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Malattie infiammatorie croniche intestinali, a Fermo il convegno regionale per capire come gestirle (Videointervista)

FERMO - All'Hotel Astoria i massimi esperti sull'argomento si sono riuniti per il corso. Macarri (direttore Uoc Gastroenterologia del Murri): «Non allarmarsi e affidarsi a centri specializzati». Piergallini (responsabile Ibd Unit dell'ospedale fermano): «L'obiettivo è portare il paziente ad avere una qualità di vita il più normale possibile»

di Matteo Malaspina

Questa mattina all’Hotel Astoria di Fermo si è aperto il corso IgIbd per la gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali nelle Marche organizzato da Healt Meeting Group. Presenti i più autorevoli esperti regionali e non solo, come testimonia la presenza del dott. Paolo Gionchetti del Sant’Orsola di Bologna con la lettura ”Il futuro è qui”.

Il convegno si è protratto fino al pomeriggio, con una serie di interventi sulle tematiche delle malattie croniche intestinali, affrontando tematiche quali la terapia, la qualità della vita del paziente e l’alimentazione. A moderare il tutto c’era il professor Giampiero Macarri, direttore dell’Unità Operativa Complessa di gastroenterologia dell’ospedale Murri di Fermo. Un’unità operativa che rappresenta un’eccellenza italiana vista la certificazione ottenuta pochi mesi fa. Al convegno ha preso parte anche il direttore generale Ast Fermo, il dottor Gilberto Gentili, che ha portato i saluti della sanità fermana agli intervenuti complimentandosi per la rilevanza dell’evento organizzato nel nostro territorio.

Il professor Giampiero Macarri

«Le malattie infiammatorie non sono neoplastiche e non infettive, e colpiscono soprattutto l’intestino ma non solo. Ne sono due essenzialmente, la colite ulcerosa (retto e colon) e la malattia di Crohn (che può colpire, usando un’espressione scolastica ”dalla bocca all’ano”). Possiamo dire che sono malattia simili ma hanno alcuni aspetti che le differenziano – spiega il professor Macarri che illustra poi come comportarsi quando si hanno alcuni segnali -. I sintomi più comuni sono diarrea con sangue (diarrea cronica che duri diverse settimane, non quella di un paio di giorni), dolore addominale, artriti migranti, febbre e anemizzazione. Non bisogna però prendere il singolo sintomo e allarmarsi, e quando compaiono questi segnali dobbiamo sentire il medico di medicina generale e, se c’è necessità, affidarsi ad un centro che si occupi di queste malattie. A Fermo abbiamo una struttura all’interno della Uoc Gastroenterologia del Murri che si occupa di questo, affidata alla dottoressa Simona Piergallini. Si tratta della Ibd Unit a cui partecipano diversi specialisti perché queste due malattie possono avare manifestazioni che vanno al di fuori dell’intestino (problematiche di tipo reumatologico, chirurgiche, nutrizionali o oculari)».

Ad entrare nello specifico del convegno è stata proprio la dottoressa Simona Piergallini, responsabile scientifica e rappresentante regionale del corso, nonché responsabile dell’unità operativa semplice che si occupa della gestione di questo tipo di malattie al Murri insieme all’équipe di specialisti dell’Ibd Unit.

La dottoressa Simona Piergallini

«Queste malattie debbono essere gestite con una presa in carico il quanto più possibile completa ed è importante gestirle all’interno di un gruppo multidisciplinare, come la nostra Ibd Unit presente nell’ospedale a Fermo – spiega la dottoressa che parla poi della qualità di vita di un malato cronico e dell’alimentazione – Proprio oggi abbiamo trattato l’argomento della qualità della vita di un paziente malato. L’obiettivo della nostra terapia è quello di risolvere non solo le problematiche d’organo ma fare in modo che il paziente abbia sintomi sempre più lievi potendo tornare così a una qualità di vita quanto più normale ed accettabile possibile. Per quanto riguarda l’alimentazione, negli ultimi periodi si sta sempre di più sottolineando l’importanza della nutrizione, vista come fonte di prodotti ad attività terapeutica antinfiammatoria. Non esiste una cattiva alimentazione colpevole di questo sviluppo di patologie ma nella fase acuta si deve avere una riduzione di fibre per ritornare nella fase di cronicità ad un alimentazione mediterranea e sana».



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