di Giorgio Fedeli
Le indagini sul terrorismo islamico conducono anche nel Fermano. Ieri, infatti, la Digos, insieme ai carabinieri, ha fatto scattare degli accertamenti in diverse province italiane, tra cui anche quella di Fermo e quella di Macerata.
Nel Fermano ieri mattina all’alba sono scattate perquisizioni a tappeto per portare a galla la rete di contatti dell’attentatore in Italia ed eventuali loro implicazioni nel terrorismo di matrice islamica.
Sì perché l’attentatore di Bruxelles era rimasto nel nostro Paese dal 2012 al 2016. E secondo gli inquirenti aveva anche coltivato contatti con diversi nordafricani presenti in Italia, e anche nel Fermano. Così i poliziotti della Digos di Bologna, coordinati dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione, in collaborazione con i Ros dei carabinieri di Roma, hanno proceduto all’esecuzione di un decreto di perquisizione nei confronti delle 18 persone individuate dagli investigatori, considerate vicine all’all’attentatore.
Le perquisizioni sono state disposte dal procuratore distrettuale di Bologna, Giuseppe Amato, e dal pm Stefano Dambruoso della Dda del capoluogo emiliano su persone tutte di origini nordafricane. Tra di loro, sembrerebbe, anche due giovani tunisini che vivono nel Fermano. E che ieri sarebbero stati fermati dalla Polizia. Oltre ai due ragazzi, sembra siano emersi elementi di rilevanza investigativa anche nei confronti di un nordafricano residente a Porto Sant’Elpidio che potrebbe essere espulso dal territorio nazionale.
Sono in corso approfondimenti investigativi anche nei confronti di altri soggetti. Al momento, però, sulle indagini e sulle perquisizioni vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. Ma un fatto è certo: il Fermano rientra di sicuro nella mappa delle forze dell’ordine e della magistratura per ciò che concerne la ramificazione tentacolare del terrorismo islamico.
Attacco di Bruxelles, le indagini sui contatti dell’attentatore arrivano anche nel Fermano
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