di Maria Nerina Galiè
Una chiesetta incastonata tra i Sibillini, punto arrivo per escursionisti di tutta Italia, luogo di pace e di ristoro. E di ripartenza. Per tornare a valle o ad immergersi nel caotico ed arido quotidiano.
E’ l’eremo di San Leonardo, a oltre 1.100 metri di altitudine sul Monte Priora, affacciato sulle Gole dell’Infernaccio, in territorio di Montefortino, ricostruito sui resti di una antica struttura di più grandi dimensioni da padre Pietro, che per questo ha meritato il nome di “muratore di Dio”, al secolo Armando Lavini, frate cappuccino che dagli anni ’70 ha fatto di quel luogo magico la sua casa.
Pietra dopo pietra, in molti hanno visto la chiesetta riprendere, anzi, prendere forma, perché del vecchio manufatto non restava quasi nulla.
In tanti, i più giovani, lo hanno visitato quando già era stato ricostruito. Numerosi quelli che hanno, in ogni modo, dato una mano al fraticello che faceva avanti e indietro per portare materiali con il suo trattorino.
Tra questi c’è Domenico Salusti, 78 anni che ricorda ogni passaggio dei lavori come la figura di padre Pietro che era di stimolo ed esempio per chi cercava, e trovava, un serenità particolare nel lavoro e nel contatto con la natura.
Sensazioni condivise dalla maggior parte dei visitatori, accomunati anche da una grande desiderio: vedere riaperta la chiesetta, da anni inaccessibile, con tanto di cartello.
Ripartenza è una parola, sicuramente usata più del necessario, ma che apre le porte alla speranza.
«Ma qual è la speranza per l’eremo di San Leonardo?», si chiede Salusti. Ma non è il solo.
Padre Pietro non c’era più quando il terremoto del 2016 ha prodotto sul territorio i suoi devastanti effetti, ferendo profondamente il sentiero per arrivare all’eremo e minando le sue stesse mura.
No, un posto come quello non poteva restare a lungo inaccessibile. Sono partiti i lavori di messa in sicurezza ed in un modo spettacolare, con i materiali portati dall’elicottero e operai al lavoro in modo quasi eroico.
E’ stato riaperto in parte, con ordinanza del sindaco di Montefortino, Domenico Ciaffaroni, che molto ha fatto per l’eremo, dal condono dopo che padre Pietro lo aveva rimesso in piedi, alla stessa messa in sicurezza.
Il primo cittadino chiede però nell’ordinanza che vengano nominate delle persone “responsabili” del sito. “La visita della parte accessibile – si legge nell’ordinanza sindacale dell’8 agosto del 2018 – sarà possibile solo in presenza di personale formato che dovrà essere garantito dalla proprietà o da persone autorizzate e/o delegate dalla stessa”.
Nessuno si fa avanti e ad agosto del 2021 di nuovo è stato fatto divieto di accedere all’eremo che, da allora, è chiuso.
Nello stesso periodo sempre il sindaco Ciaffaroni aveva portato sul posto l’allora Commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini al quale aveva strappato la promessa di un’ordinanza speciale, a fronte di una tempestiva presentazione del progetto, per riparare l’eremo di San Leonardo dai danni del sisma.
Progetto che, a tutt’oggi, non risulta sia stato presentato alla Struttura Commissariale.
Il bene è di proprietà delle Monache Benedettine di Santa Vittoria in Matenano, alle quali è stato donato da padre Pietro. Le suore hanno delegato la Curia di Fermo, per la gestione, essendo luogo di culto.
La chiesa non è tra i beni ecclesiastici da ristrutturare con i fondi del terremoto.
Di fatto, dal 2021, non c’è nessuno che cura l’eremo di San Leonardo, lo gestisce, lo tiene aperto, lo ristruttura.
«Qualche anno fa – è sempre Salusti a parlare – avevo proposto anche di attivare un crowdfunding per la cultura, per la sua sistemazione ma il progetto non ha avuto seguito.
Dovrebbe invece avere seguito l’ordinanza del sindaco del 2018, trovano un gruppo di persone disponibili ad aprire 1, 2 volte al mese, in orari stabiliti. Questo gruppo delegato si dovrebbe anche occupare della manutenzione e di tenere pulito, prima che il duro lavoro di padre Pietro vada in completa malora».
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