«Lo scorso 25 ottobre la giunta della Regione Marche ha adottato il Piano Infrastrutture 2032 che ora dovrà svolgere tutto il suo iter per arrivare all’approvazione definitiva. E’ questo pertanto il tempo per le osservazioni che la Comunità e gli organi preposti possono presentare». Inizia così una nota sul tema infrastrutture, del presidente della Fondazione San Giacomo della Marca e del Comitato Arretramento A14 e FS Marche sud, Massimo Valentini.
«Dapprima occorre esprimere apprezzamento per la definizione di questo Piano che indica delle priorità strategiche e le iniziative di sviluppo infrastrutturale conseguenti. Non si poteva continuare a non avere un piano strategico che inevitabilmente depotenziava la capacità di avere un ruolo attivo nelle scelte infrastrutturali nazionali che impattano pesantemente sulla realtà locale. Sono condivisibili le priorità date che possono essere riassunte nel riconoscimento del ruolo strategico dell’hub intermodale di Ancona, la partecipazione alle reti Tnt europee sia per quanto riguarda la dorsale baltico/adriatica che la nuova richiesta che collega Oriente/Atlantico, la creazione di una rete infrastrutturale a maglia e la realizzazione di infrastrutture sicure e sostenibili. Relativamente a questo ultimo aspetto vanno evidenziate delle criticità che se superate possono attuare gli obiettivi strategici dichiarati senza entrarne in contrasto. Il Piano è da una parte in attuazione di progettualità e realizzazioni in corso, dall’altra indica gli obiettivi che dovranno essere perseguiti, ma su cui mancano ancora fondi e progetti. Il coinvolgimento nelle grandi progettualità nazionali è assolutamente strategico e da questo punto vista assume particolare rilevanza l’atteso primo studio di fattibilità per l’arretramento ferroviario relativo all’Alta Velocità, ai treni merci veloci che condizionerà le modalità di realizzazione della rete infrastrutturale trasversale della regione, come pure la progettazione preliminare che Aspi sta predisponendo relativamente alla terza corsia da Porto Sant’Elpidio verso sud secondo la sua ipotesi, fatta propria dalla Regione, che prevede terza corsia da Porto Sant’Elpidio a Pedaso e un mini arretramento di un senso di marcia da Pedaso a San Benedetto del Tronto. Occorre rilevare che le necessità strategiche dello sviluppo territoriale delle Marche sud non possono essere stabilite da un ente gestore di una rete infrastrutturale, ma necessariamente devono essere enunciate dalla Comunità di riferimento e dalla politica che la rappresenta. Da tempo – continua Valentini – è stato proposto nella Comunità di valutare anche l’ipotesi di un arretramento integrale dell’A14 da Porto Sant’Elpidio e San Benedetto del Tronto in modo da salvaguardare ambientalmente la costa e riconnettere le aree interne. Per questo si ritiene necessario un supplemento di istruttoria per far emergere dati sino ad ora non conosciuti in modo che dal raffronto tra l’ipotesi di Aspi e quella dell’arretramento integrale si possa arrivare ad una scelta consapevole da parte della Comunità e della Politica. Il primo punto da approfondire è il costo diretto dell’opera che varia tra le due ipotesi. Nel caso dell’ipotesi di Aspi occorre realizzare il costoso intervento proposto, ma anche i costi necessari per realizzare la Mezzina prevista nel Piano della Regione di cui invece non si avrebbe bisogno nel caso di arretramento dell’A14 e dei relativi caselli. Inoltre per il progetto di Aspi occorre conteggiare anche le opere compensative che i Comuni costieri richiederebbero per dare il loro assenso. Deve poi essere computata anche una serie di costi indiretti per valutare l’ipotesi Aspi. L’Istat ha stimato che solo nel 2022 si sono avuti 527 milioni di costi per gli incidenti nella Marche, quanti costi si avrebbero per l’inevitabile aumento di incidenti, morti, feriti, disagi nella circolazione nel tratto ove verrebbe realizzata la terza corsia con un cantiere che durerà 10 anni? Tra i costi indiretti occorre quantificare anche i costi dei rischi ambientali derivanti da una realizzazione della terza corsia in un tratto ove il Pai della Regione attesta la presenza di rischi grandi frane e dove i documenti ufficiali delle rilevazioni ambientali rilevano per la costa Marche Sud alti indici di inquinamento atmosferico, tenendo conto che con l’arretramento integrale a detta di autorevoli esperti avremmo un miglioramento sia del rischio idrogeologico che di quello dell’inquinamento. Infine occorre anche quantificare l’incremento dello sviluppo sociale che avremmo con lo spostamento dei caselli nelle aree interne tenendo conto che ambientalmente sarebbe molto più impattante realizzare la Mezzina interna prevista dalla Regione, che verosimilmente sarà tutta allo scoperto, rispetto all’arretramento dell’A14 che invece sarebbe in buona parte interrato. Solo alla luce della valutazione di questi dati le due soluzioni potranno essere paragonate e la scelta finale della Comunità e della politica adeguatamente ponderata per raggiungere un vero sviluppo sostenibile del territorio».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati