di Giovanni De Franceschi
«È evidente che sia venuto a mancare quel rapporto di fiducia fondamentale tra il capogruppo e il partito, che per essere ricostruito ha bisogno di un cambio di passo e di guida, con un gesto di responsabilità occorre ripartire e ripartire insieme». E’ in queste parole di Chantal Bomprezzi che si racchiude lo strappo consumato tra la segreteria del Pd e parte del gruppo consiliare regionale. E a pagarne il prezzo più alto, probabilmente anche per conto degli altri, è Maurizio Mangialardi a cui il partito adesso ha chiesto ufficialmente le dimissioni da capogruppo. Quelle parole pronunciate dalla segretaria regionale sono infatti un passaggio della relazione che ieri ha animato e non poco la direzione regionale dem che si è svolta ad Ancona. Il documento di Bomprezzi, integrato con quello presentato dalla leader della minoranza Michela Bellomaria, è infatti stato approvato con 23 voti favorevoli e nessun contrario. Con la minoranza che però non ha partecipato al voto. E così in buona sostanza il partito ha chiesto a Mangialardi di lasciare il ruolo di capogruppo. Ora sarà da capire cosa farà l’ex candidato governatore.
Che il rapporto tra parte del gruppo consiliare e nuova segretaria non fosse mai stato particolarmente idilliaco, o meglio non fosse mai sbocciato, era chiaro da tempo. Ma la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mossa dello scorso febbraio di chiedere un incontro alla segretaria nazionale Elly Schlein per presentarle un cahiers de doleance sul Pd Marche. Iniziativa a cui hanno partecipato quasi tutti i consiglieri regionali, esclusi Romano Carancini e Antonio Mastrovicenzo, capitanati proprio da Mangialardi che è andato anche personalmente a Roma. Non solo, ad alzare un livello di tensione già alto di suo e far precipitare del tutto la situazione, ci si è messo il fatto che poi quel documento e quella iniziativa sono anche state rese pubbliche. E a quel punto evidentemente non è stato più possibile tornare indietro, nonostante gli stessi estensori del documento abbiamo provato a ridimensionare il tutto. Così si è arrivati alla direzione di ieri sera e alla resa dei conti.
Nella sua relazione Bomprezzi è stata chiara, netta. «Ecco, ci sarebbe piaciuto tanto poter continuare a ricordare quell’entusiasmante giornata (il riferimento è al Forum aree interne che si è svolto nel Maceratese). Ci sarebbe piaciuto tanto poterla continuare a raccontare. Ci sarebbe piaciuto tanto poterla rivendicare, tutti insieme, per dimostrare che un’alternativa esiste, che la destra la vogliamo mandare convintamente a casa, tutti uniti. Con grande rammarico e delusione, tutto ciò non ci è stato possibile – si legge nella relazione – Con un tempismo sorprendente, infatti, abbiamo dovuto assistere all’ennesimo fuoco amico. Credo che certi atteggiamenti non siano più tollerabili. Posso passare sopra agli attacchi personali, al dovermi sentire additata pubblicamente come acerba o autoritaria, posso evitare di rispondere ad attacchi o provocazioni. Ma non posso e non voglio bypassare, derubricare, minimizzare, accettare, la mancanza di rispetto nei confronti del partito che rappresento. Se lo facessi, e lo facessimo, ne saremmo complici».
La segretaria regionale si è tolta più di qualche sassolino dalla scarpa. «Il gruppo consiliare non può essere percepito all’esterno come l’alter ego del partito, seppur rappresenti una sua componente importante – ha aggiunto Bomprezzi nella sua relazione – Il capogruppo non è un dirigente qualsiasi egli è voce del Pd nelle istituzioni regionali. Per questo il suo ruolo è delicato e richiede equilibrio e senso di responsabilità, quanto il mio. La sua voce difficilmente potrà farsi sentire con la forza che dovrebbe se viene percepito all’esterno come antagonista alla segretaria. Se cosi è più debole il partito tutto e la sua azione. Serve dialogo tra capogruppo e partito e questo dialogo, lo dico con profondo malincuore, manca. Troppo spesso ci troviamo a dover rincorrere percorsi o decisioni non condivise di cui non veniamo a conoscenza in tempo utile, a dover subire attacchi strumentali, a leggere di operazioni fatte all’ombra dei propri colleghi, riferendosi ad essi addirittura come “bandito” o negando la firma di atti; troppo spesso ci troviamo a dover giustificare assenze significative a iniziative pubbliche o, peggio, incontri, uscite o dichiarazioni stonate, o ritorni di inusuali interlocuzioni con forze di destra. Non è mia intenzione fare processi al capogruppo, elencando uno ad uno i molteplici casi in cui ciò è successo da un anno a questa parte. Purtroppo, a molti di questi hanno dovuto assistere i più, tra cui i membri di questa direzione, e questo ci ha fatto male agli occhi dell’opinione pubblica, minando la nostra credibilità a vantaggio della destra. Ma è mia intenzione affermare con determinazione, senza polemiche e in pieno spirito propositivo, che questa situazione deve cambiare, per il bene del nostro partito. È evidente che sia venuto a mancare quel rapporto di fiducia fondamentale tra il capogruppo e il partito, che per essere ricostruito ha bisogno di un cambio di passo e di guida, con un gesto di responsabilità occorre ripartire e ripartire insieme. Facciamo questo salto in avanti e cominciamo a lavorare insieme a partire dalle elezioni europee, con un comitato elettorale unitario, dalla gestione del partito, e dalle prossime regionali».
Infatti la relazione di Bomprezzi si è concentrata anche «sulle prossime importanti sfide. Siamo impegnati in 148 comuni marchigiani e a ridosso delle elezioni europee». La segretaria ha proseguito ribadendo che «dobbiamo metterci nelle condizioni di lavorare serenamente e con il massimo impegno» e ha continuato sottolineando che «le nostre energie vanno spese in quelle sfide, e non per logorarci». All’interno della relazione, la segretaria ha rimarcato come sia «il tempo della responsabilità e dell’unità vera, non solo a parole. La filiera di destra Meloni-Acquaroli sta portando il Paese e la Regione allo sfascio». Dal documento di Michela Bellomaria, invece, emerge una volontà chiara di porre fine alle recenti polemiche che sono «un metodo che vogliamo combattere e che, di certo, non ci appartiene». La stessa Bellomaria ha poi continuato ribadendo che «la segretaria Bomprezzi è la segretaria di tutto il Pd, quindi anche della minoranza. Per questo ribadiamo e facciamo appello alla segretaria affinché costruisca una unità sostanziale in previsione dei prossimi importanti appuntamenti».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati