A Monte San Pietrangeli torna la “processione del Venerdì santo”
EVENTO - La rappresentazione impegna oltre 250 figuranti, che indossano costumi confezionati dalla sartoria dell'associazione, tutti conformi ai modelli e ai tessuti dell'epoca del dominio romano in Palestina. Così anche per i finimenti e le bardature dei cavalli e gli armamenti dei soldati
Venerdì prossimo alle ore 21, si svolgerà a Monte San Pietrangeli la Passione di Cristo. L’evento è realizzato con il patrocinio e la compartecipazione del Consiglio regionale delle Marche.
«E’ la più antica manifestazione religiosa che – spiegano dal comitato organizzatore – si svolge a Monte San Pietrangeli. Ma certamente le origini di questa rievocazione storica della Passione di Cristo sono così datate da far pensare che in Italia ben poche altre possano vantare una tradizione tanto antica. Lo spunto della Rievocazione di Monte San Pietrangeli viene dal fatto che nella cittadina si trova la bara del Cristo morto di Luigi Fontana. Un’opera che si colloca tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX. Pensate che – spiegano dal comitato – del Fontana è ancora l’idea dell’illuminazione degli ambienti esterni, fedelmente riprodotta oggi con centinaia di lumini in vetro colorato, fondamentali per dare al Centro storico le suggestive atmosfere dell’evento. Il Comitato organizzatore dei giorni nostri, attivatosi nel 1976, tiene anche così a consolidare nel tempo la continuità della rappresentazione liturgico-drammatica della Passione e Morte di Gesù. L’impegno ha sempre dato un risultato molto apprezzato, che si ottiene pur non disponendo di mezzi realizzativi straordinari. Tanta la partecipazione popolare, che in una fase storico-culturale caratterizzata dalla multietnicità, avverte evidentemente in modo assai profondo l’esigenza di professare il contenuto essenziale del Cristianesimo: quello della morte che precede la speranza di salvezza eterna con la Resurrezione del Figlio di Dio. Discrimine insuperabile, questo, per il vero cristiano».
La rappresentazione impegna oltre 250 figuranti, che indossano costumi confezionati dalla sartoria dell’associazione, tutti conformi ai modelli e ai tessuti dell’epoca del dominio romano in Palestina. Così anche per i finimenti e le bardature dei cavalli e gli armamenti dei soldati. La sceneggiatura ha inizio e fine di fronte alla chiesa dei Santi Lorenzo e Biagio, con il processo a Gesù e la Crocifissione. In successione: Gesù davanti a Kaifa e al Sinedrio, Gesù alle prese con Ponzio Pilato e Barabba, la condanna a morte del Salvatore, la Via Crucis e la Crocifissione sul Golgota. Tutto viene ripercorso con scrupolo storico in una liturgia di grande suggestione per gli adulti e d’impronta educativa per i bambini. Durante la Via Crucis il Cristo affaticato dalle percosse e dal peso della croce si muove tra la schiera numerosa di soldati romani a piedi e a cavallo, tra donne piangenti, sacerdoti, ebrei e ladroni condannati allo stesso destino. La processione si articola tra la via centrale e i vicoli del paese antico. Un sapiente gioco di luci e di effetti sonori accompagna la sofferenza di Cristo e il Requiem di Verdi esplode nell’aria al momento in cui il Crocefisso rimette il suo spirito nelle mani del Padre. Ma la tradizione locale non termina qui. L’antica bara del Cristo Morto, accompagnata dagli “svegliarini” e da tutti i figuranti, viene portata in una seconda processione per le vie del centro storico. Ultimi minuti solenni che, ogni anno, ricordano a tutti l’unicità di una religione con un Dio fatto carne tramite il Figlio, sofferente e Salvatore degli uomini.