, la decisione di commissariare un ormai sempre più isolato assessore Saltamartini è il segno tangibile che tanto la riorganizzazione quanto l’imbarazzante Piano Socio Sanitario non hanno convinto neppure il presidente Acquaroli e la sua maggioranza. Peccato che i danni ormai siano stati fatti e la nomina del dottor Salvi potrà fare davvero poco per ripararli e dare quelle risposte che i cittadini si attendono in termini di abbattimento delle liste di attesa, ritorno alla piena funzionalità dei pronto soccorso e riduzione della mobilità passiva».
Alessandro Luzi
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