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“Perfetti sconosciuti”, un successo anche a teatro

FERMO - La prima delle due serate della trasposizione del film “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese, è andata in scena ieri sera al Teatro dell'Aquila di Fermo. La pellicola di enorme successo del cinema italiano, tradotta in oltre 20 lingue e vista in oltre 60 paesi del mondo, ha richiamato nella sua versione teatrale il pubblico dei grandi eventi, che ha acclamato con entusiaSmo l'illustre cast e salutato gli attori con oltre cinque minuti di applausi a fine spettacolo

“Perfetti sconosciuti” miete largo consenso anche nella sua nuova veste teatrale. La sceneggiatura originale di Paolo Genovese (pensata in origine proprio per il teatro), il quale porta sul palco uno dei suoi più grandi successi come regista, andata in scena ieri sera in un teatro dell’Aquila stracolmo, soddisfa e conquista di gran lunga i presenti, mai stanchi di applaudire gli attori sul palco. Una rappresentazione fedelissima all’originale.

“Protagonista” la cucina dei due “padroni di casa” Paolo Calabresi e Valeria Solarino (Rocco ed Eva). Alla loro tavola arrivano a poco a poco gli ospiti, da Lorenza Indovina e Dino Abbrescia (Lele e Carlotta), da Marco Bonini e Alice Bertini (Cosimo e Bianca) fino a Emmanuele Aita (Peppe).

La trama si snoda tutta attorno ad un gioco proposto da Eva, la psicanalista. Tutti i partecipanti accettano di condividere il proprio spazio intimo con gli altri: amici, mogli e…altro. Ma quando i segreti a poco a poco vengono a galla, arrivano le sorprese. Lo spettatore assiste alla scena in un susseguirsi di battute, come se stesse osservando dalla finestra di fronte: attonito, ma ancora di più divertito. E così, in un andirivieni di emozioni e reazioni, la trama trova anche la sua sorprendente conclusione.

Una lezione di vita pungente e sempre attuale che intende suggerire schiaccianti verità. Allo stesso tempo, probabilmente ci mette in guardia dagli esiti inaspettati che l’uso smodato dello smartphone può avere sulla nostra vita, nel caso in cui nascondessimo troppo di essa al suo interno. 

Laura Cutini 


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