Phishing, spoofing, smishing e vishing: termini in lingua inglese, sconosciuti alla maggior parte della popolazione ma accomunati da un unico, pericoloso filo conduttore. Si tratta comunque di frodi online e, in base al recente resoconto della Polizia Postale sui crimini informatici, le truffe online sono aumentate nel 2023 del 20% rispetto all’anno precedente.
«Si tratta di illeciti – commenta Domenico Colecchia della Banca di Ripatransone e del Fermano – in aumento esponenziale a partire dal 2020 e contro i quali l’informazione è uno degli strumenti fondamentali, dal momento che numerose transazioni sono ormai effettuate da computer, tablet o telefono cellulare. Ne abbiamo parlato, di recente, a San Benedetto del Tronto con l’iniziativa “Io non ci casco!”, realizzata in collaborazione con i Carabinieri e il Comitato Festeggiamenti “San Benedetto Martire”. Siamo impegnati ogni giorno, da Banca del territorio a sensibilizzare i cittadini su questi fenomeni».
Sono sostanzialmente quattro le modalità in cui i nuovi truffatori informatici cercano di ingannare i cittadini. Quando il messaggio ingannevole arriva per posta elettronica, si parla di phishing: di solito, l’obiettivo è quello di costringerci a cliccare su un link, per scaricare un virus, oppure di dichiarare le nostre password. Se tutto questo accade via sms, si definisce smishing, mentre se accade al telefono è vishing. Il truffatore può anche spacciarsi per “qualcun altro” e questa falsificazione di identità è definita spoofing.
«Senza creare allarmismi – prosegue il dottor Colecchia – ho sottolineato come il cyber truffatore elabori mail e messaggi formalmente quasi identici a quelli ufficiali. Però bisogna ricordare che una banca oppure un’istituzione, in generale, non usa mai chiedere online dati sensibili come una password e i dati anagrafici, nemmeno le generalità di un documento. Nel dubbio, meglio soprassedere e chiamare l’ente per accertarsi della correttezza del messaggio».
Un’allerta chiaro, dunque, a non “cadere nella trappola”, soprattutto sul web anche perché, nel 2023, le dispute sono avvenute nell’87% dei casi per truffe via Internet e solo nel 6% e 7% hanno riguardato rispettivamente gli ATM e i Pos.
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