di Matteo Malaspina
La faccia ce l’ha sempre messa, sia dopo la vittoria con Pontedera sia a margine della sonora sconfitta per 4-0 contro il Cesena. Manuel Giandonato sia nella buona che nella cattiva sorte non si è mai sottratto ai microfoni, sempre con spirito serafico e con lucidità, analizzando il momento difficile dei gialloblu con la convinzione che questo gruppo prima o poi ne sarebbe venuto fuori. E dopo la bella prestazione di domenica scorsa nel derby contro l’Ancona pareggiato per 1-1, il capitano ne è ancora più convinto.
«Le prestazioni precedenti non sono state del tutto negative ma altalenanti nella partita stessa (vedi Ferrara dove abbiamo fatto un buon primo tempo e calati nella ripresa e contro l’Entella dove abbiamo sofferto i primi 20 minuti poi siamo cresciuti). Domenica c’è stata una situazione ambientale che ha agevolato la prestazione nostra, con un pubblico importante e spettacolare che ci ha trascinato. La squadra sta acquisendo consapevolezza di quello che siamo perché non siamo una rosa da ultimo posto e stiamo iniziando a capire cosa chiede il mister e cosa chiede la piazza, ovvero lo spirito battagliero in campo. Mi auguro che questa è una piccola scintilla che può tornare a far ardere un fuoco» ha detto Giandonato in diretta sulla trasmissione radiofonica ”Salotto gialloblu” di ieri su Radio Fm1.
Il mediano canarino, intervistato dallo speaker della Fermana, Paolo Rocchi e dagli ospiti in studio (l’opinionista Francesco Alberti e il giornalista Daniele Iacopini), ha toccato diversi argomenti, dal periodo di Bruniera a discorsi di natura tattica, fino a spiegare la sua ricetta per risollevarsi da un ultimo posto che sta diventando pesante: «Questi sono momenti di difficile gestione sia dentro che fuori dal campo. In questi giorni ho detto ai ragazzi che nel calcio la cosa peggiore è perdere la partita. Vero è che una sconfitta ci pesa il triplo ora, ma per recuperare bisogna vivere tutto con serenità. I ragazzi giovani hanno bisogno di avere serenità e la tranquillità di poter sbagliare. La Fermana ha la necessità di sbagliare il meno possibile, far punti e far giocare i giovani che vanno aiutati dal punto di vista mentale. Devono tirare fuori le proprie qualità senza avere pressione»
Un passaggio anche sulla sostituzione di domenica: «Era la terza partita in una settimana e non ho saltato un minuto da inizio campionato: giusto riposare. Se il mister pensa che quella sostituzione sia stata fatta per portare un vantaggio alla squadra, io sono sempre a disposizione. Importante è che la squadra porti a casa la salvezza, con Giandonato in campo o no».
E se ad Olbia le teste erano basse e c’era sconforto, dopo il punto conquistato nel derby c’è fiducia per il proseguo del campionato. «La Fermana nelle prime 7/8 giornate ha incontrato le squadre più blasonate del campionato. Non mi è piaciuto però il modo con cui abbiamo perso perché siamo stati remissivi in alcune partite. Dopo Olbia abbiamo preso coscienza che siamo ultimi e le teste basse sono quelle di una squadra che si era resa conto che la prestazione non è stata all’altezza – continua Giandonato -. Questo gruppo ha valori morali alti, ragazzi che hanno calcato campi e palcoscenici diversi e sanno come si reagisce alle difficoltà e come se ne esce. Dobbiamo essere una squadra spavalda perché nelle nostre corde c’è quello di fare gioco con tutti».
E dal punto di vista tattico? «Il mister sta cercando di capire bene come sfruttare al meglio le capacità dei ragazzi che abbiamo in avanti. Tilli domenica ha giocato la sua prima partita, Semprini ha dimostrato che ha una gamba importante, Eleuteri anche e Pinzi è rapido nel breve. Mi devo adattare ai ragazzi con cui gioco ed è un processo di crescita che stiamo facendo adesso. Abbiamo determinate caratteristiche e non è una questione di modulo ma di come si affronta la gara. Riguardo sempre le partite e mi sono accorto che andiamo in difficoltà quando perdiamo palla. Domenica abbiamo fatto una prestazione importante perché le distanze sono state giuste e siamo riusciti a proporre il nostro gioco».
Con Bruniera nessuna ruggine perché «non c’è qualcosa in particolare che non è funzionato. Siamo partiti dieci giorni dopo le altre società, il mister ha dovuto comprimere un lavoro fisico in pochi giorni. Non eravamo pronti per quello che chiedeva lui e forse non lo abbiamo capito, così io e i ragazzi ci siamo assunti le nostre responsabilità».
Ora arriva una serie di partite da dentro o fuori che possono dire molto sul futuro della Fermana. «Bisogna porta in campo il nostro dna e portare a casa punti per spostare la classifica e accrescere il morale. Il nostro è un gruppo sano che ha voglia di lavorare e mettersi in mostra. Come tutti i gruppi, nel calcio c’è bisogno che diventi squadra e per questo ci vuole tempo. In questo momento abbiamo bisogno di prestazioni come quelle di domenica per cementare il nostro credo all’interno dello spogliatoio».
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