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“Mal’Aria di città”: «Fermo non ha nemmeno una centralina di monitoraggio»

AMBIENTE - Nelle Marche preoccupa il confronto con i nuovi target al 2030: nessun capoluogo di Provincia della Regione raggiunge gli obbiettivi previsti dal Piano d’azione “Zero Pollution” fissato dalla Commissione Europea. Il report di Legambiente Marche

di redazione CF

La lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città 2024”, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign. Infatti, nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale ,ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che mostra come i limiti attuali siano ormai ben lontani dall’essere tutelanti per la salute delle persone.

Nelle Marche la fotografia racconta una storia migliore rispetto al contesto nazionale, i limiti attualmente esistenti sono rispettati, ma preoccupa la stagnante assenza di politiche di riduzione delle emissioni inquinanti, che nel 2021 in tutta la nazione sono state responsabili di 47.000 morti premature. Un numero di decessi intollerabile che si ripete ogni anno. Se il 2030 fosse già qui, nessun Comune Capoluogo di provincia della Regione Marche raggiungerebbe i nuovi obbiettivi previsti dalla Commissione Europea.

«L’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani delle nostre città è un miraggio se non si applicano politiche di riduzione delle emissioni inquinanti – dichiara Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche – le fonti di inquinamento sono ormai ben note, così come conosciamo molte delle azioni che potrebbero ridurne le concentrazioni, ma continuiamo a registrare ritardi non più giustificabili nel promuovere soluzioni trasversali. Dal Comune capoluogo di provincia di Fermo che ancora non ha nemmeno una centralina di monitoraggio della qualità dell’aria, al Comune di Macerata che ha ormai cancellato la ZTL dal centro storico, rendendolo un luogo a misura d’auto. Intervenire sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico significa intervenire sulla qualità della vita delle persone, le risorse pubbliche devono essere incentrate sulla riduzione delle emissioni inquinanti, dai trasporti ai riscaldamenti domestici, bisogna incentivare soluzioni più sostenibili». Riguardo il caso di Fermo ne avevamo parlato su Cronache Fermane. La materia è di competenza della Regione ma fino ad oggi non sono arrivate novità.

Dati Marche (cliccare per ingrandire)

Le proposte di Legambiente. Per uscire dalla morsa dell’inquinamento – secondo il Cigno Verde – bisogna tenere conto delle diverse realtà territoriali e agire sulle diverse fonti di emissioni di inquinanti atmosferici in maniera sinergica. Solo così si potrà nel medio periodo tornare a respirare aria pulita nelle nostre città. Ecco, le direzioni da seguire:

· Muoversi in libertà e sicurezza per le città. Servono investimenti massicci nel TPL, incentivi all’uso del trasporto pubblico, mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, implementare ZTL, LEZ (Low emission zone) e ZEZ (Zero emission Zone), elettrificazione anche dei veicoli merci, digitalizzare i servizi pubblici, promuovere l’home working, ampliare reti ciclo-pedonali e ridisegnare lo spazio urbano a misura di persona con limiti di velocità a “città 30”, rendendo al contempo la mobilità non solo più pulita, ma più sicura e realmente inclusiva.

· Riscaldarsi bene e meglio. Bisogna vietare progressivamente le caldaie e generatori di calore a biomassa nei territori più inquinati; negli altri invece supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero”, con sistemi di filtrazione integrati o esterni, o soluzioni ibride.

· Occuparsi anche dellecampagne. In aree rurali con agricoltura e allevamento intensivo, le emissioni agricole possono superare quelle industriali o urbane. Occorre dunque vigilare sul rispetto dei regolamenti per lo spandimento e rapido interramento dei liquami, e promuovere investimenti agricoli verso pratiche che riducano le emissioni ammoniacali, come la copertura delle vasche di liquami e la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano.

Limiti al 2030 (cliccare per ingrandire)

· Monitorare per la tutela della salute. È inoltre necessario cambiare anche la strategia di monitoraggio sinora impiegata, aumentando il numero di centraline di monitoraggio in modo da garantire una copertura di tutte le principali aree urbane del Paese. Con la prossima adozione di nuovi limiti più allineati con quelli dell’OMS, infatti, molte delle aree che ora sono in regola, non lo saranno più e la verifica costante e puntuale della situazione sarà ancora una volta quanto mai necessaria. Oggi sono disponibili sensori a basso costo che si possono affiancare alle centraline tradizionali, rendendo il monitoraggio distribuito, capillare e scientificamente fondato secondo il paradigma delle smart cities.

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