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Adeguamento A14 e arretramento ferroviario, il prof. Masera: «Il nuovo Codice prevede il dibattito pubblico»

INFRASTRUTTURE - Il professore di diritto amministrativo, nell'incontro promosso dalla fondazione San Giacomo della Marca e dal comitato Arretramento A14 e FS Marche sud, ha parlato del nuovo istituto del dibattito pubblico previsto dal nuovo codice dei contratti pubblici per affermare la democrazia partecipativa e la sussidiarietà.

(foto Cristiano Ninonà)

A un recente convegno promosso dalla fondazione San Giacomo della Marca e dal comitato Arretramento A14 e FS Marche sud è intervenuto anche il professore Simone Rodolfo Masera. Docente di Diritto Amministrativo all’Università di Camerino, Masera è anche autore di varie pubblicazioni su temi riguardanti il Diritto Amministrativo, il Diritto dei Servizi Pubblici e il Diritto dell’Urbanistica. Avvocato Cassazionista iscritto al relativo Ordine Professionale di Pavia e specializzato in diritto amministrativo, diritto urbanistico, diritto dell’ambiente e diritto dell’energia, il professore ha parlato del nuovo istituto del dibattito pubblico previsto dal nuovo codice dei contratti pubblici per affermare la democrazia partecipativa e la sussidiarietà.

Innanzitutto, le due importanti opere infrastrutturali relative all’adeguamento dell’A14 nelle Marche sud e all’arretramento ferroviario sulla dorsale marchigiana, rientrano in questa fattispecie prevista dal nuovo codice?

«Sì, tali opere vi rientrano. Infatti – spiega il professor Masera – il dibattito pubblico costituisce uno strumento “strategico” utile ad individuare i progetti infrastrutturali, di rilevanza sociale, indispensabili al soddisfacimento dei fabbisogni della collettività. In particolare, il nuovo Codice prevede casi in cui l’utilizzo del dibattito pubblico è “obbligatorio”, e fra tali ipotesi vi sono proprio gli interventi concernenti l’”adeguamento” delle tratte autostradali e di quelle ferroviarie: come dicevo, si tratta di interventi resi necessari per andare incontro alle esigenze delle collettività che siano emerse nel corso del tempo».

Il dibattito pubblico dovrà vertere sulla relazione di progetto e sulla valutazione delle alternative progettuali. Ce ne può parlare?

«L’avvio del dibattito pubblico prevede l’elaborazione di una relazione del progetto dell’intervento che si intende realizzare, e che verrà sottoposto alle osservazioni della collettività, appunto tramite lo strumento del dibattito pubblico. In particolare, tale relazione comprende il progetto di fattibilità sia tecnica che economica dell’intervento (in sintesi, vi è valutazione ex ante sia dei fabbisogni infrastrutturali da soddisfare, sia dei progetti di investimento). Inoltre, proprio al fine di sollecitare un dibattito pubblico sul progetto, è anche prevista l’analisi di fattibilità delle eventuali “alternative progettuali” rispetto al progetto proposto. Si tratta di documenti dai quali è possibile ricavare le ragioni alla base dell’opportunità dell’intervento, tant’è che sono descritte le soluzioni progettuali proposte (con le valutazioni degli impatti sociali, ambientali ed economici), nonché le alternative progettuali esaminate nella prima fase del progetto di fattibilità».

Il criterio di valutazione fatto proprio dal Nuovo Codice è quello dell’approccio costi benefici. Ce lo può illustrare?

«Come accennato, la relazione del progetto prevede una valutazione ex ante dei fabbisogni infrastrutturali da soddisfare, e presuppone l’analisi della domanda dei cittadini attuale, soddisfatta e non soddisfatta, al fine di identificare gli “obiettivi prioritari” e, quindi, gli interventi necessari. Proprio a tal fine, è prevista la valutazione delle singole da realizzare, attraverso tecniche proprie dell’analisi “costi-benefici”: si individuano così le soluzioni progettuali ottimali per il raggiungimento degli obiettivi. In particolare, la valutazione con l’approccio costi-benefici permette la verifica di “modalità” e “tempi” di realizzazione delle opere. Peraltro, tale approccio permette di sviluppare una appropriata “analisi del rischio” anche con riferimento agli aspetti ambientali.

Quali saranno le parti coinvolte in questo procedimento del dibattito pubblico?

«Per rispondere a questa domanda è necessario chiarire gli scopi che il legislatore ha voluto perseguire con la disciplina sul dibattito pubblico: con tale strumento strategico si vuole razionalizzare i “tempi” e le “risorse” economico-finanziarie, ma anche garantire la democrazia partecipativa, in attuazione del principio costituzionale della sussidiarietà. In altri termini, si vuole garantire che le scelte compiute siano effettivamente rispondenti ai fabbisogni della comunità, ed al contempo rendere più celeri e meno conflittuali le procedure finalizzate al raggiungimento dell’intesa fra i diversi livelli territoriali coinvolti nelle scelte. Per questa ragione, è previsto il coinvolgimento, oltre che delle varie amministrazioni pubbliche (Regione, Enti locali), anche di tutti i cittadini coinvolti (ad esempio, i soggetti portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati). Il coinvolgimento di tali soggetti è, anzi, auspicabile perché permette di evitare la eventuale instaurazione di contenziosi avanti all’autorità giudiziaria una volta che il progetto sia approvato in via definitiva».

 


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