di Silvia Ilari
Questa mattina, nella cornice del Teatro comunale di Monte Vidon Corrado, è stato presentato alla stampa l’evento pensato per la celebrazione del decennale (14 dicembre) dell’apertura al pubblico della Casa Museo Licini che si è deciso di festeggiare domani.
Seimila visitatori nella sola estate del 2020, collaborazioni con l’estero e grandi musei, uno stretto rapporto con i collezionisti soprattutto marchigiani e milanesi: sono i dieci anni rinascimentali della Casa Museo Osvaldo Licini. Domani, si diceva, al via le celebrazioni, con la mostra Licini nelle collezioni marchigiane. In totale sono visibili 17 dipinti e due disegni. Alle 16,30 al teatro, dopo l’intervento del sindaco Giuseppe Forti, è prevista la proiezione di un video delle attività svolte dalla Casa Museo che anticiperà l’inaugurazione della mostra (che sarà visitabile fino al 14 gennaio). Nel pomeriggio in programma anche interventi musicali con il duo Saudade composto da Marica Lucarini al flauto traverso e Giordano Moriconi alla chitarra classica. Alle 18 brindisi inaugurale “per Osvaldo” mentre alle 18,30 visita della mostra alla Casa Museo.
A prendere la parola per primo, è stato il sindaco Giuseppe Forti: «Il 14 dicembre 2013 la Casa Museo è stata aperta, fin da subito, come un bene tutelato, per la fruibilità pubblica. Qui Licini era nato e poi morto nel 1958. All’apertura avevano lavorato in passato diverse amministrazioni, come quella di Germano Vitali e Andrea Scorolli. A quei tempi si verificò una congiunzione di interessi e d’intenti, tra Comune, Provincia e Regione».
Proprio la Provincia aveva qualche «competenza in più» sottolinea Forti, ricordando l’intervento dell’allora presidente Fabrizio Cesetti, e dell’assessore alla Cultura Giuseppe Buondonno, senza dimenticare l’assessore regionale Pietro Marcolini. In virtù del ruolo primario esercitato dall’ente locale a quel tempo, Forti ha ritenuto importante avere l’attuale presidente della Provincia di Fermo Michele Ortenzi, alla conferenza stampa.
Sempre Forti ha sottolineato: «Il Centro Studi opera sin dalla seconda metà degli anni ’80 e nel 1978 è stata allestita qui in teatro, che era un semplice salone, la prima mostra di opere di Licini. In seguito, all’apertura della Casa Museo hanno contribuito Caterina Celi Hellstrom, figlia della moglie di Licini, e altri eredi, da Livorno, che hanno donato delle opere tra cui Ritratto della madre»
«È stato un lavoro intenso durato dieci anni e quello che di solito è chiamato polo museale, in realtà è diventato un polo culturale. Questa non è una cattedrale nel deserto, è legno vivo» ci ha tenuto ad affermare il sindaco sul finale specificando come, nei piccoli borghi, simili realtà necessitino di un sostegno anche economico. Questo almeno per tenere aperte le strutture, ma anche per dare il giusto riconoscimento ai volontari.
La direttrice del Centro Studi “Osvaldo Licini” Daniela Simoni ha ripercorso quelli che sono stati i maggiori successi dei dieci anni appena trascorsi: dal successo di pubblico della mostra La regione delle madri nel 2020, passando per la collaborazione con il Guggenheim di Venezia e una nota collezione londinese. «Siamo oggi un punto di riferimento per chi vuole organizzare una mostra su Licini» ha sottolineato parlando dei numerosi passi avanti fatti e specificando come il Centro Studi faccia spesso da collante tra grandi musei e collezionisti. «Questo artista potrebbe essere un vero testimonial per le Marche perché ha scelto di vivere qui, ha valorizzato questo territorio, mantenendo contatti anche con intellettuali all’esterno, in un’ottica internazionale» ha chiosato.
Braccio destro di Daniela Simoni è Stefano Bracalente, vicedirettore del Centro Studi che ha parlato dello stretto rapporto con i collezionisti, che offrono le opere anche in comodato d’uso per lungo tempo. «Sono aumentati i collezionisti marchigiani, cosa che gratifica e rincuora per il futuro» ha affermato con ottimismo.
A rappresentare la Regione il consigliere Marco Marinangeli che ha portato i saluti dell’assessore Chiara Biondi. «L’essere presenti a momenti come questo aiuta a capire di più, a conoscere meglio le realtà, per poi poter utilizzare quelle leve che consentono di dare quel sostegno che il sindaco rivendica. Oggi la cultura è parte di una filiera ed elemento fondamentale per lo sviluppo di un territorio. Dobbiamo essere bravi a sostenerli. In questo senso, la politica dell’assessorato è stata quella di scegliere di finanziare le attività attraverso dei bandi. Una scelta che ha fatto aumentare il livello delle proposte sia in termini qualitativi che numerici. Fermo restando che, per alcune realtà, il sostegno deve essere strutturale. Da parte nostra c’è una piena apertura, sarò molto attento alla relazione dei tecnici perché riteniamo che queste eccellenze siano un elemento determinante per attrarre turisti».
Riallacciandosi a quanto detto da Forti, il presidente Ortenzi ha esordito sostenendo che «la premessa del sindaco ha spiegato la mia presenza, a testimonianza che dieci anni fa fu la Provincia a essere promotrice dei lavori e degli interventi di restauro. Oggi questo ruolo di guida purtroppo la Provincia non ce l’ha più. Speriamo ci possa essere un percorso che porti a una rivalorizzazione».
«Il sistema dei bandi sì porta sì a progetti migliori ma, d’altro canto, i Comuni più strutturati hanno possibilità maggiori di quelli più piccoli. Qui nei nostri borghi ci sono tante specificità, tante particolarità, tante bellezze artistico-culturali che devono assolutamente essere valorizzate. Osvaldo Licini è una di queste, è il nostro Leopardi».
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