di Laura Boccanera
Ponte per la ciclabile del Chienti, la ditta incaricata dei lavori fa causa alla Regione. I ritardi nella costruzione del tratto civitanovese finiranno in tribunale, per l’impresa costruttrice sarebbero in capo alla Regione «lacune e carenze che ad oggi renderebbero l’opera non collaudabile».
A raccontare l’altra parte della storia a seguito delle polemiche per la mancata realizzazione nei tempi dell’infrastruttura commissionata dalla Regione è la Cagnini costruzioni, impresa edile di Muccia che rimanda al mittente l’accusa di essere stata inadempiente ed elenca una serie di lacune progettuali che renderebbero impossibile una costruzione sicura del ponte. Era stato l’assessore regionale Francesco Baldelli, accompagnato dal consigliere Pierpaolo Borroni e dai sindaci di Civitanova e Porto Sant’Elpidio Fabrizio Ciarapica e Massimiliano Ciarpella, ad annunciare la settimana scorsa la revoca dei lavori alla ditta, perché a suo dire non aveva rispettato il cronoprogramma.
«Nella realtà dei fatti un mese prima della revoca dei lavori – dice l’azienda – abbiamo intrapreso un’azione legale depositata al tribunale di Ancona, contro la Regione, che non intraprendere nessuna azione correttiva al progetto che presenta notevoli lacune sul piano della sicurezza dei lavoratori, oltre che per la mancanza di opere da progettare ex novo e necessarie alla realizzazione dei lavori, tanto che allo stato attuale l’opera risulterebbe non collaudabile e non fruibile per oggettive carenze».
Le problematiche riscontrate, secondo l’impresa «coinvolgono vere e proprie scelte progettuali, come opere idrauliche, fondazioni in alveo di torri metalliche, e come quelle riconducibili alle “vibrazioni delle strutture metalliche” tali da impedire ai pedoni di attraversare il ponte in sicurezza una volta completati i lavori. Aspetto sanabile, a detta del team di consulenti esperti in materia, chiamati dalla Cagnini costruzioni per l’assistenza tecnica nella realizzazione dell’impalcato metallico, solo con l’inserimento di sistemi di smorzamento, ad oggi non previsti nel progetto a base gara, e di costo rilevante, capaci di garantire qualora possibili, i requisiti di confort alle vibrazioni indotte dai pedoni e dagli effetti dinamici del vento che le normative vigenti richiedono».
La Cagnini costruzioni attraverso la nota diffusa dalla direttrice dei lavori, l’ingegnere Francesca Gubbiotti sottolinea anche le difficoltà ad operare «in un contesto ambientale complesso con rischi specifici connessi al lavoro in alveo, ed in un sito inquinato e contaminato, quest’ultimo aspetto aggravato alla luce dell’ordinanza di giugno del sindaco di Civitanova. In seguito a questo provvedimento la Cagnini Costruzioni, ha comunicato di voler iniziare dapprima i lavori nel lato Porto Sant’Elpidio e attendere per il lato Civitanova per ogni dovuta tutela per la salute e sicurezza dei lavoratori, i necessari approfondimenti in merito all’analisi del rischio, commisurata non solo ai fruitori occasionali della pista ciclabile, ma anche dei lavoratori esposti ad un rischio continuativo. La soluzione però è stata bocciata e oggi la stazione appaltante provvede alla revoca del contratto per asserito inadempimento contrattuale dell’impresa. Nulla ci dovrebbe stupire se rileviamo che il progetto definitivo è stato approvato il 23 novembre 2022, validato tre giorni dopo, e che il progetto esecutivo è stato redatto e approvato in meno di una settimana il 6 dicembre 2022, davvero in tempi record. L’azione legale che la Cagnini costruzioni si è vista costretta ad intraprendere a propria tutela, suo malgrado e per la prima volta dopo 30 anni di attività, ha fatto seguito, per altro, a mesi di interlocuzioni, riunioni, carteggi, nel corso dei quali la stessa, sulla base della propria lunga esperienza in ambito infrastrutturale, ha cercato costantemente ogni forma di collaborazione con la stazione appaltante per consentire la realizzazione dell’opera in sicurezza, ma trovando un’irremovibile posizione di chiusura da parte dell’ente e la totale indisponibilità ad ovviare le gravi carenze del progetto sia sul piano tecnico che economico».
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