di Giuseppe Fedeli*
Che cosa siamo, da dove veniamo, verso dove ci incamminiamo: è l’ Origine, la questione prima da cui muovere per un’indagine che può soltanto tentare un salto nel buio, essendo il discorso sull’essere irrisolvibile con gli strumenti umani. Chi segue la teoria darwiniana sostiene che l’uomo è il prodotto di una evoluzione. Se invece si calcano le orme delle Sacre Scritture, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, Causa di Sé incausata: pur se la “datazione” dell'<evento> “uomo” non collima con quelli che sono i dati della scienza (in base ai quali da tempo l’uomo abitava il pianeta, per cui dobbiamo riferirci al racconto biblico di Genesi come a una metafora, o, al più, una allegoria). Ciò che poi è accaduto, secondo la narrazione i dati scritturistici, riguarda l’aspetto etico, il discrimine fra il bene e il male (l’atto di disobbedienza, in senso anagogico, che avrebbe meritato a Adamo ed Eva la cacciata dal Paradiso Terrestre).
La prima parola nasce dal mito, è poesia cantata. Il mito “raffigura” la condizione dell’uomo: i mitologemi corrispondono agli archetipi, ovvero ai <modelli che ci aiutano a rappresentare le emozioni a livello individuale e collettivo>. Pensiamo alle fiabe, all’eterna lotta che vi si combatte tra il bene e il male, che prende corpo e si invera in una galleria di personaggi, ognuno rispecchiante una determinata “categoria” (nella accezione filosofica di <concetto generale o forma del conoscere sotto cui si può accogliere o interpretare ogni realtà>), ossia una determinata caratterialità. In ogni mito è dunque possibile rinvenire una fase specifica dello sviluppo della coscienza collettiva che, però, soggettivizza ed interpreta la realtà. Il passaggio al logos è determinato proprio dal superamento di tale chiave interpretativa di tipo soggettivo, al fine di descrivere l’oggettività per come si presenta. Si elaborano via via strutture di pensiero e mappe concettuali, da “esplicitare” attraverso lo strumento convenzionale del linguaggio (koinè). Indisturbata, si staglia sul proscenio la dea ragione, e la sua figlia prediletta, la filosofia: vale a dire l’amore per il sapere, attraverso la molteplice messa in discussione di “assiomi”, di verità ritenute indiscutibili.
*Giudice
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