Poco più di un mese è trascorso dalla pubblicazione della classifica delle imprese più grandi della regione Marche in termini di fatturato 2022 secondo la Fondazione Aristide Merloni. Tra queste la Eli Group-Eli Srl, fondata e guidata dall’elpidiense Maurizio Croceri, con sede a Civitanova Marche. Trattasi della quinta azienda nel settore “pelli e calzature” con oltre 92 milioni di fatturato. Un incremento del 26,5% rispetto al 2021 e la proiezione a superare i 100 milioni nel 2024. Ma la cosa che più colpisce è il fatto che l’azienda solo 7 anni fa registrava un fatturato di circa 8 milioni. Una crescita esplosiva che Maurizio Croceri attribuisce alla strategia di abbandonare il tradizionale licensing per abbracciare il progetto di joint venture come già dichiarato a Cronache Fermane.
La sfida attuale per la Eli Group è, ora, quella di gratificare i clienti mantenendo un prezzo calmierato delle calzature senza mai tralasciare la qualità del prodotto.
«Non è certo un mistero – commenta Maurizio Croceri – Siamo in un momento storico in cui il potere di acquisto della moneta è diminuito di molto. Le famiglie faticano e le prime spese che vengono sacrificate sono quelle che qualcuno potrebbe definire “superflue”. Ma non dovremmo mai dimenticare che non è superfluo il “sentirsi bene”. Lo stato d’animo va sempre curato, soprattutto oggi. Ora, quindi, la nostra sfida è quella di realizzare un prodotto che abbia un buonissimo rapporto qualità-prezzo in modo che i nostri clienti non debbano rinunciare alla loro gratificazione e alla scelta di prodotti di qualità».
Questa scelta potrebbe rallentare gli obiettivi aziendali?
«Non credo e spero di no. Eli Group prevede di raggiungere i 95 milioni di euro di fatturato in chiusura di questo anno. La campagna vendite per la primavera-estate delle calzature Pinko Shoes è proiettata a registrare un aumento del 150%, di cui l’80% nel wholesale. Un grande risultato legato a un prodotto premium progettato e realizzato con un eccellente rapporto qualità-prezzo. Fino a qualche anno fa, il nostro prodotto era prettamente femminile mentre oggi possiamo contare anche sulla linea sneakers uomo. Rimanere concentrati sul consumatore è il punto di forza che ci permette di esaltare l’unicità dei nostri clienti. Continuiamo ad adottare una strategia aziendale che ci impone una piattaforma produttiva forte, strettamente legata al territorio, ricordando che è fondamentale accorciare la filiera, monitorare costantemente il sell out, essere rapidi e flessibili in tutte le azioni».
Una crescita incredibile in meno di un decennio. Quanto conta la capacità innovativa nel settore?
«Per noi è un aspetto fondamentale. In tal senso, non ci fermiamo mai. Porto come esempio la collezione invernale 2024 che rappresenta un’evoluzione significativa visto che verrà prodotta completamente in Eli Factory con macchinari di ultimissima generazione, con personale altamente qualificato e l’applicazione di rigorosi metodi artigianali che possano garantire un’alta qualità. È così che possiamo presentare una delle ultime novità in casa Eli: la collezione di sneakers con il marchio “Enterprise Japan”, un brand di nuove sinergie creative che sposano il concetto storico e simbolico della sneakers».
In un momento così delicato e rischioso per l’economia, avete quindi continuato ad investire nell’innovazione?
«Non si può farne a meno se si vuole crescere e se si vuole essere competitivi nel mercato della moda. Le attrezzature tecnologicamente avanzate riescono a garantire alti standard qualitativi nel processo completo che va dalla progettazione alla produzione. Torniamo sull’esempio di “Enterprise Japan”: la decisione di produrre le sneakers in-house presso l’Eli Factory è un passo decisivo per avere il controllo di tutto il ciclo produttivo in termini di qualità. Ed è possibile grazie a questo nuovo impianto all’avanguardia e a mano d’opera altamente specializzata. Riusciamo così a soddisfare le aspettative dei consumatori più esigenti che, come dicono i numeri, crescono sempre più. Senza investimento nell’innovazione non potremmo farlo».
Più volte è stata citata la mano d’opera altamente specializzata ma sappiamo bene che questo punto costituisce un fattore problematico per il vostro settore…
«Purtroppo è così. Spesso sembra che i giovani non siano più interessati a imparare questo mestiere. La qualità del lavoro è fondamentale ma trovare personale qualificato è per noi sempre più difficile. Per quanto ci riguarda, investiamo non solo in innovazione ma anche nella formazione e nelle risorse umane, che rappresentano di certo una delle nostre priorità, oltre che nella valorizzazione del lavoro artigianale che pensiamo sia fondamentale anche per il futuro. Per questo abbiamo creato nuovi spazi all’interno degli headquarters. Ad esempio, una sala attrezzata polifunzionale che usiamo anche per le presentazioni delle collezioni e il nuovo ristorante “Eli Food”, dove poter condividere le passioni culinarie ed enogastronomiche. Cerchiamo, insomma, di creare sempre i presupposti per lavorare in un luogo che sappia sviscerare il valore di quel che facciamo ma che sia anche fulcro di relazioni e scambi tra i nostri collaboratori».
Uno sguardo al futuro: oltre alla crescita di fatturato, per il prossimo anno cosa vi aspettate?
«Anche se viviamo in un momento storico pieno di incertezze, ci sono tutti i presupposti per fare bene. Per il 2024 ci prefiggiamo tanti piccoli traguardi da raggiungere che vanno, di certo, oltre il fatturato: l’ampliamento delle collezioni donna Liu Jo e Pinko, l’evoluzione tecnica, l’efficienza produttiva…Ma, soprattutto, riteniamo che oggi, vincere la sfida di mantenere un prezzo calmierato possa rispondere alle esigenze dei nostri consumatori rendendo, di fatto, la moda un obiettivo personale raggiungibile e sostenibile».
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