di Matteo Malaspina
La rissa avvenuta qualche settimana fa al Terminal Dondero (come riportato da Cronache Fermane, ndr) e immortalata in diversi video poi diffusi sulle chat di WhatsApp ha avuto dei risvolti abbastanza significativi per l’aggressore e per gli autori dei filmati. La ragazzina che si vede che prende per i capelli una coetanea e la sbatte a terra e due compagne che hanno ripreso la scena per poi divulgare i video in gruppi di messaggistica, sono state raggiunte da un atto di ammonimento emesso dal Questore di Fermo. La misura è un avviso ufficiale che il Questore fa nei confronti di persone che commettono determinate tipologie di reato per proporre via amministrative piuttosto che penali. Nel caso specifico, l’ammonimento riguarda i fatti di cyberbullismo, ovvero condanna quei atti di natura prevaricatoria che vengono veicolati attraverso la rete internet.
«Questi atti per cyberbullismo sono i primi tre che vengono emessi da quando esiste la Questura di Fermo. Dopo che il video è entrato in mio possesso, abbiamo attivato un’indagine e siamo riusciti a risalire alla scuola e, contattando la dirigente, abbiamo avuto i nominativi della vittima e abbiamo contattato la mamma. La signora è venuta in Questura, le abbiamo esposto tutte le forme di tutela e ha fatto un’istanza di ammonimento per quanto riguarda il contenuto del video, mentre
per l’aggressione si è rivolta ad altre sedi – spiega Francesco Costantini, dirigente della divisione anticrimine -. Nel video si vede una ragazza che picchia un’altra ragazza, alcune compagne che non muovono un dito e, anzi, incoraggiano l’amica e alcune persone hanno deciso di immortalare la scena con un filmato per poi diffonderlo. Non siamo risaliti ancora all’identità di chi ha girato il video che poi è diventato virale, mentre abbiamo individuato l’aggressore e altre due compagne che, si vede, stavano anch’esse girando alcuni video. Per loro è scattato l’ammonimento che però cesserà al raggiungimento della maggiore età».
Le ragazze, due residenti nel Fermano e una nell’Ascolano, dovranno seguire anche un percorso di recupero dove, si auspica, vengano seguite dalla famiglia perché «l’apporto dei genitori è fondamentale», aggiunge Costantini. Lo scopo è quello di invitare le ragazze a desistere da ulteriori azioni per non incorrere in pene più severe come l’inibizione dell’accesso a internet o, addirittura, misure più incisive come querele.
La vittima è invece una ragazzina del Maceratese, che per almeno dieci giorni non è tornata a scuola temendo ritorsioni o, peggio, derisioni vista la spettacolarizzazione della scena che è circolata da telefonino a telefonino. Il danno, dunque, non sono tanto le percosse (la ragazza ha avuto 7 giorni di prognosi) ma soprattutto la componente psicologica.
Importante è stato anche il ruolo che ha giocato la scuola che ha dato «un apporto eccezionale» secondo Costantini. La dirigente scolastica è intervenuta spiegando come l’istituto si è mosso, intraprendendo «azioni di sistema per la prevenzione attraverso interventi formativi nelle classi, interventi educativi e un curricula di educazione civica e azioni in relazioni a specifici eventi (questo è il caso) con provvedimenti disciplinari che hanno un effetto educativo».
Il contrasto al bullismo e al cyberbullismo deve prevedere, dunque, forme di contrasto integrate che partano dalla scuola, alla famiglia, alle istituzioni, ma è importante anche il ruolo che gioca lo psicologo. Queste figure professionali sono presenti nelle scuole, con le Marche che sono la prima regione d’Italia con una legge sulla psicologia scolastica e finanziano gli istituti per avere uno psicologo a disposizione degli studenti.
«Lo psicologo fa un lavoro ampio con il personale, i ragazzi e le famiglie e andiamo a lavorare sulle emozioni degli adolescenti per cercare di intervenire preventivamente e intercettare i disagi – spiega la presidente dell’ordine degli psicologi delle Marche Katia Marilungo -. In questo caso specifico è importante fare un focus psicologico. Il bullismo c’è sempre stato ma il cyberbullismo è una cosa dilagante che causa problemi psicologici più gravi. Non ci si rende conto che quello che mettiamo online parla di noi tanto quanto le nostre azioni. È importante educare i ragazzi perché non si rendono conto che quel video girerà per molti anni e sarà un’etichetta che potrebbe ripresentarsi in un contesto di luogo di lavoro. Molti adolescenti vivono una scissione tra il mondo reale e virtuale e dietro questi eventi c’è una forte leggerezza da parte degli adolescenti».
Presa per i capelli e sbattuta a terra. Aggressione choc dopo la scuola, ora c’è la denuncia
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