Domani e domenica presso il Palace David hotel di Porto San Giorgio, si svolgerà il terzo incontro incentrato sull’attività di promozione in Avis promosso dalle Avis regionali di Marche, Umbria e Abruzzo.
Dopo aver affrontato il tema della promozione nelle scuole e la promozione nell’innovazione dei linguaggi, verrà affrontato il tema relativo alla promozione per la realizzazione di un evento, appunto, promozionale.
Un’associazione di volontariato ha il dovere di comunicare all’esterno la propria missione, i valori, le attività e i progetti che vengono realizzati per generare relazioni di fiducia, sensibilizzare la popolazione su certi temi al fine di raccoglierne il consenso e sfruttare le risorse adeguate per raggiungere gli obiettivi prefissati e contribuendo così allo sviluppo positivo della società. Una buona comunicazione può far avvicinare nuovi volontari, può aumentare il numero delle donazioni. Ma per le piccole realtà? Le associazioni di piccoli Comuni? Spesso ci sono altre priorità e la comunicazione richiede troppo tempo, troppa competenza per essere curata con continuità e portare risultati. Il corso di formazione cercherà di dare risposte anche attraverso il contributo derivante dal lavoro che domenica terrà impegnati piccoli gruppi.
«La comunicazione rappresenta l’unico vero elemento che consente la costituzione e il mantenimento di una società e non a caso lo ritroviamo in tutti gli ecosistemi del nostro sistema Terra – dice Franco Rossi vicepresidente vicario dell’Avis Provinciale di Fermo- Saper comunicare diventa quindi momento obbligatorio perché i bisogni, le emozioni, le informazioni possano transitare tra tutti i soggetti coinvolti in un determinato contesto spazio-temporale. Il corso si propone come obiettivo quello di costruire e rendere efficace una comunicazione che può essere definita aumentativa perché prevede la messa in campo, simultaneamente, di strumenti alternativi a cui si associano simboli e linguaggi che restituiscono, amplificandolo, il significato dell’oggetto presentato. Maggiore impegno deve essere messo nel post evento per conoscere e valutare il risultato prodotto di quanto realizzato. Tutto questo consente di verificare l’efficacia e la validità dell’utilizzo del processo comunicativo impostato. All’interno di questo processo, a mio avviso, bisognerebbe introdurre una riflessione su chi e su cosa contribuisce a rendere positivo il risultato dell’evento divulgativo. La nostra associazione nasce con lo scopo di promuovere la donazione di sangue intero e dei suoi componenti, quali il plasma e le piastrine, contribuendo alla realizzazione di una rete di persone disposte a migliorare la vita di chi è malato. Chi raccoglie questo appello si sente sicuramente già parte di questo mondo consapevole che diverrà concreto solo nel momento in cui si realizzerà il transito dalla sua condizione di aspirante a quella di donatore. Quest’ultimo passo quindi rappresenta, a mio avviso, il risultato di tutto lo sforzo promozionale messo in campo. Tutto questo comporta che al nostro impegno, rivolto agli aspiranti donatori, si associno – continua Rossi – altri sforzi, anche “volontaristici”, di altri interlocutori che, di fatto, chiudono il cerchio della donazione: il referente pubblico che nel caso del nostro territorio si identifica con il Piano Sanitario Regionale. Il pubblico servizio risponde a regole che purtroppo non consentono la trasmigrazione veloce dell’aspirante donatore al donatore effettivo. La consacrazione dell’idoneità passa attraverso tempi ed ostacoli che il pubblico impiego presenta. Dico questo perché un aspirante donatore che resta troppo a lungo in questa condizione può “spirare” e conseguentemente compromette tutto il tempo e il lavoro che le associazioni hanno dedicato all’evento per promuovere Avis».
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