di Maria Nerina Galiè
Il terremoto è accaduto nel centro Italia, nel 2016, ma può scuotere strutture e soprattutto animi ovunque.
La siccità, che vede sempre il centro Italia come il territorio storicamente più colpito, sta riguardando l’intero territorio nazionale.
Quindi che fare per garantire l’acqua, risorsa di cui non si può fare a meno per vivere come per ambire allo sviluppo delle località?
Il modello arriva proprio dai tecnici e dagli ingegneri della Ciip spa, da otto anni alle prese con i problemi provocati dal sisma e poi dalla “severità” delle portate.
Si tratta del Grande Anello dei Sibillini, «un complesso insieme di infrastrutture, con funzione antismica, nel senso che è in grado di resistere alle calamità (terremoti come pure frane) e di far veicolare l’acqua sempre». Sono le parole dell’ingener Massimo Tonelli, coordinatore Reti Ciip, oggi 20 marzo, a Roma, dove – affiancato dalla presidente Maddalena Ciancaleoni e dal collega e vice direttore generale Carlo Ianni – ha presentato l’ambizioso progetto ad una platea autorevole e competente. «Che ne è rimasta positivamente colpita», ha commentato la Ciancaleoni senza nascondere la soddisfazione.
Stamattina, nella sala multimediale del Palazzo del Rettorato dell’Università Sapienza di Roma, si è tenuto il convegno incentrato proprio sul Grande Anello dei Sibillini.
«Un rumore che dalla Regione Marche riecheggia in tutto il paese, segno che la risorsa idrica è un bene da cui non si può prescindere», ha detto Erasmo De Angelis, Presidente Fondazione Earth Water Agenda (Ewa), tra i relatori insieme con esponenti di “Utilitalia”, il Capo del Dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio ed il Commissario Straordinario al sisma Guido Castelli.
«L’opera – ha affermato Ianni – che guarda con fiducia al miglioramento qualitativo e quantitativo del servizio idrico, coprirà 134 comuni (ricompresi da Ato 3, 4 e 5 dal Piceno quasi fino ad Ancona) e 778.000 abitanti, pari all’incirca alla metà della popolazione marchigiana.
Mutuo soccorso e resilienza sono i concetti alla base della progettazione».
«Una sfida – ha continuato la presidente – di alto valore gestionale, oltre che ingegneristico. Essere riusciti a dialogare con così tanti gestori è la dimostrazione che questa interconessione è di vitale importanza. E urgente, per chi c’è e per chi deve tornare nelle aree colpite dal sisma.
Anche il ripopolamento passa da qui: senza i servizi non c’è futuro per un territorio».
Scelte ben precise come cardini del Grande Anello dei Sibillini, per realizzare una struttura antisismica, per potenziare i punti di captazione dell’acqua e per farla girare. Tonelli: «Invasi monouso, come il Lago di Gerosa, di Fiastra e di Caccamo ecco che diventano risorse per nuove captazioni. Poi ci sono gli impianti di soccorso da potenziare e, parola chiave, l’interconnessione per collegare la rete, bilanciare, erogare sempre e comunque.
Monitoraggio e digitalizzazione, per ridurre gli sprechi e “prendere” l’acqua che serve, prevenendo anche criticità, sono di fondamentale importanza».
«Il sistema di Protezione civile – le parole di Fabrizio Curcio – è impegnato da sempre, ma particolarmente in questi ultimi periodi, dopo l’esperienza dell’emergenza Covid, nella tutela e nel ripristino dei servizi ai cittadini che in emergenza possono avere dei rallentamenti o dei momentanei blocchi. Sono temi molto sentiti dalla popolazione dopo i grandi eventi emergenziali. La messa in sicurezza, la ricostruzione con sistemi anti-sismici di acquedotti come quello dei Sibillini e il potenziamento delle fonti di approvvigionamento sono degli obiettivi realistici che insieme alla Comunità scientifica, gli amministratori e gli operatori dei servizi essenziali possiamo raggiungere nel prossimo futuro per prevenire situazioni di disagio per le nostre comunità».
«L’Anello acquedottistico antisismico dei Sibillini – è stato l’intervento del Commissario Castelli – è davvero un’opera innovativa e dall’elevato livello di sostenibilità.
Un grande intervento che consentirà di risolvere le criticità legate al fabbisogno idrico di un’ampia parte del territorio marchigiano, attraverso collegamenti idraulici che vanno dai monti al mare Adriatico.
Come Struttura commissariale siamo consapevoli dell’importanza dell’acqua per favorire la presenza dell’uomo in territori a rischio di spopolamento e del fatto che la dispersione idrica rappresenta un problema diffuso, che va contenuto drasticamente. A tale scopo, la digitalizzazione può essere un valido alleato verso la realizzazione di questo obiettivo dal momento che, l’integrazione delle tecnologie digitali con le modalità operative applicate alle reti di distribuzione e agli impianti, consente di accrescere la conoscenza stessa delle infrastrutture, migliorandone gestione ed efficienza.
Il progetto che, al momento, coinvolge le Marche e l’Abruzzo prevede la mappatura dell’infrastruttura idrica nei territori colpiti dal sisma tramite rilievi con Gps, droni, piattaforme di mappatura mobile, laser scanner e altri sistemi di rilevazione, consentendo così l’avvio della trasformazione digitale dell’intera rete di quei territori. Questa azione fa parte di una programmazione innovativa, del valore di 168 milioni di euro, rivolta a strutturare un progetto pilota in grado di integrare strumenti innovativi, orientati alla ricostruzione e allo sviluppo di un Appennino contemporaneo».
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