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Hob Nob, il progetto che tende la mano ai ragazzi: «Andiamo nei loro ambienti per combattere la povertà educativa»

FERMO - Finanziato con 800 mila euro da un bando nazionale, ha come capofila Wega Formazione con la collaborazione del comune di Fermo, le scuole e altre associazioni del terzo settore. Rivolto ai ragazzi dai 10 ai 17 anni, ha come obiettivo quello di migliorare le soft/life skills dei minori attraverso alcuni servizi educativi

di Matteo Malaspina

Si chiama Hob Nob, è un sostantivo inglese che sta ad indicare la socializzazione in maniera informale ed è un progetto selezionato da “Con I bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, all’interno del bando ”Spazi aggregativi di prossimità 2022”. Capofila del progetto è Wega Formazione e al suo interno vede molti attori, a partire dal comune di Fermo, il Faro società cooperativa sociale, la comunità di Capodarco, l’università di Macerata, Human Fondation, il centro sociale di Campiglione, il Cds Marche Sud, la fondazione Orafac fino a tutte le scuole del Fermano.

«Il nostro obiettivo è quello di migliorare la vita dei ragazzi e avere un impatto positivo nelle loro vite – dice il presidente Wega, Domenico Baratto -. È stato un lavoro di coordinamento e di unione che ci ha portato a fare rete ed essere tra i 28 progetti finanziati su oltre 400».

Hob Nob nasce per rispondere ai bisogni di ragazzi, ragazze e famiglie in una realtà post pandemica dove è emerso un alto rischio di pratiche sociali e familiari devianti. «Il progetto si concentrerà sul comune di Fermo nell’arco di 40 mesi e coinvolgerà l’intera comunità educante di riferimento – spiega l’educatrice Emanuela Gaspari -. Il target di riferimento sono i ragazzi dai 10 ai 17 anni e le loro famiglie che saranno coinvolti in progetti di inclusione, integrazione e socializzazione, in particolare attraverso il potenziamento di tre spazi aggregativi della città: il centro territoriale Campiglione, il ricreatorio San Carlo e The Tube».

La sfida sarà quella di creare un sistema educante stabile e duraturo attraverso servizi educativi di prevenzione verso il disagio giovanile e i fenomeni di dispersione e devianza. La città di Fermo sarà il luogo di riferimento di molteplici attività che verranno proposte negli spazi aggregativi e che avranno un ruolo centrale nel processo di crescita dei giovani. Sei i laboratori che verranno attivati, da quelli che vedranno coinvolti genitori e figli, ad un laboratorio digilab sulle tecnologie digitali e il supporto psicologico, al potenziamento scolastico. E poi l’orientamento, laboratori di teatro e attività etiche fino ai servizi educativi di strada e un bibliobus.

«L’impatto sarà sicuramente visibile nel nostro territorio – dice con certezza il primo cittadino di Fermo, Paolo Calcinaro». «Come Comune siamo già partiti con alcune comunità educanti e questo progetto ci dà la possibilità di seguire la strada intrapresa e, in più, ci permetterò di fare dei lavori nei locali per ospitare meglio i ragazzi» continua l’assessore ai servizi sociali Mirko Giampieri.

L’idea è stata finanziata per 800 mila euro, a cui si aggiungono 88 mila euro messi in campo dai soggetti interessati che hanno costituito una rete per portare avanti la programmazione. Tra loro, la cooperativa Il Faro che, con il presidente Marcello Naldini, commenta: «L’unico modo che abbiamo di generare un impatto sociale è quello di metterci tutti insieme». Inoltre, ruolo importante lo giocano le scuole del Fermano, presenti con l’Isc Betti, l’Isc Da Vinci, l’Itt Montani, lo scientifico ”Onesti”, l’Isc Fracassetti, l’Itet Carducci, il liceo classico Annibal Caro. Si aggiungerà anche l’Ipsia. Presente anche l’Università di Macerata che fornirà ai ragazzi gli strumenti per lavorare sul digitale.

«Abbiamo messo insieme due progetti, fatto fronte comune e ottenuto il finanziamento. Ora aspettiamo l’esito di ulteriori appendici che potranno arricchire il piano finanziario – aggiunge il dirigente comunale Giovanni Della Casa – Non possiamo ostinarci a progettare cose e sperare che i giovani vengano negli ambienti istituzionali. Lo sforzo che dobbiamo fare è andare nei loro ambienti».

Il progetto è partito la scorsa settimana. Ora, per i primi mesi, ci saranno tavoli di lavoro tematici e tecnici dove non verrà imposto un modello ma si condivideranno idee per rispondere a dei bisogni. Le attività partiranno in estate e nel prossimo anno scolastico.

(spazio promo-redazionale)

 


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