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Schiaffo “patrimoniale” al capo di uno dei due clan in guerra per il monopolio dello spaccio a Lido Tre Archi. I retroscena del sequestro (Video)

FERMO - I risvolti e i dettagli che hanno portato ad effettuare il primo provvedimento di misura patrimoniale, disposto dal Questore, nel Fermano. Il soggetto raggiunto dal provvedimento è ritenuto dagli inquirenti della Polizia il capo di uno dei due sodalizi criminali che si contendono la piazza di spaccio di Lido Tre Archi. Si tratta di due magrebini. L'altro è in carcere ed è stato sottoposto a Sorveglianza speciale. Il dirigente dell'Anticrimine, Francesco Costantini: «Sequestrati un appartamento, due conti correnti e una moto. Nella casa c'erano due persone con un cane. Una delle due sarà denunciata per violazione del Daspo urbano»
Sequestro patrimoniale a Lido Tre Archi. Il punto del dirigente dell'Anticrimine, dott. Costantini

Il dirigente dell’Anticrimine, Francesco Costantini

di Giorgio Fedeli

Un colpo “patrimoniale” a uno dei due capi, entrambi magrebini, di altrettanti sodalizi criminosi in lotta per aggiudicarsi la piazza di spaccio di Lido Tre Archi. E’ quello inferto ieri dalla Polizia di Stato con il sequestro di tutti i beni intestati a quel soggetto finito nel mirino della Questura. Non un maxi sequestro, vero. Parliamo di un immobile del valore di circa 60 mila euro in via Togliatti, di una moto di grossa cilindrata del valore di circa 5mila euro e di due conti correnti con circa 5mila euro, per un valore complessivo di 70 mila euro. Si diceva, non un grande valore patrimoniale ma sicuramente un messaggio deflagrante per la criminalità: ora anche la Polizia di Fermo (di solito siamo abituati a vedere la Guardia di Finanza ad apporre simili sigilli) è intenzionata a colpire i criminali dove “il dente duole”, ossia sui capitali: «Sì perché quello fa più male del carcere» puntualizza il dirigente dell’Anticrimine, Francesco Costantini. E’ stato proprio lui questa mattina a presiedere la conferenza stampa in cui sono stati forniti tutti i dettagli di quella che sostanzialmente è una strategia nuova nella lotta alla criminalità nel Fermano.

«La divisione Anticrimine della Questura di Fermo ieri ha notificato un provvedimento di sequestro del patrimonio, parliamo di un appartamento, di due conti correnti e di una moto di grossa cilindrata, a un pluripregiudicato domiciliato a Lido Tre Archi. E’ il primo provvedimento di misura patrimoniale, disposto dal Questore (che, in base al codice antimafia, in questo caso può procedere al pari del Procuratore), ed effettuato in provincia di Fermo. Si vuole dare un grosso segnale a chi delinque e vive di proventi di attività illecite perché l’aggressione ai patrimoni conseguiti con attività illecite è una delle forme strategiche per contrastare la criminalità» i dettagli di Francesco Costantini.

E dall’operazione della Polizia emerge anche un quadro ben chiaro del tessuto criminoso che attanaglia il rione costiero di Fermo: «Il destinatario del provvedimento è un pluripregiudicato – spiega il dirigente dell’Anticrimine – per reati in materia di sostanze stupefacenti. Ed è a nostro avviso il capo di uno dei due sodalizi criminali in guerra per il controllo della piazza di spaccio nel quartiere. Il capo del clan rivale è in carcere ed è stato di recente sottoposto a sorveglianza speciale. Quando uscirà e tornerà a Lido Tre Archi, per lui scatterà l’obbligo di soggiorno nell’Ascolano (il suo è uno dei nomi spuntati in un’articolata indagine che ha portato, lo scorso anno, all’esecuzione di 11 ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Tre Archi”)».

 

L’indagine della Polizia, con il contributo della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno (quando è scattata non c’era ancora il Gruppo delle Fiamme gialle di Fermo) ha fatto registrare un’accelerazione circa un anno fa. E in due distinte operazioni, “Spada” e “Tifone”, è spuntato il nome del soggetto a cui ieri sono stati sequestrati l’appartamento, i conti e la moto. «Con le indagini ci siamo spinti anche all’estero – aggiunge Costantini – il soggetto da tempo è dedito ad attività illecite. La compagna e il cognato sono in carcere e lui è uscito da poco».

Ieri, quando la Polizia ha fatto irruzione nell’appartamento, ha trovato al suo interno due soggetti che non avevano alcun titolo giuridico per stare in casa. «Alla fine abbiamo scoperto che erano lì per tenere un pittbull del peso di circa 60 chili di proprietà del proprietario della casa. Si sa, infatti, che ormai se si vuole fare il capo a Lido Tre Archi, non si può non avere un animale di quella stazza. Il cane è stato temporaneamente dato in affido. Una delle due persone che erano in casa verrà anche denunciata perché stava violando il daspo urbano».

Simili sequestri patrimoniali avvengono “inaudita altera parte”. Ora i beni sono affidati a un amministratore e poi scatterà il processo per il proprietario: «Noi – confessa Costantini – auspichiamo che arrivi la confisca definitiva che comporterebbe l’immissione dei beni nel patrimonio dello Stato, per sempre».

La conferenza stampa di oggi

Insieme alle altre forze di polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, la Polizia è da anni sul quartiere con incessanti controlli: «Abbiamo raccolto il grido di dolore dei residenti, per la maggior persone oneste. Stiamo cercando di restituire a Tre Archi la dignità che merita, un quartiere bellissimo ma che si è riempito di personaggi dediti ad attività delittuose. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una lotta tra due fazioni criminali che si contendevano il mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri abbiamo dato un colpo a uno di questi con una misura patrimoniale. E qualche settimana fa abbiamo dato un altro “schiaffo” al capo della fazione opposta che è stato raggiunto da una misura di prevenzione di carattere personale. Il sequestro patrimoniale ha un’efficacia eccezionale perché chi delinque ha più paura che gli si tocchino i beni che non di finire in carcere. Una volta dentro, infatti, prima o poi escono. Il patrimonio invece lo perdono per sempre. Per quanto riguarda il soggetto in questione l’indagine è conclusa. Dobbiamo esaminare altre situazioni di contorno e vedremo se da queste scaturiranno sviluppi che potrebbero portare ad ulteriori proposte» conclude il dirigente dell’Anticrimine.

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