«Purtroppo eravamo stati facili profeti quando lo scorso anno avevamo denunciato come la riorganizzazione della sanità marchigiana, con l’abolizione dell’Asur e l’istituzione delle Ast, avrebbe avuto ricadute dannose sulla qualità dei servizi per i cittadini, non potendo garantire nei fatti né l’autonomia organizzativa né quella finanziaria. Oggi, di fronte all’addio del direttore Gilberto Gentili, abbiamo un’ulteriore certezza: quella pseudo riforma non solo non dà risposte ai marchigiani sul diritto alla salute in un momento in cui occorrerebbe mettere in campo provvedimenti per abbattere le liste di attesa, assumere personale sanitario, potenziare la medicina del territorio e ridurre la mobilità passiva, ma è riuscita a conseguire l’unico obiettivo di alimentare gli scontri di potere tra le forze della maggioranza o, come nel caso di Fermo, addirittura tra le correnti di un unico partito, con logiche che ricordano il peggior consociativismo della Prima Repubblica”. A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico, Fabrizio Cesetti dopo la notizia dell’addio di Gilberto Gentili all’Ast di Fermo.
«Dopo aver fatto di tutto per cacciare Livini – continua Cesetti – il centrodestra ha dato il via a un indecoroso valzer per mettere prima Grinta alla guida della Area vasta 4, poi sostituirlo al momento del passaggio ad Ast con Gentili, dopo un durissimo scontro all’interno della Lega tra l’onorevole Carloni e Lucentini, e infine ipotizzare oggi di nuovo il nome di Grinta, a seguito delle annunciate dimissioni per pensionamento di Gentili. Ma davvero qualcuno può credere che si possa governare così la sanità marchigiana? Con metodi che pongono la salute dei cittadini all’ultimo posto? E purtroppo non si può neppure dire che Fermo sia un caso isolato, perché quanto sta avvenendo qui in queste ore, lo abbiamo già visto negli scorsi giorni in provincia di Macerata. In questo caos fa terribilmente rumore il silenzio del presidente Acquaroli e dell’assessore Saltamartini, che questo scempio amministrativo lo hanno pensato e imposto ai marchigiani, ma anche quello del neo sottosegretario Salvi, chiamato dal centrodestra a risollevare una sanità che sta affondando a causa delle leggi regionali approvate negli ultimi tre anni, non certo, come dicevano all’inizio della legislatura certi consiglieri, per i provvedimenti assunti dal precedente governo Ceriscioli».
«Ammesso e non concesso – conclude Cesetti – che le ragioni dell’addio di Gentili siano legate al suo pensionamento a fine anno, la domanda sorge spontanea: è possibile che né Acquaroli né Saltamartini, al momento della sua nomina a direttore della Ast 4, abbiano pensato all’inutilità e al danno che avrebbe provocato un incarico per pochi mesi a una persona prossima a lasciare il lavoro? Eppure, tutti sanno che la stabilità organizzativa è alla base del buon funzionamento di ogni struttura amministrativa, e ancor di più se si tratta di una struttura che si occupa di temi complessi come quello della sanità. Spero che il presidente e l’assessore siano in grado di spiegare quanto sta accadendo a Fermo e altrove. Questo continuare a far finta di nulla non è giusto né per i cittadini, né per il personale sanitario, ma sporca l’immagine istituzionale della Regione Marche, percepita ormai come un ente incapace di governare i processi della sanità pubblica».
Il direttore Ast Gentili va in pensione, ipotesi Grinta-bis per la sanità fermana
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