Tra politica e ricordi, uno sguardo sulla sua città, l’idea di terminare l’esperienza politica, ma senza escludere, se servirà, di «rimettere l’elmetto». Luciano Romanella è stato ospite ieri sera ai microfoni di Zoom, il programma di approfondimento di Cronache Fermane su Radio FM1 e, come nella sua indole vulcanica, non ha risparmiato battute e aneddoti.
Le prime riflessioni sono sulla politica cittadina. «A Fermo abbiamo una situazione strana, dei simboli del centrodestra alle scorse elezioni si presentò solo la Lega. C’è un’amministrazione civica, io del civismo ho fatto una bandiera a suo tempo, ma quando esci dalla città una casa politica devi averla. Vale anche per il sindaco Paolo Calcinaro: che farà quando terminerà l’esperienza da sindaco? Fatico a vederlo in qualcuno dei partiti attuali. Mi piace Scarfini, è un eccellente assessore allo sport. Io sto all’opposizione con uno spirito collaborativo, a Calcinaro rimprovero a volte delle superficialità di qualche collaboratore. L’immagine della città è cresciuta, è sull’urbanistica che siamo fermi da decenni».
Quanto alla sua, di esperienza politica, Romanella cita Cocciante: «Avanti il prossimo, gli lascio il posto mio. Quando si voterà avrò 73 anni e gli acciacchi ci sono. Terminerò questo mandato restando nella Lega, in modo critico, ma se devo contestare lo faccio dall’interno. Per il futuro, può bastare così. Ma se si dovesse riproporre qualche personaggio del passato che ha contribuito a sfasciare il centrodestra, allora mi rimetto l’elmetto». Un passaggio anche sul tema della fusione tra Fermo e Porto San Giorgio: «Sarebbe la cosa migliore da fare, ma è un tema che non passerà mai, non c’è convinzione né in una città né nell’altra. Io di sicuro non la ricorderò».
Guarda al passato, Romanella: «Ho vissuto una vita veloce. Quando avevo 30 anni guadagnavo così tanto che i soldi li pesavo, non avevo tempo di contarli. Avrò venduto mezzo milione di enciclopedie, ero il re in Italia. Berlusconi non era poi così lontano, poi forse mi sono perso dietro qualche gonna, ho fatto un macello. Ricordo quel giorno del 1993, quando bussò la polizia alla porta con un mandato d’arresto. Mi portarono a Montacuto, poi feci 12 giorni di arresti domiciliari. Alla terza udienza del processo il Pm chiese l’assoluzione. Non sono stato scagionato per decorrenza dei termini o perché avevo un avvocato bravo, è stata la pubblica accusa a riconoscere la mia innocenza, ho anche ricevuto 4 milioni di lire per ingiusta detenzione. Entrai in politica perché l’assoluzione la volevo dal popolo».
Il nastro dei ricordi si ferma a settembre 2020. Su WhatsApp, a pochi giorni dalle elezioni comunali, diventano virali dei messaggi vocali privati di Romanella, in cui parla di elezioni, della sua ciurma di elettori, si lascia andare a confidenze private, entra nel linguaggio comune l’espressione “a ce moro”. Il caso finisce sui media nazionali. «Fu un’infamia, si votava dopo pochi giorni, qualcuno colse l’occasione per colpire la Lega attraverso di me. Ma è questa la politica? Ho una madre di 92 anni, un figlio, una moglie. Uno debole poteva anche fare un gesto estremo. Ma perdono chi lo ha fatto. Mi hanno reso più forte. Ad essere più furbo, potevo creare il brand “A ce moro” e farci un sacco di soldi».
Sul futuro della sua Lido Tre Archi, Romanella si sbilancia, forse anche un pò troppo: «Ora è diventato un Eden. Sì, c’è rimasto qualche poveretto (il riferimento è a gente che orbita nel mondo della microcriminalità, ndr), ma chi teneva i fili è sparito, le due organizzazioni criminali che dominavano il quartiere sono state completamente debellate, grazie al lavoro eccezionale delle forze dell’ordine. La prostituzione? Ma andiamo, le escort stanno altrove, a Tre Archi non ci stanno più da anni». Il finale è per l’ormai prossima apertura del ponte tra Porto San Giorgio e Marina Palmense. «Se devono intitolarlo a qualcuno, che porti il nome di Felice Chiesa, uno che ha trasformato un campo per le pecore in qualcosa di grande». Romanella chiude rivelando un sogno: «Da presidente regionale della Federazione pugilistica, vorrei portare a Fermo il più grande di tutti, Mike Tyson. Chissà, magari un giorno ce la farò».
Pierpaolo Pierleoni
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