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Patrocinio all’evento con Gobetti, Pd e Fermo Capoluogo: «Il Comune non si presti alle strumentalizzazioni della destra»

FERMO - I consiglieri dem e di Fermo Capoluogo: «ci aspettiamo che il Comune di Fermo non dia ascolto agli ululati di chi crede di esser stato riabilitato dalla Storia e nel rispetto delle istituzioni tenga la schiena dritta rispetto alle proprie, legittime, autonome decisioni»

Da sin. Pierluigi Malvatani, Sandro Vallasciani, Paolo Nicolai e Renzo Interlenghi

«Il Comune di Fermo non si presti a strumentalizzazioni da parte dell’estremismo di destra e delle forze di centrodestra che lo proteggono». A parlare sono i consiglieri comunali Pd e di Fermo Capoluogo, nello specifico, per i dem, Sandro Vallasciani, Paolo Nicolai e Pierluigi Malvatani, mentre per Fermo Capoluogo, Renzo Interlenghi e Andrea Morroni. Il pomo della discordi è il patrocinio concesso all’evento che vedrà, il prossimo 10 aprile, protagonista Eric Gobetti. La destra vuole la revoca del patrocinio e della concessione dell’auditorium San Filippo. Ma ora tocca alla sinistra dire la sua: «Dopo la richiesta, avanzata pubblicamente da CasaPound, di revoca del patrocinio del Comune di Fermo all’iniziativa organizzata dall’Anpi, per la giornata del 10 aprile presso l’Auditorium San Filippo in occasione dell’incontro con il professo Eric Gobetti dal titolo: “Uso e consumo della Storia: una narrazione consapevole”, il centrodestra è insorto a guardia del valore della memoria delle vittime delle foibe jugoslave. Ancora una volta, la narrazione fornita unilateralmente dalla destra, è volta a paralizzare l’approfondimento dei fatti realmente accaduti tra il 1943 e il 1945, con infondate accuse di “negazionismo”, termine che più si aggrada a quella cultura nazifascista che, da decenni, nega l’olocausto. Il martirio delle foibe ha rappresentato, e rappresenta, il sacrificio umano di fronte allo scempio di una guerra mondiale e atroce che ha mietuto milioni di morti, una guerra che la Germania nazista ha dichiarato al mondo intero e che l’Italia, per mano di Mussolini, ha favorito mediante l’asservimento del nostro popolo alle idee criminali del dittatore nazista, perpetrando la propria condotta, costituendo la Repubblica Sociale di Salò, in spregio alla scelta del Governo italiano di proclamare l’armistizio».

Andrea Morroni

«Migliaia di uomini e donne italiani – continuano i consiglieri – sono morti dopo che, abbandonati al loro destino, dal codardo atteggiamento dei fascisti che si ripararono sotto l’ala del nazismo oramai alle corde, furono, senza distinzione, fatti oggetto di ingiusta e violenta rappresaglia, da parte dei vincitori del crudele conflitto mondiale. Oggi, la destra, rivendica quell’eccidio, che fu perpetrato dai comunisti jugoslavi, dimenticando di dare conto della scaturigine da cui è derivato, ovverosia la dittatura fascista che voleva estendere il proprio impero in Grecia, in Albania, in Etiopia, in Africa ed anche in Jugoslavia. Di questo peccato mortale i fascisti sono stati e saranno sempre responsabili e a nulla vale innalzare bandiere tricolori per inneggiare strumentalmente ai morti italiani, che vanno onorati unitamente agli esuli giuliano-dalmati che hanno avuto la sola colpa di credere in un’idea di Italia oltre confine, ma che l’esito della guerra ha ricondotto nella peggiore miseria. Proprio l’altissimo rispetto che si deve a quei concittadini e ai loro eredi, deve indurre le forze politiche di centrodestra, ad abbassare i loro toni trionfalistici pieni di retorica, che possono esporre grazie ad una democrazia che non hanno contribuito a far nascere, una democrazia che permette loro di esporre liberamente delle idee che, seppur non condivisibili e confuse, hanno diritto di tribuna ma che non devono oscurare ed offendere i valori della Resistenza partigiana, attraverso una ricostruzione storica parziale che tenta, con la mistificazione, di far apparire una realtà diversa da ciò che è. Per concludere, ci aspettiamo che il Comune di Fermo non dia ascolto agli ululati di chi crede di esser stato riabilitato dalla Storia e nel rispetto delle istituzioni tenga la schiena dritta rispetto alle proprie, legittime, autonome decisioni».

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