Alla vigilia della nuova edizione del Micam, la moda delle Marche soffre ancora. Non fa eccezione il Fermano, cuore del distretto calzaturiero. Negli ultimi mesi Cna ha più volte stigmatizzato i tanti risvolti di una situazione economica articolata, caratterizzata da alti e bassi e dalla mutevolezza degli scenari internazionali.
Ad oggi la cartina di tornasole più immediata per comprendere le difficoltà delle imprese artigiane è la richiesta della cassa integrazione: «Le aziende artigiane del settore pelli-cuoio-calzature, che aderiscono al fondo Fsba, possono richiedere all’Ebam, Ente Bilaterale dell’Artigianato Marche, l’Assegno Integrazione Salariale, cioè l’ammortizzatore sociale per i loro dipendenti».
A spiegarlo il direttore Cna Fermo Andrea Caranfa e il responsabile Cna Federmoda Marche Alessandro Migliore: «Questa misura viene garantita per massimo di 130 giorni, vale a dire 26 settimane, nel biennio 2023-2024. Le aziende del settore stanno raggiungendo l’utilizzo massimo delle giornate richiedibili: c’è chi si sta avvicinando a 100 giorni, chi li ha superati e chi ha terminato le 26 settimane e resta senza ammortizzatore, l’unico dedicato al settore. Ricordiamo che solo per le aziende artigiane con più di 15 dipendenti è previsto l’assegno di integrazione salariale per le causali straordinarie».
Che fare adesso? «Questo periodo di critico mutamento – riferiscono Caranfa e Migliore – è diverso da quelli precedenti: si è in stand-by senza prospettive concrete di ripartenza e senza gli strumenti idonei che permettano alle imprese di ammortizzarne gli effetti perché, terminate le 26 settimane di cassa integrazione, cosa succede? Non dimentichiamo che i nostri distretti soffrono anche la concorrenza di regioni limitrofe che godono di Zone ad Economia Speciale».
Sul Micam «la fiera risulta essere sempre uno strumento utile a veicolare i prodotti e i territori nel mondo, ma è urgente trovare soluzioni per salvaguardarli e continuare a promuoverli».
Sul futuro del distretto la Cna torna a chiedere aiuti mirati, tarati sulle caratteristiche del settore: «E’ necessario trattare questa situazione allo stesso modo in cui è stata gestita la pandemia sanitaria – propongono Caranfa e Migliore – con misure straordinarie e mirate, soprattutto a sostegno della filiera produttiva, che rischia di essere la vittima di una dinamica fortemente negativa, in cui i costi giornalieri lievitano vertiginosamente, causando cali di produzione che si traducono per alcuni in un ridimensionamento e per altri in un fermo totale».
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