«Stupisce leggere sui media locali, in questi giorni, dichiarazioni compiaciute degli assessori regionali Antonini e Baldelli su opere viarie dalle quali, a loro dire, verrebbero positive ricadute anche per il Fermano. Intervengo da cittadino, a titolo personale, per evidenziare come ciò non risulti affatto vero». Inizia così la riflessione a tutto campo di Alberto Palma, volto noto del Fermano, presidente della Carifermo ed ex amministratore da sempre attento alle dinamiche legate al territorio ma che, in questo caso, rimarca di parlare a titolo squisitamente personale, da cittadino.
«Potrebbe dipendere dalla scarsa (o nulla) conoscenza, da parte dei due assessori, della secolare arretratezza viaria del Fermano. Tuttavia ritengo più grave la supina acquiescenza con cui il fuorviante loro messaggio sembra accettato da quasi tutte le rappresentanze politiche del Fermano, ad ogni livello».
Capitolo terza corsia dell’autostrada: «Sull’A14, il tracciato autostradale così costiero (in alcuni tratti che ci interessano risulta addirittura contiguo alla SS16 e Ferrovia) fu un errore fin dalle origini. Quello Fermano, allora privo d’una sua identità, è stato il territorio che di tale errore più ha pagato le conseguenze in termini di eccessivo carico sulla costa ed assenza di sviluppo nelle sue aree interne, a causa di un’inadeguata viabilità a “pettine” sulle valli del Tenna e dell’Aso. A questi problemi, annosi ed evidenti, il mero allargamento a 6 corsie dell’autostrada non porterà alcuna soluzione. Ma tant’è: l’allargamento probabilmente si farà e dovremo sobbarcarci ancora dieci anni dei relativi lavori, proprio ora che stanno per terminare finalmente quelli di manutenzione. Non varrebbe allora la pena di riflettere meglio sull’opportunità di un arretramento autostradale, tanto più visto che anche l’alta velocità ferroviaria dovrà seguire un nuovo tracciato più interno?».
In questi giorni, dopo la presentazione del Piano Infrastrutture 2032 della Regione, è tornata sotto i riflettori anche la Mezzina: «Avrebbe dovuto collegare Ascoli alla parte settentrionale dell’allora suo territorio provinciale, ma è rimasta una chimera. Decenni fa ne furono realizzate soltanto le due estremità, peraltro – rimarca Palma – lesinando troppo sulle spese, tanto che ben presto si sono avuti avvallamenti e frane. Oggi, guarda caso, ci si attiva per rimediare solo nel tratto di Offida mentre non si procede per il completamento nel tratto centrale mancante, quello che sarebbe di indubbia maggiore utilità, come pure per i lavori di manutenzione indispensabili tra Campiglione e Casette d’Ete. Ma, nella molteplicità dei problemi, quello più grave sta nell’assenza di una qualche prospettiva, neppure a livello di larga massima, d’una moderna viabilità sulla valle del Tenna, colonna vertebrale di questo territorio costretto tuttora a gravare sulla vetusta Faleriense, un tempo statale ma oggi di fatto degradata quasi a strada urbana, incapace di sopportare il gran traffico che vi scorre a fatica. Talvolta si è sentito e si sente ancora parlare di “Mare-Monti” ma non sono che chiacchiere se è vero che neppure si conosce dove tale sognata arteria dovrebbe passare nel tratto nevralgico tra Servigliano e Campiglione. Solo un pochino meglio sta la Valdaso, comunque bisognosa di adeguamento in più tratti. La “Pedemontana” che attraverserà Amandola sarà senz’altro un’ottima cosa di cui beneficeranno le aree più interne ma non può certo bastare quale unica effettiva risposta alle gravi urgenze di ammodernamento della viabilità complessiva del Fermano, le cui carenze non hanno eguali in altri territori delle Marche. Ecco perché appare fuori luogo, se non addirittura beffardo, affermare che in questo campo si stiano fornendo risposte adeguate ed eque anche al Fermano. Pesa forse la carenza di un assessore che ci rappresenti nella giunta regionale? È indispensabile – conclude Palma – un risveglio civico, una maggior presa di coscienza e un approfondimento su queste tematiche di importanza vitale, un minimo di visione strategica per provare a fermare e invertire il progressivo decadimento di questo sistema socio-economico, un tempo fervido e trainante, che risulta oggi molto indebolito proprio perché privo di moderne ed adeguate infrastrutture di collegamento».
Piano delle Infrastrutture, Antonini: «Priorità assoluta la terza corsia dell’A14»
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