di Claudia Mazzaferro
La Questura di Fermo nel 2023 ha emesso 49 provvedimenti in materia di violenza di genere, un numero nettamente superiore al 2022, quando i provvedimenti emessi erano 25. E’ il quadro che emerge dal convegno «Difendiamoci – Codice rosso, tutela e applicazioni», organizzato ieri al teatro comunale di Porto San Giorgio, nella giornata internazionale dei diritti delle Donne, dall’Aiga, associazione italiana giovani avvocati di Fermo, in collaborazione con la Polizia di Stato e la CpO del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Fermo. “Codice Rosso” è il modo in cui è comunemente conosciuta la legge 19 luglio 2019, n. 69 – entrata in vigore il 9 agosto dello stesso anno-, che ha modificato le normative esistenti per tutelare donne e minori vittime di violenza di genere.
Tra i relatori Maria Raffaella Abbate, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato di Fermo, nonché dirigente della Squadra Mobile, Eugenia Sinigallia, sostituto procuratore presso la Procura di Fermo, Mila Bondi Ciutti, magistrato del tribunale fermano, l’avvocato Renzo Interlenghi e Letizia Astorri, avvocato membro del CpO del CoA di Fermo. In teatro presenti anche il sindaco Valerio Vesprini e il consigliere regionale Marco Marinangeli.
«Questo è un dato che va ovviamente letto in un duplice senso – aggiunge il vicequestore aggiunto della Polizia di Stato di Fermo e dirigente della Squadra Mobile, Maria Raffaella Abbate -. Non solo come un peggioramento della situazione a livello sociale ma che come una reazione a quella che è una maggiore consapevolezza da parte della donna e del soggetto debole più in generale che tende a farsi aiutare di più, riconoscendo strumenti sempre più vicini e garantisti».
La legge N.168 del 2023 -Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica- entrata in vigore lo scorso 9 dicembre, ha introdotto ulteriori e importanti novità per ciò che riguarda i poteri del Questore rispetto alle normative precedenti. «Il Questore – continua Abbate – può procedere in autonomia ad emettere un ammonimento nell’ambito della violenza domestica e per tutta quella serie di atti che possono essere più o meno episodici o gravi, o commessi in presenza di minori tali da generare quelle che sono violenze fisiche, psicologiche, economiche. Anche nel caso di lesioni semplici o di violazione di domicilio, di un danneggiamento, di una minaccia, di stalking, può quindi procedere di iniziativa a prescindere dal fatto che la donna abbia espresso la sua volontà di chiedere l’ammonimento».
A completare il quadro del territorio in materia di violenza domestica e di genere interviene il sostituto procuratore presso la Procura di Fermo, Eugenia Sinigallia. «Nel 2023 alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Fermo sono stati iscritti ben 117 fascicoli per maltrattamenti contro familiari e ben 60 per stalking nello stesso periodo. Sono numeri indicativi della quantità di lavoro in tema di Codice Rosso che viene affrontato quotidianamente dalla Procura. E’ tristemente un fenomeno con cui ci confrontiamo tutti i giorni». La stessa legge N.168 del 2023 prevede una accelerazione dei processi anche nella fase cautelare, a dimostrazione che il percorso intrapreso va verso una maggiore efficacia delle azioni di tutela delle vittime di violenza.
«E’ importante per tutti noi – aggiunge Mila Bondi Ciutti, magistrato del tribunale fermano -, per le forze dell’ordine, per la Procura, per il tribunale stesso e per i difensori, una collaborazione perpetua e perenne in tutti i settori giuridici ma prevalentemente nel settore della violenza di genere. I diritti delle donne e la parità di genere sono concetti tutt’altro che scontati. Sono decenni che si parla di rafforzare la tutela di genere delle fasce deboli, di donne e di minori, di porre dei correttivi normativi per rendere effettiva questa parità in tutti gli ambiti a partire da quello sociale fino a quello lavorativo ma ci rendiamo conto che c’era assolutamente la necessità di un intervento specifico sulla violenza di genere, che è il massimo grado di discriminazione e di non applicazione della parità dei diritti di genere». L’intervento di Bondi Ciutti pone l’accento su una questione di primaria importanza, ovvero la formazione specifica di tutti quelli che operano attorno alla violenza di genere, dagli operatori sanitari agli organi della magistratura, e l’obbligo di informazione costante. La donna, il soggetto debole più in generale, deve essere a conoscenza di quanto si trovi in pericolo in quel preciso momento attraverso gli strumenti più idonei a garantire la sua massima sicurezza.
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