A chiudere la 32esima edizione del Festival Tipicità 2024, si è tenuto, ieri pomeriggio alle 17 al Fermo Forum il convegno dal titolo “Ri-Evoluzione Glocal Forum: dal prodotto all’esperienza, tra mercati e territori”.
Un’occasione per parlare di trasformazione e transizione tecnologica, che con il covid è diventato un argomento sempre più attuale. A moderare il convegno la giornalista de La Repubblica, Barbara Gasperini. Dopo il saluto del sindaco Paolo Calcinaro, che ha tracciato il bilancio di questa edizione del Festival, c’è stato quello della vicepresidente dell’ordine regionale dei giornalisti, Alessandra Pierini e Monica Catini, vicepresidente dell’ordine dei commercialisti.
Il convegno è quindi entrato nel vivo, analizzando come l’impresa marchigiana può continuare ad essere attrattiva e migliorarsi in questo processo di ri-evoluzione e trasformazione, attraverso le parole dei tre relatori: Gianluca Gregori, magnifico rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Francesco Ukon, docente di Economia della moda Doshisha Business School di Kyoto e Massimo Tombolini, direttore generale del Banco Marchigiano.
Il primo ad intervenire è stato Massimo Tombolini, con una “fotografia” dello stato economico delle imprese nel nostro territorio: «Effettivamente le Marche hanno pagato un bel prezzo come regione dal punto di vista produttivo. C’è stato un calo drastico di imprese in tutte le province, particolarmente in quelle di Macerata e Fermo. Dieci anni di crisi, che ci hanno fatto soffrire. In questo quadro poco entusiasmante, possiamo comunque trovare un aspetto positivo. La crisi ha determinato sicuramente una scrematura di imprese, facendo emergere quelle che effettivamente possono operare ed imporsi a livello internazionale – le parole di Tombolini – dall’Europa stanno arrivando molte risorse per poter fare degli investimenti ed ecco quindi che diventa essenziale mettere in evidenza i nostri punti di forza: industria manifatturiera, l’agricoltura biologica, l’aspetto del riuso e dunque dell’economia circolare. E poi c’è il turismo di prossimità».
Gianluca Gregori, ha parlato, invece di evoluzione in una logica globale e locale, rispondendo a come le imprese riescano a restare attrattive e competitive, se devono trasformarsi e quindi investire: «Ciò che è successo negli ultimi cinque anni ha stravolto la nostra vita, non solo a livello economico, ma anche sociale tra ricerca di materia prima, dinamiche dei prezzi e molto altro. Una complessità molto elevata, che può essere affrontata non semplificando e pensando al presente, ma attuando una programmazione molto forte. Significa creare un sistema che si possa aggiornare ed essere adattabile alle esigenze del momento. Rispetto a sostenibilità e transizione digitale, penso che le piccole imprese siano pronte ad adottare determinati strumenti, come può esserlo l’intelligenza artificiale – ha ammesso Gregori – non bisogna però pensare che i sistemi della grande impresa possono essere trasferiti alle nostre piccole imprese, che hanno esigenze diverse. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di andare a toccare con mano, per le piccole aziende, le operazioni pratiche che possono fare per attuare la propria trasformazione, come ad esempio l’uso delle energie rinnovabili».
Dal locale ad una visione globale, come quella che può avere Francesco Ukon, docente che da anni si occupa di Economia in Giappone, tra i paesi più all’avanguardia nei temi della trasformazione, e ospite d’onore dell’edizione 2024 di Tipicità: «Oggi se parliamo di sostenibilità pensiamo solo ad un problema ecologico, invece il raggio di azione è molto più ampio. Con le metriche finanziarie che abbiamo oggi per misurare l’azienda, non riusciamo a catturare la sua sostenibilità. La metrica per la misurazione del valore di un’azienda deve avere degli obiettivi chiari, che vengano calcolati oggettivamente, che siano trasportati in modo trasparente. Diversamente il valore dell’azienda visto dall’esterno viene diluito e quindi perso. Questo porta a dei rischi ulteriori per gli investitori. Chi investe in un’azienda, non vuole sapere solo il fatturato, ma molto di più. Se non riusciamo a comunicare queste informazioni, di fatto nascondiamo potenziali rischi agli investitori – racconta Ukon – uno degli obiettivi che si è cercato di raggiungere in Giappone è quello di diminuire la diluizione del valore, mostrando così l’intero valore dell’azienda e dunque la sua sostenibilità, rispettando gli obiettivi di tutti i fattori che orbitano intorno ad un’azienda. Per questo l’approccio giapponese si è dimostrato molto più coinvolgente e di grande successo. Le aziende che non riescono a produrre valore, perdono in attrattività e longevità».
Matteo Achilli
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